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DUE O TRE COSE SULL’ART 18 – un paradigma – tra retorica e realtà –

Matteo Renzi utilizza gli effetti speciale sula concertazione, sul non trattare con i sindacati, sul ruolo del Parlamento. La concertazione come sede di confronto-negoziato tra governo e parti sociali ( una miriade di sigle)  è esistita in pochi casi, molti anni fa. E’ tramontata da temo! In questi anni era stato mantenuto in vita un rituale non già per un vero dialogo sociale – come indicano le Direttive Eu – ma per mettere in evidenza quanto sarebbe vecchia e superata la Cgil! E’ lo spot più gettonato della politica italiana anche perché la più grande organizzazione di lavoratori ha ben offerto occasioni per consentirlo.

Anche con il governo Renzi, mettendo al centro della sua mobilitazione  lo smantellamento dell’articolo 18  anziché piattaforme rivendicative reali tali da aggregare, convincere milioni di giovani disoccupati nonché chi oggi studia è sarà disoccupato domani se non cambia il vento della politica.

La Cgil ha predisposto un corposo piano del lavoro, non da oggi, ma il paradigma del conflitto di queste settimane, il centro delle discussioni e delle divisioni ben alimentate dai media,  è ancora quell’articolo 18 dello Statuto, seppure la realtà sia profondamente mutata dal 1970.

In questi giorni è difficile mettere al centro della discussione i temi specifici della legge di stabilità, riflettere se il governo italiano è risuscito o no a fare breccia con la rigidità dei “falchi” europei. Tutto verte pro o contro Renzi descrivendolo con tutte le tinte e accostandolo ai più controversi personaggi della politica italiana. .

Lo scenario della politica italiana viene letto con il paradigma delle future modifiche dell’articolo 18, pro o contro che sia.

Può servire allora ricordare gli eventi, il contesto che introdusse lo Statuto dei Lavoratori in Italia.

Alleghiamo tre articoli un po’ lunghi ma speriamo utili.

  • Il primo è recente, del 24 ottobre, “Due o tre cose sull'Articolo 18” di Leo Ceglia della Cgil Lombardia, che ricostruisce la storia dello Statuto e illustrandone la struttura fa ben capire perché l'articolo 18 ne è l’architrave e perché lo stesso accende ancora la passione politica sindacale e civile di tanti. Com’è avvenuto. Stranamente contiene un’omissione: dimentica che era Donat Cattin il ministro del Lavoro che forzò le tappe perché le conquiste dell’autunno caldo diventassero anche legge dello Stato.

  • Il secondo è l’intervento che il ministro Carlo Donat Cattin pronunciò, nel 1970,  al Parlamento per ottenere il voto di approvazione allo Statuto dei Lavoratori.

  • Il terzo è di Adriano Serafino: è l’intervento fatto in Sala Rossa a Torino, il 24 maggio 2010, in occasione del quarantennale dello Statuto dei Lavoratori, organizzato dal Consiglio Comunale di Torino. Serafino ricorda che l’architrave centrale era l’articolo 19, la possibilità di costruire liberamente il sindacato in fabbrica, il diritto d’iniziativa e soprattutto la libertà di parola dei lavoratori. Cioè l’anima della rivolta operaia del 1968-69. Quel potere dei lavoratori e del sindacato consentì l’articolo 18 e la grande novità del reintegro, di non monetizzare più il licenziamento illegittimo, ingiustificato. E’ una clausola, una norma del potere legislativo che segue un contesto non lo precede.

Il conflitto politico, le divisioni in Italia sono strane, a volte poco comprensibili, spesso fuori dal tempo e dal contesto.

Allegato:
verso_il_25_ottobre_ceglia_cgil_lombardia.doc
donat_cattin_maggio_1970.doc
lo_statuto_dei_lavoratori_serafino.doc

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