Un Presidente votato dal popolo?
Un Presidente eletto dal Popolo? Presidenzialismo: cosa si teme? Il Centro-destra fa del presidenzialismo, il Presidente della Repubblica eletto direttamente dal popolo, una proposta identitaria. Il partito di Giorgia Meloni ha presentato quattro anni fa, il 18 luglio 2018, alla camera dei deputati una proposta di legge costituzionale di 13 articoli per modificarne altrettanti della Costituzione, <..innanzitutto introducendo l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, e, in questo contesto, definendo il nuovo ruolo del Capo dello Stato nell’ambito del Governo. Egli, infatti, presiede il Consiglio dei ministri, dirige la politica generale del Governo, può revocare i Ministri. Infine, è introdotto l’istituto della sfiducia costruttiva, attraverso la quale una delle due Camere può determinare la caduta di un esecutivo, ma solo indicando il nome del futuro Primo ministro.>.
Pensiamo sia un errore collegare il presenzialismo ad un <possibile stravolgimento fascista della Costituzione>, come si sente dire da sostenitori dell’area di centro-sinistra che è stata faticosamente ricucita. Probabilmente molti esprimono giudizi politici perentori ripescati da altre epoche storiche senza conoscere il testo della proposta di Fratelli d’Italia che potete leggere in allegato unitamente alla comparazione dei 13 articoli candidati a modificare quelli vigenti.
E’ una proposta da controbattere nel merito ponendo sul tappeto anche quelle sacrosante modifiche al Parlamento “invocate” dal popolo (stop ai cambi di casacca dei parlamentari eletti, norme antiostruzionismo, tempi certi per iter delle leggi, sfiducia costruttiva) e sostenute solamente come “facciata” dalla gran parte dei parlamentari. Se il sostegno fosse reale queste proposte per riabilitare il ruolo del Parlamento sarebbero vigenti da molto tempo e una nuova legge elettorale (prorzionale con soglia di sbarrimento) avrebbe sostituito il “famigerato” Rosatellum; vedi in allegato i due articoli pubblicati da Gian Giacomo Migone su Il Manifesto.
All’inizio di Agosto due giuristi costituzionalisti di vaglia come Gustavo Zagrebelsky e Sabino Cassese, hanno espresso il loro parere su La Repubblica.
Zagrebelsky in “Presidenzialismo, un pericolo per questa Italia”, nell’intervista a cura di Simonetta Fiori, espone i tanti rischi a cui si può incorrere e inizia così < ..il presidenzialismo fu respinto dall’Assemblea Costituente in base a quello che qualche sottile politologo ha chiamato “la paura del tiranno”: venivamo appunto da vent’anni di dittatura fascista (…). Poi prosegue < La prima incongruenza riguarda la figura del presidente della Repubblica. Se si realizzasse la proposta di Meloni, diventerebbe un soggetto governante e iperpoliticizzato: eletto a suffragio diretto, con il sostegno di una forza politica, nomina il primo ministro, su proposta del premier nomina e revoca i ministri, e presiede il Consiglio dei ministri salva delega al primo ministro. Ora una figura di questo genere è espressione di una sola parte politica, quella che ha vinto, non è più super partes e quindi non si può pretendere che sia garante della Costituzione che è un bene di tutti. Nel nuovo articolo 83 della Costituzione riscritto da Fratelli d’Italia leggo che il presidente della Repubblica vigila sul rispetto della Carta. Ma il vincitore non può essere garante > (…) Per proseguire aprire l’allegato
Cassese in “Presidenzialismo? La Carta si cambia solo con cautela” , nell’intervista rilasciata a Raffaella De Santis, < …Non chiude preventivamente le porte alla possibilità di una riforma della Carta costituzionale in senso presidenzialista, ma naturalmente ricorda ciò che fa di una democrazia una democrazia: «Lo spirito è sempre quello ispirato da Montesquieu nell’Esprit des Lois: poteri che bilanciano altri poteri». Dunque, presidenzialismo sì, ma con le dovute cautele costituzionali.> E all’ultima domanda Il decisionismo sembra rassicurare molti. È un’altra forma di populismo?Così risponde < l decisionismo è buono o cattivo a seconda della qualità delle decisioni che vengono prese. Il decisionismo può sposarsi alla democrazia deliberativa, cioè alla partecipazione dei cittadini alla formazione delle decisioni collettive>. Per proseguire aprire l’allegato
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