AUTO EUROPEE E FIAT – N.Tosco e V.Comito – impianti e recessione

La crisi del settore auto in Europa per sovradimensionamento degli impianti, accentuata dalla recessione; la decisione del gruppo PSA (Peugeot-Citroen) di tagliare 8.000 posti entro il 2014; il  progressivo ridimensionamento della Fiat in Italia con paccate annuali di Cig e Cigs; l’annuncio che il governo francese proporrà il 25 luglio prossimo interventi a favore del mondo dell’auto; il permanere di una linea governativa italiana (prima con Berlusconi ora con Monti) improntata alla logica del “La Fiat vada ad investire dove è più conveniente” senza prevedere alcun incentivo ad  un piano industriale automotive per il nostro paese. Sono questi alcuni dei temi affrontati in due articoli da Nanni Tosco (La Voce del Popolo) e Vincenzo Comito ( www.sbilanciamoci.it). Alleghiamo un terzo articolo di Loris Campetti "Operai in cassa, Mirafiori addio" pubblicato su Il Manifesto che affronta il problema della Fiat da un preciso punto di vista: la strategia di Sergio Marchionni di defiommizzare gli stabilimenti Fiat in Italia per avere più facilità a chiuderli. Nel  quarto allegato, trovate articoli di Paolo Griseri e Patrizia Capua ( entrambi tratti da Affari & Finanza del 23 uglio)  sull'indotto automotive in cui una su quattro aziende sono a rischio di chiusura

Il Segretario della Cisl Torinese  Nanni Tosco, nel lungo editoriale di domenica 22 luglio, analizza con grande attenzione la politica di Sergio Macchione e la spiega con un linguaggio ben comprensibile. Mette in rilievo i fatto che “non c’è solo il negativo andamento del mercato a minacciare occupazione e il reddito dei lavoratori a valle; ma anche un black-out di progetti e di innovazione, di identificazione di un nuovo ruolo nella globalizzazione del Gruppo per quelli che operano a monte, nella testa….è lecito chiedersi quando se ne potrà venire a capo, in termini più precisi e ufficiali circa le decisioni di Fiat”. Afferma che “La posta è ormai altissima e i tempi per vincerla si stanno accorciando. In gioco c’è l’indispensabile attuazione degli investimenti a Mirafiori, dai quali non si può prescindere; ma anche la questione se Torino, il Piemonte, il nostro Paese devono continuare ad avere una industria dell’auto competitiva” . Poi una frase criptica “Forse altre scelte difficili ma necessarie attendono il sindacato. Devono però essere accompagnate, integrate, valorizzate da altrettante scelte difficili e necessarie in capo alla istituzioni politiche pubbliche, dal Governo nazionale a quelle locali, che finora sono state assenti o parziali” e poi un una sorta di impotenza  per definire una diversa politica in Fiat e per il settore automotive quando sottolinea di temere la difficile congiuntura “….non venga di nuovo caricata ideologicamente e poi scaricata principalmente sulla spalle dei lavoratori e del Sindacato, peraltro alle prese con una divaricazione, che oggi risulta insanabile”. Già, però il primo mattone di unità d’azione potrebbe essere costruito proprio a Torno. O no?

Vincenzo Comito – ha lavorato per anni nell'industria (anche all’Iri e Olivetti), attualmente consulente aziendale e docente di finanza aziendale presso l'Università di Urbino – correla i dati dei produttori di auto europei constatando che “in Italia, rispetto ad una punta massima di 2.400.000 auto vendute qualche anno fa, assisteremo nel 2012 probabilmente ad un calo di circa 1.000.000 unità, almeno secondo le previsioni, mentre in Francia la riduzione sarà di alcune centinaia di migliaia di pezzi, collocandosi intorno all’8-9% nel 2012 rispetto all’anno precedente”.  Sottolinea come anche in Francia il presidente del direttorio della PSA, Philippe Varin, “.. ha dato la colpa dei guai al costo del lavoro che in Francia, secondo lui, sarebbe il più elevato di tutto il continente europeo Ma i dati mostrano in realtà (Camaert su Le Figaro, 13 luglio 2012) che il costo orario nel settore dell’auto è pari in Germania a 43,14 euro, contro i 33,38 euro della Francia”.

Comito offre dati anche per l’export delle auto europee: “..sul mercato cinese la società, pur essendovi presente da moltissimi anni, vende meno di 400.000 vetture (peraltro la Fiat non vi vende quasi nulla) contro una cifra di 1.700.000 per Volkswagen. Ma la casa francese ha puntato, in Cina come altrove, su modelli sostanzialmente obsoleti, mentre i produttori tedeschi vi collocano da tempo le loro vetture di avanguardia…”.

Per approfondire leggete con attenzione i cinque articoli

Allegato:
nel_gioco_mondiale_uno_spazio_per_torino_tosco.doc
crsi_auto_in_europa_comito.doc
scompare_un_tipo_dauto_la_voce_del_popolo.doc
operai_in_cassa_campetti.doc
fornitori_fiat_a_rischio_griseri-capua.pdf

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