SCHIAVITU’ E INVESTIMENTI IN BRASILE: A. Tridente – globalmondo -16/9

Lavoratori della UGT del Brasile, seconda confederazione del lavoro brasiliana, aderente alla Confederazione sindacale internazionale, hanno marciato e protestato a San Paolo, a fianco di lavoratori boliviani, per denunciare la presenza di lavoratori schiavi nella catena produttiva di alcune aziende tessili e della confezione.

Principali aziende denunciate per usare tali aberranti relazione di lavoro, vergognoso retaggio di  secoli passati, la Zara, Brooksfield, Adidas, Calvin Klain ed altre. La manifestazione segue la denuncia dell’esistenza di lavoro schiavo in ben 16 stati della federazione brasiliana; piccole ma vergognose isole clandestine di tempi andati che si pensava definitivamente scomparse con l’avvento della democrazia, dopo i lunghi anni di dittatura militare seguiti all’abolizione oltre un secola fa della schiavitù in Brasile.

Agenti del Ministero del lavoro hanno scoperto, la scorsa settimana nella zona centrale paulista, un reparto clandestino con lavoratori peruviani e colombiani senza documenti. Lavoratori  sprovvisti dei più elementari diritti e libertà: non aver  accesso all’acqua potabile, impediti di lavarsi con acqua calda, assenza di elementari norme di sicurezza sul lavoro, impediti ad uscire dalla fabbrica e salari al di sotto dei minimi contrattuali. Di qui la manifestazione di protesta di lavoratori brasiliani e colombiani.

La vergognosa contraddizione è che le aziende, dove è stato scoperto il lavoro schiavo, appartenevano al gota delle firme della moda più esclusiva, europea più che brasiliana, con prezzi da primo mondo per pretesa modernità e raffinatezza di stile.

Anche i negozi dove si vendono tali prodotti si trovano nella più esclusiva ed elegante strada di San Paulo, la Oscar Freire, una via Condotti romana, o la via Monte Napoleone milanese. Quartiere la cui modernità, recentemente migliorata,  è costata cara al bilancio municipale della città.

Ivàn Gonzales, coordinatore politico della CSA, la confederazione sindacale mondiale, ha dichiarato che la lotta contro le condizioni di lavoro indegne nell’ industria della moda è parte di una lotta amplia e partecipata da parte di tutto il movimento sindacale internazionale; la lotta per il lavoro decente!

Il  tema riprende la parola d’ordine del lavoro decente, obiettivo prioritario della rivendicazione della Organizzazione sindacale mondiale e della  regionale latino americana, rivolta a tutti i governi latino americani per un  radicale cambiamento nelle condizioni di lavoro che la crisi mondiale ha peggiorato in molti paesi della regione.

Nel caso del Brasile, i casi di lavoro schiavistico, seppure limitati in termini quantitativi non per questo meno vergognosi , sembrerebbero  incoraggiare investimenti europei. L’Europa ha infatti triplicato nell’ultimo anno gli investimenti in Brasile. La crisi dell’eurozona, più che il fenomeno di lavoro indegno segnalato, sembra influenzare questa tendenza.

Tendenza che continua. Da gennaio a luglio del 2011 le imprese europee avrebbero investito ben 23,4 miliardi di dollari, contro i 7,9 dello stesso periodo del 2010!

Altro motore che spinge ad investire nella dinamica economia brasiliana è certamente rappresentato dalla volontà di partecipare alla PAC, il programma governativo di accelerazione della crescita, approfittando del boom immobiliare spinto dal programma governativo Mia Casa Mia Vita.         

La stabilità democratica del paese, che continua con Dilma, la nuova presidente succeduta a Lula all’inizio di  gennaio, favorisce questa attrazione di risorse europee. Il rafforzamento economico dei paesi del “BRICS”, Brasile, Russia, India, Cina, a cui si è aggiunto il Sud Africa, sta infatti cambiando i connotati dell’economia mondiale ed è noto a tutti che questo sarà, nei prossimi decenni, il nuovo panorama economico del ventunesimo secolo. Panorama che già si va delineando.

 Tutti i settori produttivi e di servizio sono di fatto rappresentati, afferma la Banca Centrale brasiliana: energia elettrica, alimentari, estrazione di minerali, metallurgia, petrolio e gas, informatica, farmaceutico e infrastrutture. Fra tutti i settori quello dell’energia e gli aeroporti primeggiano nell’interesse europeo.

Imprese come Orange, Luis Vitton, Cassino, Publicis, Citroen, Shell sono le firme recentemente aggregatesi alla lunga lista delle imprese già presenti in Brasile, a conferma che l’associazione EUBRASIL, recentemente costituita i tra il Brasile e l’Unione Europea, non sarà solo una sigla tra le tante, ma un ambizioso programma di cui già si intravvedono sviluppi ed effetti.

Alberto Tridente

 

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