UN GIORNALISTA CONTRO – in ricordo di Giorgio Bocca – eventi 29/12/11

E’ stato un grande giornalista controcorrente. Indagava su fatti che altri preferivano ignorare e poi esprimeva giudizi. Tutti i commenti sulla morte di Giorgio Bocca hanno sottolineato un tratto fondamentale del suo carattere con “era cuneese di nascita e montanaro di natura” e la sua scelta di vita con la scelta di salire in montagna, dopo l’8 settembre 1943, per dar vita alla Banda Italia Libera di Duccio Galimberti, la prima formazione inquadrata nelle file di Giustizia e Libertà. Partigiano e giornalista. Scrive Marco Revelli, « ha fatto della stessa classe di leva di mio padre, la cosiddetta «gioventù del littorio» per la quale la tragedia della guerra segna uno spartiacque radicale, che spezza la biografia, e nella sconvolgente presa di coscienza della vera natura del fascismo ne interrompe irrimediabilmente il filo di continuità….Producendo in senso proprio un nuovo inizio, che volenti o nolenti sarà per tutti quelli che erano passati per quell’esperienza un carattere impegnativo anche quando, deposte le armi, dovranno reinventarsi una vita civile».

Giorgio Bocca in Berlusconi e nel berlusconismo vedeva la sintesi dei peggiori vizi degli italiani.

Dai nostri ricordi sul grande sommovimento culturale, antiautoritario, antimperialista degli anni ’70 sottolineiamo alcune caratteristiche della sua franchezza, della sua semplicità e ruvidità di giornalista. Dire le cose come i fatti reclamavano di essere detti. Alcuni suoi articoli e reportage dell’epoca descrissero verità che risultarono ostiche ed urtarono con la narrazione – si direbbe oggi – fatta dal variegato mondo della sinistra e del movimento sindacale. Tra questi fecero particolare clamore la polemica con quanto seguì al movimento studentesco in perenne discussione assembleare sul “ discorrere di rivoluzione senza farla”; il suo reportage dal Vietnam invaso dai marines Usa in cui sottolineava il fatto che la capacità di combattimento dei Vietcong era da collegare all’addestramento ed agli aiuti militari di Cina e Urss mentre i marines americani erano giovani arruolati per uscire dalla disoccupazione dai loro paesi. Altre osservazioni critiche indigeste a sinistra furono quelle sui tassi di assenteismo nelle fabbriche che non erano sempre riconducibili all’organizzazione del lavoro. Ed infine quelle sul terrorismo che proprio per la sua esperienza partigiana fu tra i primi a rompere con il luogo comune che si trattasse di una patologia politica che non avesse riferimenti con le ideologie della sinistra. Alcuni suoi scritti furono accusati di antioperaismo e di antisinistra. La storia come spesso avviene ha rivalutato quei reportage ed articoli “controcorrente”.

Alleghiamo gli articoli di Eugenio Scalfari, grande amico, che con Bocca fondò “La Repubblica”; quello di Giuliano Ferrara, e di Marco Revelli. Tre articoli molto diversi che aiutano a completare la figura e la storia del grande giornalista scomparso che amava scrivere di ciò che altri temevano dire.

  • Caro amico Giorgio di Eugeni Scalfari
  • Un giornalista dell’atra Italia di Marco Revelli
  • Un vero artista del pregiudizio di Giuliano Ferrara

 

Allegato:
Caro amico Giorgio_Scalfari.doc
Un giornalista dell’altra italia_Revelli.doc
Un vero artista del pregiudizio_Ferrara.doc

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