TAV, CORRIDOIO 5, VIA DELLA SETA – Sì Tav o No Tav? – bailamme politico, metafore, alternative –

Torino 11 novembre. La manifestazione promossa dal comitato di sette donne del "Sì, Torino va avanti" ha registrato un successo, prima, sulla "piazza virtuale" (petizione su change.org) e poi, ancora maggiore, sulla piazza reale riempiendo, come raramente è accaduto, la parte antistante Palazzo Madama in Pzza Castello. Le immagini si commentano da sè. Il manifesto dei SETTE SI' esprime grandi desideri (vedi allegato) che suscitano un immaginario più forte di quello dei No -senza alternative concrete e/o comprensibili – espressi ultimamente dall'amministrazione Appendino, che dopo la manifestazione ha invitato a Palazzo Civico le sette promotrici del Sì Torino va avanti.

L'invito per ora non è stato accolto perchè – hanno dichiarato le promotrici ai media, a 8 e 1/2 – "..di essere vincolate da un impegno preso con la piazza, sabato 10 novembre, di volere essere ricevute dal Presidente Mattarella per richiedere una sua vigilanza sulla vicenda Tav". Una nuova versione di populismo? 

Dall'alto  del grande palco il relatore Mino Giacchino, si è "lasciato prendere la mano" – in particolare sul TAV – rievocando ancora Cavour e raccontando che la Torino-Lione fa parte di una linea ferroviaria dall'Atlantico al Pacifico (da Lisbona alla Cina) che è una pura fantasia, essendo stata immaginata decenni di anni fa, per poi essere abbandonata!  Così stanno le cose.

Cavour aveva ragione, Chiamparino NO! C'è una logista che serve ora, ma non è quella indicata dprogetto low cost. La crescita produttiva con occupazione serve nel breve tempo; la Tav senza "gronda di Torino" non esiste per merci e logista; per la "gronda" (C.so Marche con interramento)  se ne parlerà ..sine die, oltre il 2030; tempi lunghi!. A Torino 31 sigle convocano i cittadini in P.zza Castello (v.allegato) per reagire all'impasse di programmi di sviluppo. La vicenda del Consiglio Comunale di Torino per la Tav è stata "la goccia che ha fatto traboccare il bicchiere".

Perchè Cavour aveva ragione e Chiamparino No? A metà dell'‘800 non era necessaria la valutazione costi/benefici, secondo i criteri Eu, per decidere la realizzazione del traforo del Frejus (Bardonecchia-Modane). Era il primo traforo (dopo il buco del Viso) dell’intero arco alpino.

Oggi c'è ne sono nove (ferroviari e autostradali). Sergio Chiamparino e Mercedes Bresso, hanno utilizzato la metafora su Cavour mandando così all’aria i rapporti e il lavoro della prima intensa fase dell’Osservatorio Torino-Lione, avviato nel 2006, sostenendo la tesi, in nome di Cavour appunto, che i numeri e le previsioni contavano poco o nulla. L'idea di quel traforo fu Francesco Medail, imprenditore di Lione, nel 1832. Cavour ebbe un ruolo nel decidere, nel 1860, di far proseguire l’opera di fronte alle sopravvenute incertezze dei francesi.

Chiamparino ha sostenuto e sostiene che "la costruzione della nuova infrastruttura richiama automaticamente nuovo mercato", come appunto ai tempi di Cavour. Già. ma allora era un’opera unica, ora ci sono più direttrici ferrovie concorrenti, ben avviate. Ci sarebbe redditività per la To-Lione? La gestione sarebbe attiva?

Cavour, oggi, probabilmente deciderebbe per un’altra tipologia di “infrastrutture”, quella della cablatura delle “autostrade informatiche” con fibre ottiche per l’intera Italia. Le risorse finanziarie non sono molto e bisogna scegliere ciò che più serve ed è urgente!   

Altra metafora è quella del  ”Canale 5- Ten” (deliberato dalla Ue metà anni ’90) – anche detta impropriamente la nuova via della seta – per collegare l’Atlantico (Lisbona) a Kiev (Ucraina) attraverso la Slovenia e l’Ungheria, e poi, chissà… poi verso la Cina.

Già, ma questo progetto non esiste più sostituito da un ridimensionato “Corridoio Mediterraneo” che esclude Lisbona, Slovenia, Ungheria, Ucraina.

Eppure le due metafore continuano ad alimentare l’immaginario del Sì Tav. Incredibile che anche l’ex-ministro delle Infrastrutture Delrio le abbia richiamate, pochi giorni fa nella trasmissione di “Porta a porta”, per polemizzare contro chi chiede una verifica della priorità dell’opera e la revisione del progetto low-cost (altra ambigua definizione).

Il populismo non alberga solamente nel file del governo giallo-verde!

Oltre alle due ingannevoli  metafore, bisogna fare i conti con un nuovo fatto, non presente quando si pensava al Corridoio 5. Da molti mesi è in esercizio la via della seta la nuova linea ferroviaria per trasporto merci – su linee tradizionali – che collega la Cina al porto di Aversa, il che sollecita la priorità del Terzo Valico piuttosto che il progetto low cost, che va ripensato e ridimensionato.

Come? La soluzione più razionale, per una rivalorizzazione dello Scalo di Orbassano (da anni mancano poche centinaia di binari per consentire l'interscambio tra carri merci e autotrasposto su gomma), potrebbe ben essere quanto già pensavano i dirigenti delle Ferrovie del Dipartimento di Torino, con il quadruplicamento dei binari da Alpignano a Bivio Pronda, sistemati in un trincerone. Ora con le moderne tecnologie di scavo si può procedere con un corretto interramento completo dei quattro binari (in alternativa al tunnel sotto la collina morenica di Rivoli), che ricucirebbe e valorizzerebbe, molte aree dei Comuni attraversati. Rimane però irrisolto il problema della “gronda per merci” (l’ipotesi di C.so Marche non esiste neppure come studio di fattibilità, che non è ancora il progetto preliminare)..

Mauro Moretti, il manager che conosceva da una vita le ferrovie e le ha risanate, nel corso del suo mandato ha sempre indicato come priorità per il transito delle merci la trasformazione del nodo di Torino e la costruzione della "gronda merci), non già la realizzazione del megatunnel, a cui si poteva pensare, se necessario, in un secondo tempo.

Il nodo di Torino, come quello di Rho e Mestre, per l'Italia, così come quello di Chambery per la Francia sono i veri  "colli di bottiglia" da risolvere.  I sindacati torinesi sono rimasti “imbambolati” da quelle metafore su Cavour, e neppure servì la sollecitazione della Coldiretti di Torino, allora guidata da Carlo Gottero, che propose l’alternativa sopra citata alla soluzione low cost, tutt’ora indicata.  Eppure, proprio i sindacati, a partire dai metalmeccanci, dovevano ben sapere che Torino non è affatto scollegata dall'Europa. La Fiat Mirafiori era, ed è collegata direttamente con lo scalo ferroviario di Orbassano, eppure il declino è avvenuto.

Torino non è priva di collegamenti con l'Europoa, Ci sarà rinsavimento e la rinuncia alle metafore per individuare una corretta soiluzione?  E’ possibile.

Per avere più dettagli su quanto citato in questo abstrac-scheda aprire i QUATTORDICI allegati e per la storia del Frejus, un clic su questo link https://it.wikipedia.org/wiki/Traforo_ferroviario_del_Frejus

Allegato:
da_lisbona_a_kiev_un_sogno_svanito_rep.doc
cosi_litalia_corre_sulla_via_della_seta_sole.doc
parte_la_sfida_alla_nuova_via_della_seta_oss_romano.doc
rischiamo_costi_severi_nel_nord_deaglio.doc
ce_qualcosa_di_nuovo_a_torino_molinari.doc
pechino_fa_rotta_su_duisburg_rauhe.doc
verita_e_bufale_sulla_tav_mattone-pepino_tartaglia.doc
sulle_10_grandi_opere_la_decisione_sara_politica_ponti.doc
autostrada_ferroviaria_calais-orbassano_martinelli.doc
lultima_polemica_sul_frejus_insicuro_foietta.doc
i_trafori_ferroviari_e_autostradali_alpini.doc
comunicato_31_sigle_si_tav.pdf
torino_si_mobilita_31_sigle_sole.doc
si_torino_va_avanti_manifesto_comitato.doc

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