Il contagio dell’algoritmo
“Il contagio dell’algoritmo” è il libro recente di Michele Mazza (ed. Donzelli) che propone una riflessione sui cambiamenti che ci hanno travolti, dalla straordinaria velocizzazione e conoscenza degli eventi, alla pandemia Covid di questi mesi altrettanto pervasiva come la rete Web, si diffonde ovunque in poco tempo. Giampiero Rossi, su Il Corriere della Sera, in “Tecnica e libertà nella visione di Giulio Giorello” commenta la parte del libro che l’autore ha lasciato concludere a Roberta Pelachin, la moglie di Giorello “innamorato della libertà“, morto nel giugno scorso per Covid. (vedi allegato) .
Scheda del libro
«Oggi si diventa entità civile e democratica se si dispone dell’autonomia nella gestione dei dati. Calcolare il trend della pandemia, certificare la sicurezza di un territorio e di un’attività, è il vero potere sovrano. È come battere moneta, amministrare giustizia, gestire i canali di informazione televisiva».
Mai come oggi l’umanità intera ha condiviso negli stessi istanti la medesima tragedia, a prescindere da condizioni sociali e geopolitiche. Il virus si diffonde ovunque, come la rete.
È potente, come la rete. Ma viaggia solo grazie a noi, e grazie a noi lascia tracce di sé proprio sulla rete.
I miliardi di dati e informazioni pulviscolari che seminiamo nel web, se raccolti, interpretati e calcolati, possono essere cruciali per anticipare le mosse del virus, o per lo meno per tenere il suo passo e non arrancare. Il nodo è questo, e non riguarda solo la lotta al virus: il vero potere è oggi nelle mani di chi cattura e gestisce le nostre tracce online, e se si tratta dei tre o quattro colossi del web la democrazia latita. La pandemia, oltre al dramma delle morti, lancia un allarme più profondo: se vogliamo difendere la democrazia, è urgente riconsegnare il potere al pubblico, affidare la gestione dei nostri dati alle istituzioni, e parallelamente accrescere le nostre competenze digitali. Assumere un atteggiamento critico e consapevole nei confronti dei numeri che recepiamo passivamente e degli strumenti informatici che adoperiamo con disinvoltura: è questa l’unica arma che abbiamo per smascherarne la fasulla neutralità e riacquistare la nostra voce.
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