LE STELLE CINESI D’EUROPA – …i porti del Nord – e il cambio di mentalità sollecitata dal Vaticano –

Abbiamo scelto gli articoli di Stefano Cingolani, Vincenzo Comito, Salvatore Cannavò, Michele Spadaro, per la complementarità e l’importanza degli argomenti trattati, che nell’accesa polemica interpartitica, spesso propagandistica e pretestuosa, sono finiti ai margini dell’attenzione e della valutazione. Cingolani, su Il Foglio,  scrive un articolo inchiesta su quattro imprese euro­pee, Peugeot, Volvo, Pirelli e porto del Pireo. Mette in evidenza, dati alla mano, che  Pechino pur mostrando una grande potenza di fuoco (investimenti) si è mossa a passi felpati seguendo la strategia di salvaguardare la  governance e la gestione delle impre­se. Pirelli è andata più avanti degli altri e ha creato un suo modello, ma forse non è ripetibile ovunque.  Nel caso del Pireo, dopo che l’Eu obbligò la Grecia alla “svendita” di strutture strategiche, ricorda che, il 12 gennaio del 2016, il governo greco quando aprì la busta delle offerte per la privatizzazione dello scalo ate­niese, scoprì che c’era un solo candi­dato: la Cosco Shipping, colosso cinese dei trasporti via mare, che ora ha in mano i due terzi delle azioni e può decidere da sola. Il Pireo è diventato il principale scalo nel Mediterraneo per la nuova Via della Seta. Il giro d’affari  è triplicato, i ritmi di lavoro sono aumentati in pro­porzione, tra le inutili proteste dei sin­dacati.

In Europa si dimentica la vicenda del PireoIn Italia quella recente della cessione da parte di FCA della Magneti Marelli ad un fondo controllato dai cinesi. Non era forse un’azienda strategica per l’auto del futuro, quella elettrica e ibrida, per la quale le nuove batterie sono il cuore del motore pulito, small per metropoli meno inquinate? Quell’incasso è stato in buona parte utilizzato per una ricca cedola agli azionisti, con buon pace per il ruolo dell’Italia e dell’Europa.

Vincenzo Comito, su Il Manifesto,  mette in evidenza che dal 2017 è in atto una frenata cinese per controllare meglio il processo degli scambi commerciali L’Italia è al terzo posto dopo Gran Bretagna e Germania per le somme ricevute. Sottolinea che gli investimenti cinesi hanno dato risultati più positivi della media per l’andamento post-acquisizione su ricavi, investimenti, utili e occupazione. Ricorda che  la marea delle merci cinesi che arriva in Europa – e quella me­no rilevante, ma sempre im­portante, che parte per il con­tinente asiatico –  passa per la gran parte per i porti del Nord Europa. Questo nono­stante che l’imbarco-sbarco in quelli italiani porterebbe a minori costi e a tempi più rapidi. Il fatto è che sino a og­gi il nostro paese ha colpevolmente evitato di occuparsi della vicenda.

Salvatore Cannavò, su Il fatto Quotidiano, con dati e grafico approfondisce il tema che la Germania controlla già la rotta terrestre da e per la Cina, con la connessione ( nu  gioiello tecnico di logista non a alta velocità) tra la città te­desca di Duisburg e la cinese Chongqing, “motore della crescita della Cina occidenta­le”, si­tuata nel centro del Paese, con 30 milioni di abitanti, ha uno strategico porto fluviale che, lungo il fiume Yangtze, porta fino al sud-est ricco e con af­faccio sul mare. Dui­sburg è diventata l’approdo principale dei treni-merci che provengono dalla Cina at­traversando la Russia e il Ka­zakistan. Il tragitto dura 16 giorni contro i 25-30 giorni via mare. Poi c’è come seconda meta il porto di Zeebrugge in Belgio, le merci che viaggiano che viaggeranno su ferrovia saranno il 10% del totale, ma passano per il Nord Europa.

Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, su La Stampa, mette in rilievo argomenti inediti per il dibattito che si è svolto in questi giorni, tra questi la necessita del cambio di mentalità.  Così espressa: firmato il memorandum con tutte le reazioni che esso ha suscitato, dobbiamo adesso guardare avanti e considerare come l’iniziativa cinese non può essere valutata solamente per la sua rilevanza in campo economico e finanziario. Sarebbe miope. Pechino insiste molto sugli scambi culturali tra i popoli dell’ecumene euro-afro-asiatica, e lo fa anche investendo risorse in innumerevoli iniziative dedicate al patrimonio culturale immateriale: musei, fiere, mostre. La cultura è fondamentale nella strategia della Cina per garantire la propria influenza internazionale.

Stiamo certamente vivendo il superamento della modernità occidentale e un cambiamento di mentalità tanto in Oriente quanto in Occidente. Gli storici si chiedono se stiamo sperimentando la conclusione di cinquecento anni di predominio occidentale. Il dibattito riflette il dilemma di una società dell’ovest che sente il futuro del mondo sempre meno nelle sue mani.

La presenza di altri grandi attori nello scenario internazionale (India, Giappone, Brasile, Russia) rende il quadro molto complesso e richiede una governance globale. L’Europa in questo senso deve trovare un suo profilo coerente. E poi non dimentichiamo i soggetti quali le imprese multinazionali e transnazionali, organismi non governativi. (..)

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Allegato:
le_stelle_cinesi_deuropa_cingolani.doc
gli_interessi_convergenti_italo-cinesi_comito.doc
la_germania_controlla_gia_la_rotta_terrestre_cannavo.doc
la_via_della_seta_non_puo_esistere_senza_il_vaticano_spadaro.doc
europa_in_cerca_di_una_strategia_comune_verso_la_cina_lavoce.doc

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