Fratello del mondo
Un fiume in piena di articoli, molto discrettivi, in morte di Papa Francesco. Difficile scegliere. Molti sepolcri imbiancati o peggio, Molte anche le “penne” coerenti con il proprio pensiero e le azioni. Ci ha stupito la mole di articoli che lo descrivono come il Papa dei poveri senza ricordare la costante azione culturale e sociale fatta da Francesco contro le cause che determinano la povertà. Si è inimicato mezzo mondo occidentale, e forse più, non per il suo presunto antiamericanismo, ma per quanto ha scritto nella Laudato sì, percè ha detto più volte che questo sistema di economia uccide l’uomo e la natura.Per il suo No alla guerra e la sua condanna a chi vende armi. Per questo Francesco è rimasto “Fratello solo” come titola, controcorrente, la pagina del Manifesto. Fratello solo verso i potenti del mondo, però di certo Fratello del mondo.

Per ricordare il suo pontificato, progressista e rivoluzionario sul piano sociale -economico-ambientale, conservatore sul piano dottrinale, profondamente cristiano nella testimoniamza del Vangelo, pubblichiamo due immagine apparentemente contrastanti e tre articoli che ben riassumo i motivi reali delle scelte che hanno determinato il suo stato di “Fratello solo” per i potenti della terra, i signori della guerra e delle armi, la garndefinanza speculativa e qualcu altro….ma amato e seguito, un segno visibile di speranza da miliardi di persone nel mondo, molte di loro in povertà e con vita “grama”. Pensandoci anche Gesù è rimasto solo, ma il suo messaggio vale sempre di più anche dopo 2.000 anni.
Il primo articolo è di Guido Viale che nell’articolo “Non c’è giustizia ambientale senza quella sociale” così inizia
<< L’eredità di Francesco. Un cristianesimo che ha spinto al centro di una nuova visione non il dominio dell’uomo sul resto del mondo, ma la cura del creatocertamente un militante. Forse nessun papa come Francesco ha suscitato il bisogno di una riflessione profonda e sentita su sé stessi e sul mondo non solo in una parte consistente del cattolicesimo, ma anche tra un grande numero di non credenti. Ma difficilmente un papa ha suscitato anche tanta ostilità: non solo tra coloro di cui contrastava apertamente pensiero e azioni su questioni centrali come migrazioni, guerre, clima, diseguaglianze, tecnica, economia e tanti altri. Ma anche e soprattutto in buona parte della gerarchia ecclesiastica e in Vaticano, vero covo di malaffare, cinismo e mancanza di spirito evangelico. Cose con cui Francesco ha dovuto fare i conti con cautele da papa, soprattutto sui temi cosiddetti “sensibili” come aborto, fine vita, genere, divorzio, sacerdozio femminile e laico, ecc., che i suoi avversari (ora in attesa di una rivincita) hanno sempre anteposto a quelli evangelici della cura del creato, delle vittime, dei poveri, degli emarginati, dei sofferenti. D’altronde non c’è politico che non abbia reso un omaggio formale a papa Francesco e alla sua enciclica Laudato si’, e che non torni a renderlo in quest’ora della sua morte. Ma non ce n’è uno solo, in tutto il mondo, che ne abbia preso il messaggio in seria considerazione.
Il suo pontificato è stato ininterrottamente caratterizzato da iniziative e gesti che ne sottolineavano i messaggi: dalla visita a Lampedusa in ricordo dei migranti lasciati morire in mare al cammino solitario in piazza San Pietro per promuovere la solidarietà al tempo del covid; dalla celebrazione del giubileo in un paese africano e nel carcere di Rebibbia agli incontri effettuati o solo tentati per cercare di por fine alle guerre in corso. Ma tutte le sue iniziative e i suoi viaggi sono stati sorretti e guidati da una vera e propria rivoluzione della tradizione cattolica: da un cristianesimo che ha spinto al centro di questa nuova visione non il dominio dell’uomo sul resto del mondo, ma la cura del creato: unica autentica cornice del rispetto della vita in tutte le sue manifestazioni, della nostra Terra sofferente, dell’essere umano (Francesco non lo indica mai con il termine uomo, per non escludere la donna), non signore ma custode del mondo (…) >> per proseguire aprire l’allegato

Il secondo articolo è di Enzo Bianchi – l’ex priore di Bose non difeso da Francesco al tempo delle controversie insorte nella sua comunità al passaggio delle consegne – che nell’articolo “Ora chi alzerà la voce per chi è senza lacrime?” scrive << (…) Ma se questa è la sua postura di credente cristiano ciò che in lui risplendeva come magistero scaturito in modo autorevole, oserei dire ossessivo, è il messaggio del Vangelo della pace. Francesco si accorgeva che stava dilagando una seduzione della guerra in molte parti del mondo, soprattutto presso le grandi potenze.
Tornava una terribile corsa al riarmo motivato non tanto da una reale paura dell’altro, di un nemico, quanto dal bisogno del capitalismo di produrre armi e venderle, soprattutto ai Paesi più poveri. Questo riarmo, che molti vorrebbero giustificare con ragioni di difesa, risponde a una inconfessabile sete di potere che non può non essere sete di sangue.
Quel che avviene a Gaza non è solo la vergogna di Israele, ma di chi in Occidente fornisce le armi e appoggia la guerra di Israele contro quel popolo di palestinesi, ridotti a straccioni senza più patria, senza cibo, senza più diritti riconosciuti. Solo Francesco, a costo di essere accusato dal governo di Israele di antisemitismo, gridò e urlò in difesa di chi non ha più lacrime per piangere. Chi adesso alzerà la voce, si farà voce di tutti quei gemiti e quei pianti di vittime innocenti? Non mi sembra che anche nella chiesa cattolica ci siano altre voci, altrettanto limpide, non ambigue e forti! Perché in Papa Francesco c’era la profezia che non abita mai la burocrazia.
“No al riarmo!” è il grido di pochi, ormai soffocato dallo strepito di chi chiede di armarsi in vista della difesa. E confesso la mia tristezza per il fatto che anche voci di amici, solidali fino a ieri nelle battaglie per la libertà, la giustizia e la pace, oggi parlano un’altra lingua: non li riconosco più.(…)>> Il testo completo in allegato
Il terzo articolo è di Luca Kocci che nell’articolo “Il papa che ha smosso le mura della chiesa“ traccia con grande sintesi il percorso e il profilo di Francesco e del suo pontifcato così conclude:
<< (…) ESEMPLARE IL SINODO dei vescovi dell’Amazzonia (ottobre 2019), quando il pontefice nell’esortazione postsinodale (febbraio 2020) respinge la proposta dei vescovi di ordinare presbiteri anche uomini sposati. Le opposizioni conservatrici alzano la voce contro l’allentamento della
disciplina del celibato obbligatorio, e Francesco ferma tutto, per evitare fratture nella Chiesa. È il momento in cui la inedita coabitazione dei “due papi” – l’«emerito» Benedetto XVI e il regnante Francesco -, finora filata abbastanza liscia, mostra frizioni: Raztinger firma il libro del cardinale ultraconservatore Robert Sarah, che ribadisce il principio non negoziabile del celibato ecclesiastico, e poi la ritira.
SU PIANO PASTORALE e sociale invece il cammino non si interrompe. Gli ultimi anni sono la testimonianza di un impegno deciso per i migranti, per un’economia equa (vedi anche i tre incontri mondiali in Vaticano con i movimenti popolari nel 2014-2016), per il disarmo e soprattutto contro la guerra. La sua è una voce pressoché unica nel panorama mondiale, che crea anche tensioni con gli attori impegnati nei conflitti: la Nato (criticata per il suo «abbaiare alle porte della Russia»), Zelensky (che rimprovera il papa di sostenerlo debolmente), Putin (accusato di condurre un’«invasione sacrilega») e Israele («a detta di alcuni esperti – afferma il papa -, ciò che sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio»). Rilanciata l’altro ieri, a Pasqua, nel messaggio urbi et orbi, letto in piazza San Pietro dal suo cerimoniere mentre Bergoglio gli sedeva accanto: «Davanti alla crudeltà di conflitti che coinvolgono civili inermi, attaccano scuole e ospedali e operatori umanitari, non possiamo permetterci di dimenticare che non vengono colpiti bersagli, ma persone». Le tre «azioni di giustizia» che Francesco chiede di realizzare per il Giubileo costituiscono una sorta di testamento: cancellazione del debito estero ai Paesi impoveriti, eliminazione della pena di morte, creazione di un fondo mondiale contro la fame usando il denaro
speso in armi.>>. Il testo completo in allegato
Francesco è sempre stato vicino a Gaza, una voce costantemente avversa alla strage e alla dispersione del popollo palestinesi dai loro territtori. Anche nelle ultime ore in cui lo sterminio e la distruzione continuano. Vedi con questo link A Gaza continua la strage di famiglie intere: «Criticare Netanyahu non è antisemitismo. È umanità» – Italia Libera