CREARE LAVORO SI PUO’ – N.Cacace – tertium non datur –

Creare lavoro, si può, ma bisogna volerlo. Si crea lavoro quando la produzione cresce più della produttività, oppure quando, come è successo da cent´anni, gli orari si riducono. Il processo storico di riduzione degli orari, dalle 60 ore settimanali e 3000 ore annue dei primi ‘900 alle 40 settimanali e 1800 ore annue degli anni ´70-‘80 si è arrestato, almeno in Italia.

Da anni l´occupazione cresce solo nei paesi emergenti, ad alta crescita del Pil, mentre ristagna o cala nei paesi industriali. Con alcune eccezioni, i paesi europei che hanno operato una decisa redistribuzione del lavoro, Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca, Germania, Austria, Francia ed Olanda, con durata annua del lavoro intorno alle 1500 ore, contro le 1800 dell´Italia e con tassi di occupazione superiori al 70%, contro il nostro 55%.

Come si può creare lavoro? Quali sono le prospettive di crescita di Pil e produttività e quindi di occupazione? È possibile crear lavoro senza riduzioni di orario? Secondo l´FMI nel biennio 2014-15 il Pil mondiale crescerà del 3,7% annuo, del 2% nei paesi industriali e del 6% nei paesi emergenti. Per crear lavoro occorre anzitutto far crescere la domanda e quindi il Pil, con idonee politiche neo-keynesiane, poi procedere, con una politica dell´offerta nei settori dove esistono spazi occupazionali reali.

Quando, come previsto in Italia, il Pil crescerà dell´1% annuo e la produttività oraria del 2%, si può crear lavoro solo puntando sulla qualità delle produzioni e riducendo gli orari. Tra l´altro la bassa produttività italiana dipende anche dagli orari lunghi (la produttività si misura dalla produzione oraria e come è noto questa si riduce quando gli orari si allungano) e dalla precarietà (relazione del governatore Visco). Tertium non datur!

Dove si può creare occupazione? L´aumento di occupazione può venire solo dal terziario, perché così accade da anni in tutti i paesi industriali e perché il peso del terziario italiano è di 7 punti inferire a quello degli altri paesi industriali, 68% contro 75%.

Gli attuali 5 milioni di occupati nell´agricoltura e nell´industria manifatturiera potranno al massimo essere difesi ma non potranno aumentare.

Non sarà facile azzerare il processo di deindustrializzazione in atto – nell´ultimo decennio l´occupazione dell´industria in senso stretto, cioè essenzialmente la manifattura, si è ridotta del 10% in Italia e in tutti i paesi industriali – ma l´obiettivo è avvicinabile se saranno attuate le giuste politiche industriali a sostegno delle imprese innovative e non di quelle moriture.

Dall´altro lato bisogna attualizzare al massimo le potenzialità dei servizi, a partire da Turismo e Cultura, il cui scarso sviluppo, in un paese ad alto potenziale di arte, bellezza, storia, sono uno scandalo oltre che un suicidio economico ed occupazionale.

In un settore come il Turismo, che cresce nel mondo senza sosta, più di tutti gli altri settori, l´Italia è stata capace in trenta anni di passare dal primo al terzo posto in Europa. Un settore che in Francia e Spagna pesa più del 10% di Pil ed occupazione, in Italia pesa poco più dell´8%, che significa almeno 400mila posti lavoro in meno, recuperabili con politiche intelligenti.

Discorso analogo vale per la Cultura, per l´informatica e le comunicazioni, per i trasporti, per i servizi dedica ti alle persone ma soprattutto per i servizi alle imprese, tutti settori in cui finanziamo lavoro straniero in quanto settori con bilancia con l´estero passiva, unico caso in tutti gli altri paesi industriali, dove l´export di servizi cresce continuamente.

Altre decine di migliaia di posti lavoro sarebbero recuperabili, oltre che dalle attività di istruzione ed intrattenimento, in aumento dovunque nel mondo, dalle attività sanitarie e di wellness, a causa dell´invecchiamento della popolazione.

Con un milione di nuovi posti lavoro recuperabili con un piano del lavoro terziario, l´occupazione potrebbe salire in un decennio a 23,5 milioni ed il tasso di occupazione al 60%, lontano dal 65% europeo ma anche dall´attuale 55%.

Naturalmente occorre fare politiche pro occupazione a differenza dalle attuali. L´Italia è oggi il paese europeo con la più alta età pensionabile, 70 anni e l´unico in cui l'ora di lavoro straordinario costa meno dell´ora ordinaria. Nel recente accordo tedesco di grande coalizione Cdu-Spd si è abbassata l´età pensionabile a 63 anni per favorire l´occupazione giovanile.

Se si abolisse la legge Sacconi di defiscalizzazione degli straordinari – scomparsi in tutta Europa, sostituiti dalla banca delle ore – si favorisse una più ampia diffusione dei contratti di solidarietà al posto della cassa integrazione, che costa il doppio ed alimenta il lavoro nero, si produrrebbe un abbassamento dell´orario annuo dalle attuali 1800 ore alle 1500 dell´Europa del Nord con un allargamento della base occupazionale dei lavoratori dipendenti (16 milioni) del 10% almeno, cioè di 1,6 milioni, così consentendo al paese, di toccare, in un decennio, una occupazione di 25 milioni ed un tasso di occupazione di 64,%, avvicinandoci all´Europa ed allontanandoci dall´attuale misero 55%.

Nicola Cacace     17-4-2014                                                  

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