Giocare ancora di rimessa?

Partenza dimezzata: scuola e turni, trasporti e tracciamento, test e tamponi obbligatori. Troppi ritardi: tre giorni di manifestazioni  

Da giugno si è iniziato a discutere per riportare in aula, in sicurezza, le attività scolastiche e universitarie. Molte le discussioni, però è prevalsa la scelta del continuo rinvio di indicazioni operative chiare per riprendere. Così la scuola italiana è stata chiusa (al di là dell’attività on line per una parte degli allievi e dei docenti) per sei mesi, un periodo così lungo non c’è stato neppure in periodi di guerra. (v. articolo Da sei mesi lontani dalle aule: la sicurezza e il compito dei professori di Laura Sabbadini).  Il 14 settembre la riapertura della Scuola è avvenuta…dimezzata, troppi i ritardi per attrezzatture e nomine. Così salgono le proteste e riprendono le manifestioni di piazza, come riassume l’articolo “Contro la scuola dimezzata tre giorni di proteste, il 26 settembre a Piazza del Popolo con «Priorità alla scuola» di Roberto Ciccarelli, per le gravi carenze strutturali descritte da Chiara Saraceno in “La pubblica istruzione in ginocchio”. (vedi allegati).

Qual’è stato il ruolo pratico-operativo dei sindacati di categoria (molte sono le sigle nella scuola) e di quello confederale? Non semplice conoscere quanto è stato proposto e da chi, quanti sono rimasti in passiva attesa sia nella Pubblica Amministrazione e nella Scuola, dopo l’avvio del lungo lockdown deliberato dal Governo. Chi come Pietro Ichino ha avuto l’ardire di dire “..che la pubblica amministrazione nella sua maggioranza è stata collocata in vacanza retribuita al 100%…con una moltitudine di casi coperti da smartworking….”, è stato seccamente zittito senza dover ricorrere a dati che smentissero il professore abituato ad andare “controcorrente”. Così poco sappiamo anche dei meritori settori della PA in cui “ si è lavorato ben oltre l’orario”.

26 settembre: tutti a Roma

Ben conosciamo invece, per il dramma vissuto quotidianamente per mesi, dai medici, dagli infermieri, dagli operatori sanitari e assistenziali, che hanno fatto turni doppi giornalmente….e alla fine hanno avuto – al di là delle lodi – neppure adeguati riconoscimenti salariali e professionali.

Ritornando alla Scuola, alcune domande. Il sindacato Cisl Scuola fin dal 2 maggio 2020 ha elaborato  un documento (25 cartelle, vedi allegato) “Ri-cominciare – piano strategico per il rientro a scuola”. Nella lettera di accompagnamento al testo si legge “Documento messo a punto dalla CISL Scuola come contributo alla discussione che si sta sviluppando in vista del ritorno nelle aule a settembre, necessaria per individuare percorsi e strategie efficaci per la gestione dell’emergenza e, nel caso specifico della scuola, per preparare adeguatamente una ripresa delle attività didattiche in presenza da tutti attesa, ma di complessa e difficile gestione. Vengono prese in esame ipotesi di riorganizzazione dell’attività ordinaria, con la necessità di integrare in modo funzionale la didattica a distanza, si affronta il tema della formazione del personale, della collaborazione educativa fra scuola e famiglia e più in generale dell’alleanza educativa col territorio. Vengono formulate ipotesi di integrazione delle risorse di personale, presentando anche una stima dei costi necessari per assicurare piena funzionalità alle scuole nelle particolari condizioni in cui saranno per qualche tempo costrette a operare.

Il sindacato di categoria ha individuato molti problemi centrali per la scuola, chiedendo a chi di dovere di rispondere. Si può osservare che sono poche le proposte operative (non solo il problema) avanzate che riguardino un’attività di prevenzione e di tracciamento per contenere il diffondersi del covid dal momento che i movimenti e i rapporti tra le persone e gli studenti, i ragazzi delle elementari,  aumenteranno.

Spetta forse al sindacato farlo? Non spetta al Comitato Tecnico Scientifico e al Governo? Posta in questo modo la risposta è scontata e non solo per come sono scritti i Decreti.

Ma poniamo il problema da un altro punto di vista, che riguarda la conoscenza del sistema dei servizi, dell’organizzazione del lavoro, dei materiali per la prevenzione, della cultura della prevenzione e delle filiere. Sono problemi per i quali il sindacato possiede  o dovrebbe possedere, conoscenza, anche competenza, e quindi la possibilità di avere voce in capitolo per indicare, e non solo attendere, soluzioni dall’alto per poi discuterle. Ovvero, giocare principalmente di rimessa per poi concludere accettando, di norma, quanto proposto da Cst e da Governo, facendo seguire l’affermazione canonica “…va bene, ma è solo un primo passo”, dando per scontato che la direzione sia sempre giusta.

Agostino Miozzo, il coordinatore del Comitato tecnico scientifico che tra dieci giorni sarà in pensione, rispondendo alle accuse di aver mantenuto segreti i verbali delle loro riunioni, si è così giustificato: “Macché piano segreto – se mai riservati -, abbiamo taciuto i numeri per non seminare il panico..”. E poi “…” Tamponi solo ai sintomatici perché mancavano i reagenti, mascherine di stoffa perché le chirurgiche non c’erano:più che errori, scelte obbligate .

Proviamo a spiegarci con alcune domande

  • Il sindacato della Scuola e quello confederale, per contenere e rallentare i contagi, perché insiste solamente con il metro in mano per misurare la distanza tra i banchi, quando gli spazi sono quello che sono, anche per la vetustà di molti edifici scolastici?
  • Perché non si avviano programmi scolastici con classi dimezzate? Con turni di lezioni che consentono un distanziamento in sicurezza sui mezzi pubblici.
  • Perché non si richiedono più mezzi di scuolabus (anziché accettare la norma dei mezzi pubblici al 100% se il percorso è inferiore ai 15 minuti) ?
  • Perché non si richiede (come ad esempio ha deliberato la Regione Piemonte) che lo scanner temperature  sia attivato all’ingresso delle aule? Che in ogni scuola s’insedi un medico scolastico?
  • Perché non si richiede, in rispetto della libertà individuale, che  sia varata una semplice norma che renda obbligatorio l’individuo, in rispetto del principio “che è libertà il contagiare altri seppure per insaputa” a sottoporsi siaai test sierologici e molecolari (quando ritenuti necessari dall’autorità medica), sia all’obbligo (e non solo la raccomandazione) di scaricare Immuni per avere un segnale di allarme, di prevenzione per sottoporsi ad un primo test. Per Donald Trump tutto ciò è “comunismo e dittatura”, per un democratico tutto ciò è salvaguardia della persona e del diritto di tutti per non venire contagiati seppure all’insaputa. Gli asintomatici, tra i quali si annoverano anche super contagiatori, sono la caratteristica più inedita, insidiosa  e “nascosta” di questa pandemia.

Il sindacato confederale, già con la sola azione di orientamento può fare molto, con i milioni di iscritti a cui può rivolgersi per sostenere e per far comprendere la validità democratica di queste proposte. E poi far conoscere che più Università italiane e laboratori hanno dichiaro di potere produrre reagenti o metodi sostitutivi per processare i tamponi in grandi quantità. Tra questi il centro del prof. Crisanti. Perché il sindacato confederale non prende iniziative?  Perchè non richiedere a FCA (che possiede il knowhow e ha impianti) di produrre più Scuolabus o modelli analoghi anziché mascherine chirurgiche ( a Mirafiori) che possono essere ben prodotte da aziende tessili?

Il sindacato confederale può proporre “cosa e come fare” per anticipare e contenere il contagio, e ciò in forza di quanto conosce sulla organizzazione del lavoro, in modo che il responsabile del coordinamento del Comitato tecnico scientifico debba sempre meno ripetere che “ …più che errori, sono  scelte obbligate”.

Servono miliardi: il sindacato può mobilitare i lavoratori per premere sul Governo affinchè lo stesso richieda alla UE l’attivazione del MES.

Un sindacato confederale, sostenuto dalle categorie, che sappia  dare una salutare svolta alla debole  azione di prevenzione al covid (che non sia solo la chiusura delle attività) del governo, renderà più credibile la strategia per il rinnovo dei contratti, che altrimenti rischiano di rinchiudersi in una visione e una logica corporativa, comunque insicura anche per chi ha un lavoro stabilizzato, a causa della minaccia di contagi e quarentene, che perdurando nel tempo potrebbero non più ricevere adeguate coperture con gli ammortizzatori sociali  

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