MITI E VIOLENZA DEL FASCISMO – centenario – storia: rimossa la discendenza dal fascismo –
Centenario poco conosciuto: il 23 marzo, nel 1919 ebbe luogo la fondazione dei Fasci di combattimento a Milano. Tre recenti libri aiutano a indagare sull’identità degli italiani, oggi repubblicani, ieri in stragrande maggioranza fascisti. Ha iniziato Antonio Scurati con il romanzo M. Il figlio del secolo; ha proseguito Mimmo Franzinelli con Fascismo anno zero; e ora Antonio Carioti con Alba nera, in edicola oggi con il «Corriere della Sera», che racconta il periodo tra la nascita dei Fasci di combattimento e la marcia su Roma del 28 ottobre 1922.
Antonio Scurati scrive, su La Repubblica, l’articolo “Il fascismo è ancora vivo dentro di noi” con il dichiarato intento di far conoscere e discutere quella parte di storia e di discendenza dal fascismo che è stata rimossa, obliata e anche per questo continua a viaggiare come un fiume carsico, scompare e riappare.. Così inizia il "provocatorio" articolo.
Noi siamo stati fascisti. Gli italiani sono stati fascisti. Il genus italico ha generato il fascismo. Di più: il fascismo è stato una delle potenti invenzioni (o innovazioni, se preferite) italiane del Ventesimo secolo, che dall’Italia si è propagata in Europa e nel mondo. Non suonino come provocazione queste parole. So bene che non tutti gli italiani sono stati fascisti e che molti – non moltissimi, purtroppo – sono stati antifascisti anche durante il ventennio.
La mia affermazione è perentoria perché, in anni di studio e scrittura sull’argomento, mi sono convinto che sia giunto il tempo di un allargamento della coscienza civile, di una nuova, più ampia, più consapevole, più veritiera narrazione dell’identità nazionale.
Ho sentito con forza che bisognava cercare una narrazione priva di pregiudiziali ideologiche, al di sopra della partigianeria della lotta politica perché questa storia priva di velami ideologici, nota eppure inaudita, porta a una condanna del fascismo ancora più radicale.
L’identità nazionale italiana repubblicana si è fondata su una narrazione edificante, su un meccanismo d’identificazione positiva, su una memoria della gloriosa Resistenza antifascista (della realtà e del suo mito).
Per cinquantanni ci siamo raccontati di discendere dai partigiani della montagna. È stato giusto che così fosse, è stato necessario. Non a caso, la festa di questa identificazione positiva è sempre stato – e dovrà continuare a essere – il 25 aprile, giorno della Liberazione.
Questa narrazione ha, però, comportato una rimozione: la nostra discendenza dal fascismo è stata parzialmente obliata, il lato oscuro della forza è stato proiettato ai margini della nostra coscienza storica. (…) per continuare aprire l’allegato
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Allegato:
unalba_dipinta_di_nero_centenario_flores.pdf
i_miti_e_la_violenza_il_fascismo_romano.pdf
il_fascismo_e_ancora_dentro_di_noi_scurati.doc
il_fascismo_e_ancora_dentro_di_noi_scurati.doc
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