I have a dream

Sessant’anni fa lo storico discorso di Martin Luther King a Washington.  Il Foglio pubblica il testo integrale di “I have a dream” (vedi allegato). Il grande sogno afroamericano è un inno alla libertà e ai diritti civili e vale ancora per le tante minoranze, i tanti migranti oppressi in ogni parte del mondo. Le battaglie non violente per i diritti civili dell’allora giovane pastore protestante iniziarono nel dicembre 1955 a Montgomery (Alabama) in difesa di Rosa Parks, una sarta di colore, che si rifiutò di cedere il posto su un autobus ad un bianco. Marthin Luther King è stato assassinato da un cecchino a Menphis il 4 aprile 1968, e l’annuncio della sua morte fu dato da Robert Kennedy nel corso di un comizio della campagna elettorale per la presidenza. Pochi mesi dopo anche Robert Kennedy fu assassinato a Los Angeles il 6 giugno 1968.  Cinque anni prima a Dallas, il 23 dicembre 1963, era stato assassinato il Presidente John Kennedy. E queste sanguinarie vicende e tragedie politiche sono avvenuto in quella parte del mondo occidentale a cui si fa riferimento come modello del pensiero e della democrazia occidentale.

Martin Luther King  è stato un leader instancabile della lotta sociale e della nonviolenza, paladino e riferimento degli ultimi, degli oppressi, degli emarginati, dei reietti, sempre in prima linea per i diritti di tutti gli esseri umani, nel superamento e abbattimento di ogni stereotipo e pregiudizio etnico. Una delle figure più carismatiche della lotta contro la segregazione razziale, premio Nobel per la pace (1964), il suo ruolo fu decisivo per l ‘approvazione negli Stati Uniti della legge sui diritti civili (1964).

Washington, Lincoln Memorial – 28 agosto 1963

Tra le sue frasi celebri si ricordano:

“Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo ancora imparato la semplice arte di vivere insieme come fratelli”.

“La mia libertà finisce dove comincia la vostra”.

“Dobbiamo imparare a vivere insieme come fratelli o periremo insieme come stolti” .

“Il giudizio definitivo di un uomo non si può dare quando si trova nell’agio e nella comodità, ma quando resiste durante periodi di sfida e di contrasto.”

Nello storico discorso del 1963, Martin Luther King indicava il suo sogno con queste parole:

<< …un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali.

Ho un sogno davanti a me: che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.

Ho un sogno davanti a me: che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia.

Ho un sogno davanti a me: che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere.

Ho un sogno davanti a me, oggi! Ho un sogno davanti a me: che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli esseri viventi, insieme, la vedranno. E’ questa la nostra speranza. Questa è la fede con la quale io mi avvio verso il sud.

Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza.…>>