Vento liberal garantista?
Piero Sansonetti e Angela Stella, su Il Riformista, commentano come “ottimo programma” l’intervento del ministro Carlo Nordio che, martedì 6 dicembre, ha illustrato alla commissione giustizia del Senato le sue linee programmatiche. Sansonetti è un garantista da tempi lontani e nel suo curriculum troviamo anche le dimissioni dall’incarico di direttore di Liberazione per prolungate divergenze sul pluralismo d’informazione (opposto al bollettino di partito) con Paolo Ferrero, allora segretario di Rifondazione, dopo Fausto Bertinotti.
Scrive Sansonetti in “E’ tornato il vero Nordio” – con sottotitolo “speriamo che Meloni non se accorga”– < …Dopo le paurose sbandate dei primi giorni (in particolare in occasione del decreto-rave e delle sue dichiarazioni sull’ergastolo ostativo) Nordio è tornato alle sue origini di liberale e garantista. Perché il suo ritorno fosse chiaro e visibile, lo ha dichiarato esplicitamente, usando proprio quelle due parole: “Pensiamo a riforme in senso liberale e garantista”. Poi si è occupato di alcuni dei problemi principali che sono sul tappeto. (…) Nella parte centrale l’articolo così prosegue.
Foto Pixabay < …Nell’illustrare le linee programmatiche del suo Dicastero dinanzi alla Commissione Giustizia del Senato, il Ministro della Giustizia ha riaffermato con molto vigore quei principi, ha riconfermato con forza la sua intima convinzione della giustizia, la stessa che ci aveva partecipato in questi anni nei suoi scritti. Lo ha fatto riproponendo i soliti suoi cavalli di battaglia.
Riforma penale. “Occorre una riforma del codice penale, adeguandolo nei suoi principi al dettato costituzionale e una completa attuazione del codice Vassalli – ha detto – . Una riforma garantista e liberale che può essere attuata in parte con leggi ordinarie e, negli aspetti più sensibili, con una revisione della Costituzione”. Alla base “valori primari”.
Presunzione di innocenza. “Essa è stata e continua a essere vulnerata in molti modi: l’uso eccessivo e strumentale delle intercettazioni, la loro oculata selezione con la diffusione pilotata, l’azione penale diventata arbitraria e quasi capricciosa, l’adozione della custodia cautelare come strumento di pressione investigativa, lo snaturamento dell’informazione di garanzia diventata condanna mediatica anticipata e persino strumento di estromissione degli avversari politici”.
Contro l’abuso della custodia cautelare. Essa, “proprio perché teoricamente confligge con la presunzione di innocenza, non può essere demandata al vaglio di un giudice singolo”. Per Nordio sarebbe “più ragionevole” “spostare la competenza dal Gip a una sezione costituita presso la Corte d’Appello, con competenza distrettuale. Avremmo l’enorme vantaggio di una maggiore ponderatezza della decisione e anche di omogeneità di indirizzo”.
Intercettazioni. “In Italia il numero di intercettazioni telefoniche, ambientali, direzionali, telematiche, fino al trojan e un domani ad altri strumenti, è di gran lunga superiore alla media europea, e ancor più rispetto a quello dei paesi anglosassoni. Il loro costo è elevatissimo, con centinaia di milioni di euro all’anno. Gran parte di queste si fanno sulla base di semplici sospetti, e non concludono nulla”. Addirittura, sostiene il Guardasigilli, “la loro diffusione, talvolta selezionata e pilotata, costituisce uno strumento micidiale di delegittimazione personale e spesso politica. Si tratta di sostanziali violazioni dell’articolo 15 della Costituzione, che fissa la segretezza delle comunicazioni come interfaccia della libertà”. Pertanto “ne proporremo una profonda revisione, e comunque vigileremo in modo rigoroso su ogni diffusione arbitraria o impropria”, precisando poi, nella risposta al Senatore Scarpinato (M5S) che contestava la razionalizzazione delle stesse, che “su questo punto il ministro sarà estremamente rigoroso: ogni volta usciranno sui giornali violazioni del segreto istruttorio in tema di intercettazioni l’ispezione sarà immediata e rigorosa”.
Pena. “Essa dev’essere certa, eseguita, rapida e soprattutto proporzionata al crimine commesso”, ma “certezza e rapidità della pena non significano tuttavia sempre e solo carcere”. Per i “reati minori” “in termini giuridici e razionali è meglio la concreta esecuzione di una pena alternativa”.
Suicidi in carcere. (Ieri il garante Palma ha scritto in una nota che “nel 2022 in carcere si è registrato il tasso più alto di suicidi degli ultimi 10 anni”) Nordio ha ripetuto: “Abbiamo vissuto con grande dolore la sequenza di suicidi, anche per questo il ministero si sta attivando con una pressante energia per limitare i tagli previsti dalla legge di bilancio e per devolvere al settore eventuali risorse disponibili”.
Il ruolo del pubblico ministero. Se “nell’ordinamento anglosassone la discrezionalità dell’azione penale è vincolata a criteri oggettivi” nel nostro Paese “l’obbligatorietà è stata mantenuta” e “si è convertita in un intollerabile arbitrio”. Per Nordio il pm “può trovare spunti per indagare nei confronti di tutti senza dover rispondere a nessuno. Un tale sistema conferisce alle iniziative – e talvolta alle ambizioni – individuali di alcuni magistrati, per fortuna pochi, un’egemonia resa più incisiva dall’assenza di responsabilità in caso di mala gestione”.
Separazione delle carriere. Inoltre con il codice di procedura penale del 1988 tutto è cambiato: “Il pm è una parte pubblica a tutti gli effetti ma è pur sempre una parte. E quindi non ha senso che appartenga in tutto e per tutto al medesimo ordine del giudice”.
Giudizio disciplinare. Un “nodo problematico”, secondo Nordio perché i componenti della sezione disciplinare “sono eletti con criteri di appartenenza correntizia da quegli stessi magistrati che vengono poi giudicati”. Un passaggio di “buon senso”, secondo lui, “può essere lo spostamento del giudizio disciplinare dal Csm a una Corte disciplinare terza, non elettiva e individuata con criteri oggettivi, per esempio tra ex presidente della Cassazione o di alte giurisdizioni o ex giudici della Consulta, nominati dal capo dello Stato”. (…) Nella parte finale dell’articolo i commenti dei partiti. Per proseguire aprire l’allegato
Amedeo La Mattina, su Linkiesta, in “Il sale della fertilita” scrive che “ Nordio prova a riformare la giustizia come non c’è mai riuscito nessuno…Il governo Meloni ci prova, aggiungendo anche la riforma istituzionale, per rinsaldare la maggioranza, tenere aperto il dialogo con il Terzo Polo, dividere l’opposizione e governare cinque anni. Auguri. La riforma della giustizia che il ministro Carlo Nordio ha delineato in Parlamento…sta agitando i Pm e incentivando Cinquestelle e Partito Democratico a serrare i ranghi. La parte civile della riforma rientra nelle priorità del Pnrr. La riforma del Codice penale ha un risvolto costituzionale che complica il passaggio parlamentare, ma allo stesso tempo crea un’opportunità politica… Per proseguire un clic su questo link https://www.linkiesta.it/2022/12/nordio-prova-a-riformare-la-giustizia-come-non-ce-mai-riuscito-nessuno/
La riforma e soprattutto i tempi della Giustizia sono in Italia uno dei principali problemi che determinano ricadute negative sulla produttività del paese, sulla certezza del diritto, oltre che essere un disincentivo agli investimenti soprattutto quelli esteri. Da anni riceviamo severi avvertimenti dagli organismi europei per rimediare ad uno stato delle cose deprecabile che ci pone sul fondo della graduatoria tra i 27 paesi dell’Unione Europea. l sindacato italiano non ha mai considerato prioritario tale problema per la sua strategia di rinnovamento del paese e degli organismi costituzionali.
Vedi articoli correlati- 1 – L’Associazione Magistrati replica a Nordio_Manifesto; 2- Ampi stralci dell’intervento di Franco Nordio alla Commissione Giustizia del Senato pubblicati su Il Foglio
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!