Si può vincere ai punti…

Sul salario minimo legale si può ancora vincere ai punti? Nonostante stia traballano l’unità sindacale confederale? Con la Cisl che insegue, veleggiando a destra, un fantasioso patto sociale neo-corporativo, che potrebbe anche riaprire la stagione dei patti separati, come fanno temere le due interviste di Luigi Sbarra (su Libero) e di Maurizio Landini (su La Stampa) che poco s’interrogono sui destini dell’unità (vedi allegati). La questione del salario minimo per legge (9 euro lordi) è una battaglia sociale e sindacale che va oltre al “per qualche euro in più” – pur importanti per chi ne percepisce pochissimi – in quanto rappresenta il primo tassello indispensabile per proseguire con una strategia di grande lena per ridurre e contrastare il lavoro povero, come nell’abstract sottostante indichiamo.

Sull’unità traballante dei sindacati sono emblematiche queste due risposte: Niente conflitto? Luigi Sbarra risponde così «Dare spazio al dialogo non vuol dire rinunciare al conflitto. Significa però ricorrervi solo in caso il negoziato si rompa o non porti a nulla. Faremo il bilancio a tempo debito, senza sconti, guardando al merito e ai contenuti della manovra». Mentre Maurizio Landini su: Come si immagina la piazza del 7 ottobre? così risponde «Mi aspetto una grande manifestazione intergenerazionale che apra un processo diffuso di partecipazione attiva, nei luoghi di lavoro e sul territorio. Il momento in cui le persone diventano protagonista del cambiamento, attuando la Costituzione, nell’indisponibilità ad accettare l’attuale livello di ingiustizia sociale. Chiederemo di vivere lavorando dignitosamente, mettendo al centro la questione della pace per fermare questa guerra assurda».

Per un patto sociale serve una politica fiscale condivisa

La grande diversità tra l’intervista di Landini e quella di Sbarra sta nel fatto che la Cgil ha già maturato una valutazione negativa sulla linea politica neo-corporativa di Giorgia Meloni, ben evidenziata dall’aver già assunto concreti provvedimenti ( esempio, la Flat tax fino a 85.000 €) che privilegiano determinati ceti di lavoro autonomo, anche strizzando l’occhio agli evasori fiscali o consentendo ad essi di pagare meno tasse, mentre per il lavoro dipendente solo spiccioli. Mentre la Cisl – con le dichiarazioni a ripetizione di Luigi Sbarra che dimentica quanto segnala l’Agenzia delle Entrate indicando che il 70% dell’evasione riguarda i redditti dei lavoratori autonomi – – concede ampio credito alla linea politica governativa e ai tavoli di “dialogo sociale”, ancorché privi di tangibili risultati, che si trascinano da mesi, e sono tutt’altro che tavoli di negoziato reale.

Ne conseguono due scelte diverse: per Landini quella di affiancare a “questo dialogo” la prossima manifestazione  nazionale per il 7 ottobre a Roma,  per influenzare la costituenda manovra di bilancio 2024 che si prevede pesante per i conti pubblici; mentre Sbarra orienta la Cisl verso un possibile patto separato e per questo “presidia i tavoli” e abbandona i cortei e le piazze. In Cisl sono tutti allineati per tale scelta? Così sembrerebbe stando al dibattito dei massimi organismi Confederali, dei sindacalisti a vita. Sarà così? Non certamente per chi aderisce e simpatizza per l’Associazione Prendere parola e del suo presidente Savino Pezzotta che all’inizio di luglio ha pubblicato sul web l’articolo “Il primato della contrattazione e la legislazione di sostegno” (vedi allegato) con forti accenti critici sulle scelte della Cisl, che condividiamo fortemente tanto da richiamare l’attualità di uno dei punti cardine del pensiero di Don Lorenzo Milani “..non sempre l’ubbidienza è una virtù”; in Cisl e dintorni è questo il tempo di “essere disubbidienti” alle direttive di Via Po 21, anche scendendo in piazza e firmando la petizione on line per il salario minimo legale.

La Cisl è o sembra un’organizzazione compatta se l’occhio si ferma ai soli organismi dirigenti al 90% formati da sindacalisti a pieno tempo, in genere a vita. Non pensiamo sia così se si pone attenzione al crescente “malessere” circolante nel vasto e variegato mondo dei milioni di iscritti e delle decine di migliaia di Rsu, stante il fatto che da tempo NON non prendono parola perché non consultati . Chi lascia la tessera Cisl non sono certo pochi. Luigi Sbarra non offre l’immagine di un sindacalista che fa politica ma piuttosto di un politico che fa – male per il futuro della Cisl – il sindacalista.

Per documentazione e per la modalità di adesione alla petizione vedi www.salariominimosubito.it

In merito alle due interviste sottolineiamo la gravità della mancata riflessione sulla crisi dell’unità d’azione delle Confederazioni, un handicap da rimuovere per ritrovare una strada di serio compromesso per pensare ad una possibile vittoria ai punti. Una prima tappa è certamente, a settembre, un tavolo negoziale tra governo-confederazioni sindacali e imprenditoriali. Il Cnel – che ha presentato una memoria a Luglio al governo, vedi allegato – può essere utilizzato in queste settimane – visto che dispone di tutti i contratti e accordi interconfederali – per elaborare e proporre una norma legislativa (per la quale anche la Cisl si è dichiarata d’accordo) per certificare la rappresentatività nazionale dei sindacati che sottoscrivono un CCNL, sulla base dei criteri già sottoscritti nel protocollo unitario 2013 tra Cgil-Cisl-Uil e Confindustria (poi esteso ad altre associazioni). IlCnel è anche la sede naturale per approfondire il grado effettivo (ora fatto a campione?) di copertura della contrattazione sia nazionale sia di secondo livello.

Il salario minimo legale a 9 euro, ovvero 6 euro netti, significa dovere lavorare per un’ora per poter acquistare una pizza Margherita, la più semplice tra le tante. Chiare e nette sono state le parole di Romano Prodi a favore del salario minimo per legeg a 9 euro, con la convinzione che sia economicamente sostenibile e che aiuta la contrattazione. Vedi allegato .

Il salario minimo legale è un primo tassello per contrastare il lavoro povero, a nostro avviso il più semplice da risolvere, sul quale si sono messe bandierine e fatte anche affermazioni (alcune anche ridicole) da parte di forze politiche che si sono fatte improvvisamente paladine della centralità della contratatzione. Ci sono altri due tasselli prioritari in tema di lavoro povero che abbiamo già indicato nei mesi scorsi: lo stop alla catena di sub-appalti e la costruzione di un’agenzia nazionale per la flessibilità, con lavoratori ben retribuiti e con un contratto a tempo indeterminato. Per conquistare questi tre tasselli, un grande passo per ridimensionare il lavoro povero, non c’è alcun dubbio che sia indispensabile ricostruire l’unità d’azione tra Cgil, Cisl e Uil diversamente ci sarà solo tanta retorica di basso livello e tanta propaganda per identità di parte. Per questo la Cisl deve svegliarsi a tempo dalla pesante ipoteca che guarda a destra di Luigi Sbarra e suoi dintorni.

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