Cura e assistenza sono beni comuni

Savino Pezzotta in “Riconoscere e dare spazio al lavoro di cura migliora la qualità della vita e dell’economia”, pubblicato su Il Riformista, avanza una proposta di cambiamento strutturale sugli orari di lavoro, dedicando una quota parte degli stessi alla cura e all’assistenza (considerati beni comuni) con un sostegno del reddito di cittadinanza o forme similari coperti da contributi previdenziali. E’ un’idea rivoluzionaria nell’orizzonte di una “utopia possibile”.

Il Sindacato pur consapevole dei crescenti problemi di cura non ne ha ancora tratte le debite consegue in termini di innovazione della propria strategia sugli orari: per ora l’utilizzo del part-time per dedicare altre ore alla cura  è possibile per chi dispone di un reddito famigliare sopra la media. Pezzotta sollecita un approfondito dibattito e propone  “ …Deve avviarsi un cambiamento strutturale da collocarsi sotto la forma di lavoro part-time retribuito e, concettualmente, un secondo part-time dedicato alla cura  compensabile con quote di redito simili al reddito di cittadinanza, coperte da contributi previdenziali.  In modo che la possibilità di svolgere un’attività di cura  diventi una nuova possibilità per tutti per poter affrontare tre problemi urgenti: lo stress insostenibile per le famiglie; la disuguaglianza persistente per le donne e gli altri che svolgono attività di assistenza e rispondere  alle esigenze che la vita richiede anche a fronte dell’attuale situazione demografica….”. ( vedi testo allegato)

Le conseguenze sull’economia e sul sociale determinate dalla pandemia Covid, un virus che non sarà semplice debellare come non lo è stato finora quello dell’influenza, hanno messo in primo piano quanto sia urgente modificare i settori della sanità-assistenza, della scuola e dei trasporti.  A ben riflettere la sanità e la scuola definiti nel linguaggio comune “servizi universali” sono e saranno sempre più nuovi settori dell’economia per una diversa società meno invasa dal consumismo di beni effimeri. Se integriamo il ragionamento con il problema di una società in cui cresce, in percentuale e in milioni di persone, la popolazione anziana, e tra questa la crescita dei non autosufficienti, anche le attività di cura e di assistenza richiedono una trasformazione a partire dagli orari di lavoro.  E questa nuova economia è strettamente collegata e collegabile allo sviluppo e al buon utilizzo delle nuove tecnologie. Sono considerazioni che già richiamava il compianto economista Nicola Cacace con i suoi articoli dedicati alla ruolo e alla trasformazione dei servizi. Per certi versi la cura degli anziani e non autosufficienti è anche attività prevenzione in quanto evita aggravamenti e altre malattie.

In allegato l’articolo di Savino Pezzotta

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