Seduti senza applaudire
Un mese fa, l’11 febbraio, la Cisl ha convocato l’Assemblea dei quadri e delegati, un paio di migliaia di segretari generali a tempo pieno (i componenti delle segreterie ai vari livelli sono 4.334 vedi Bilancio sociale 2019-20, l’ultimo disponile), per festeggiare il segretario generale Luigi Sbarra che si è dimesso (il giorno dopo è stata eletta come segretaria generale Daniela Fumarola), per festeggiare – si è detto e ripetuto – la conquista storica della legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende, e per ascoltare la premier Giorgia Meloni applaudendola più volte alzandosi in piedi. Il segretario Luigi Sbarra ha accolto la premier con sorrisi e con riconoscenza, che la premier ha ricambiato con queste parole: “Interlocutore franco, determinato, onesto. Continueremo a confrontarci con chi prenderà il suo posto”. In quell’Assemblea si sono applaudite anche le frasi sui grandi risultati e sui tanti record occupazionali (più virtuali che reali ) ottenuti con il governo Meloni e nel contempo sono stati dimenicati i dati sull’erosione reale del poter d’acquisto sul carrello della spesa e sul disastro di efficienza che incombe sul comparto della sanità e dell’assitenza.
A commento di quell’Assemblea Nazionale Cisl la redazione del sito www.il9marzo.it ha pubblicato la lettera aperta a Giorgia Meloni che riprendiamo e condividiamo come redazione di www.sindacalmente.org Questo il testo.
Ma noi restiamo seduti – Lettera aperta a Giorgia Meloni – il9marzo.it 12 febbraio 2025 11 Commenti

Signora presidente del consiglio,
abbiamo apprezzato la sincerità del passaggio nel suo discorso ieri all’assemblea della Cisl in cui lei ha ricordato di venire “da una storia politica che lungo tutto il suo corso ha fatto del tema della partecipazione dei lavoratori uno dei punti qualificanti della propria proposta economica”. Ci riesce però difficile, proprio alla luce di questa sua affermazione, capire come l’assemblea si sia levata in piedi al termine del suo intervento ad applaudire, con la sua persona, anche quella storia politica. Quasi fosse la stessa della Cisl.
La partecipazione dei lavoratori e il presidenzialismo sono due grandi costanti della presenza della destra in parlamento. Ma mentre il presidenzialismo era fuori della Costituzione, sul piano invece dei rapporti sindacali la Cisnal ed il Msi, poi An, hanno sempre portato avanti una linea di attuazione della Costituzione (articoli 39, 40 e 46). E in particolare sulla partecipazione ricordiamo le proposte di legge che vanno da quelle di Giovanni Roberti negli anni cinquanta a quelle, ormai nel XXI secolo, di Gianni Alemanno e Teodoro Buontempo. Proposte che si appoggiavano all’articolo 46 ma in realtà attualizzavano idee risalenti nel tempo; come la socializzazione delle imprese attraverso la sostituzione dei consigli d’amministrazione con consigli di gestione composto di tecnici e di operai (1943) o quella di assicurare la partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori al funzionamento tecnico dell’industria e l’affidamento alle organizzazioni proletarie della gestione di industrie o servizi pubblici (1919).
La Cisl, invece, aveva preso una strada diversa da quella dell’attuazione degli articoli 39, 40 e 46. Anche perché aveva su questa parte della Costituzione il giudizio che sarà espresso da un maestro del diritto del lavoro secondo cui “i nostri padri costituenti, che misero mano, con tanto impegno, alle norme della costituzione economica, possedevano, in fatto di economia, una cultura obsoleta, in gran parte tributaria delle idee del passato”. E il fatto che fosse la destra, fuori dall’arco costituzionale, a reclamare l’applicazione della Carta si spiega con il fatto che su questo terreno la Costituzione “riflette le culture ideologiche degli anni trenta e quaranta” e la visione di “un paese (…) non ancora entrato nella seconda rivoluzione industriale”. (Mario Grandi, Le relazioni di lavoro tra conflitto e cooperazione, “Annali della Fondazione Giulio Pastore”, XI (1982), p. 49).
Ecco perché non era possibile alcun incontro su questo terreno con la storia politica che lei, sottolineandolo con il tono della voce, ha rivendicato “lungo tutto il suo corso” (quindi a partire dal 1919?); perché la cultura della destra era, nella migliore delle ipotesi, “obsoleta”, e il suo richiamo alla Costituzione si agganciava alle parti caduche e non ai suoi principi vitali.
La Cisl invece era l’avanguardia della modernizzazione, e per questo si opponeva all’applicazione legislativa di alcune norme per dare attuazione all’indicazione fondamentale della Costituzione, che è per la libertà e il pluralismo, non per la riedizione del vecchio corporativismo autoritario e paternalista, più o meno compatibilizzato con la democrazia.
Alzandosi in piedi a batterle le mani, invece, la Cisl di oggi torna ad un passato che non è quello delle sue radici ma è ancora più vecchio e “obsoleto”. E dichiara di voler superare il novecento sindacale (cioè il periodo in cui la Cisl stessa nasce) con idee dell’ottocento che avevano trovato una qualche infausta applicazione nel periodo più tragico del XX secolo.
Ecco perché, al netto del rispetto alla sua persona, all’incarico istituzionale che lei ricopre ed anche al fatto che lei rappresenta la sua storia politica nella piena adesione alla democrazia costituzionale, di fronte al suo discorso noi preferiamo idealmente restare seduti e non batterle le mani, restando in rispettoso silenzio.
Per ricordarci e ricordare che la nostra storia politica e sindacale è molto, molto lontana dalla sua.
Grazie dell’attenzione, e buon lavoro nell’interesse del paese. il9marzo.it
La conquista storia sulla legge della partecipazione è giunta a metà strada (è stata approvata dalla Camera) però profondamente modificata in peius, rispetto il testo presemntato dalla Cisl con 400 mila firme. Ma di questo poco si discute nei Congressi in svolgimento. Ora si dovrà affrontare il dibattito al Senato. Per quanto abbiamo letto (una documentazione completa e commenti li pubblicheremo nel prossimo aggiornamento del sito) e per il contesto in cui viviamo il testo approvato alla Camera non è certo – nella sostanza – una conquista storica tale da mutare quanto già esiste, anzi può indebolirlo assegnando un ruolo d’iniziativa alle aziende in alternativa alla contraattazione delle parti. La conquista storica è un immaginario per la festa in casa, per l’autocelebrazione, come avviene da tempo con i congressi e come si ripete anche in questa tornata dei congressi 2025.
Evento 10 anni dopo – La redazione del sito il9marzo, domenica 9 marzo, ha festeggiato con gli amici del tempo i 10 anni di attiva presenza, in un ristorante di Camaiore. https://www.prendereparola.it/2025/03/09/10mo-anniversario-il9marzo-it/
Una bella giornata, alla quale abbiamo partecipato di tutto cuore da lontano non avendo potuto essere presenti, che ha il sottofondo di un bel pranzo gratuito, anzi pagato da Luigi Sbarra e soci che hanno perso in Tribunale la causa contro il9marzo che è stato rimborsato ampiamente delle spese. Vedi https://www.prendereparola.it/2025/03/09/10mo-anniversario-il9marzo-it/ e l’artico Dieci anni dopo, l’amicizia vive (e mangia il pesce) https://www.il9marzo.it/?p=10361
Mi trovo d’accordo con ogni parola della lettera. Il senso di estraneità provato l’11 febbraio viene superato. C’è ancora l’anima vera della Cisl. Grazie