Il clima cambia la vita

Il crisi climatica cambia la vita e l’economia. Dall’urbanistica all’organizzazione del lavoro, il mondo si attrezza per convivere con le temperature che crescono. La storia insegna: l’innovazione può salvarci. Ma ora la politica deve decidere. Stefano Cingolani, su Il Foglio del 12 agosto, in “L’incognita del cielo. Come il clima cambia la nostra vita” inizia le citazioni di studiosi e libri partendo da 4.000 anni fa… soffermandosi sui capitoli sotto citati  – In allegato il testo completo.

L’agricoltura è il settore che dovrà adattarsi di più
  • Tre cose hanno esercitato un’influenza costante sulle menti degli uomini: il clima, il governo e la religione
  • Lo storico Peter Frankopan si chiede se persino la leggenda biblica di Sodoma e Gomorra non avesse un fondamento climatico
  • I romani vinsero sugli altri popoli grazie alla loro capacità di gestire al meglio le risorse. Ma furono anche fortunati con il clima
  • Anche 4.000 anni fa una crisi ambientale mise in moto una serie di innovazioni tecniche. Gli imperi delle steppe e l’accentramento
  • La Sunbelt, la fascia meridionale degli Stati Uniti: un aumento enorme di popolazione impossibile senza l’introduzione dell’aria condizionata
  • L’economista armeno Daron Acemoglu è per rivedere alcuni punti fermi dei modelli economici. La domanda è sui consumi da sacrificare
  • Secondo uno studio del Dartmouth College le ondate di calore sono costate all’economia globale 16 mila miliardi di dollari dagli anni 90 in poi
  • Oggi strade e palazzi sono fatti per lo più con sostanze che trattengono l’energia solare, si pensi al cemento o all’asfalto. Occorre trovare rimedi
  • Gli esperti in un singolo campo risultano più pessimisti di quelli che potremmo chiamare, non ce ne vogliano, i tuttologi dell’apocalisse
  • .Di uomini e climi
  • L’aria condizionata
  • La rivincita della siesta
  • L’intervento più urgente riguarda l’organizzazione del lavoro a cominciare dall’orario.
  • L’agricoltura è il settore che dovrà adattarsi di più. L’esempio antico dei greci e quello moderno di Israele: con i dissalatori si batte il deserto
  • Ripensare le città
  • I nuovi mestieri

Inquinamento

Paul Krugman in La guerra culturale sul clima su La Repubblica 11 agosto, racconta quanto sta avvenedo negli Stati Uniti nella contesa politica tra Democratici e Repubblicani sul tema del clima e delle fonti energetiche (fossili o rinnovabili). Chi è di destra respinge la scienza perché la detesta e osteggia ogni iniziativa mirata a ostacolare le emissioni di gas serra per un antagonismo viscerale verso qualsiasi cosa sia appoggiata dai liberali. Vedi allegato

1 commento
  1. Aldo Celestino
    Aldo Celestino dice:

    Ottima la parte che riguarda le conseguenze della crisi climatica ed in parte sulle misure che necessariamente occorrerà prendere. Nulla tuttavia si dice sulle cause. Con ciò Cingolani non può essere annoverato tra i negazionisti. Piuttosto si tiene il dubbio su quali siano le cause. Perciò contesto fortemente la parte che dice “non importa se è soprattutto colpa dell’uomo in questa epoca cominciata con la rivoluzione industriale o se si tratta di cicli cosiddetti naturali (distinzione capziosa, perché sempre uomo e natura hanno formato una dialettica conflittuale). E non importa nemmeno se, come e quando l’umanità riuscirà a invertire in modo determinante il corso negativo degli eventi”. Invece importa eccome stabilire se la causa è dovuta alla scellerata emissione di Co2 dovuta all’impiego di energia fossile. E se sono veri gli studi della maggioranza degli scienziati il processo si può governare, se insomma sono gli uomini con le loro azioni, a partire dalla rivoluzione industriale, che hanno provocato la crisi climatica è possibile che l’uomo possa rimediare ma con una inversione totale di marcia. C’è insomma una speranza di tenere come dice la COP 21 del 2015 di Parigi sotto i 2 gradi centigradi la temperatura del pianeta. Ciò è possibile se l’emissione di Co2 si azzera entro il 2050 mediante l’eliminazione di tutte le fonti fossili e la loro sostituzione con prodotti green. Le capacità tecnologiche lo consentono, ciò che manca è la disponibilità a cambiare stile di vita ma più grave ancora la mancanza di volontà politica delle classi dirigenti perché dovranno fare scelte molto ma molto coraggiose. “Gli ecologisti radicali parlano dell’antropocene”, sostiene Cingolani, quasi dipingendoli come fanatici estremisti. Ma gli ecologisti senza aggettivo da trenta anni almeno mettono in guardia il mondo sui rischi gravissimi che minacciano il futuro del pianeta senta tuttavia essere ascoltati. Ma su questo assunto dovremmo essere tutti d’accordo altrimenti si va verso la catastrofe ambientale.

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