RICCHI MA POVERI – S.Cingolani – aumenta la ricchezza privata ma ristagnano gli investimenti –

Stefano Cingolani, su Il Foglio, in "Ricchi ma poveri" decrive le grandi contraddizioni del nostro paese, dove la ricchezza privata non investe più per la crescita e l'occupazione. Così scrive. (…) L’Ocse ha fotografato un paese fermo da vent’anni, con un reddito pro capite addirittura inferiore a quello del 2000. E’ il ritratto del ristagno, del­la produttività zero, della scarsa par­tecipazione al lavoro. Eppure, l’altra faccia della medaglia ci mostra la bel­la cifra di 10.700 miliardi di euro, tra case (6.300 miliardi, 100 mila euro a testa) e investimenti finanziari (4.400 miliardi, 74 mila pro capite), secondo le stime.

 “Alla fine del 2017 si stima che la ricchezza reale lorda era 5,5 volte il reddito disponibile, con le abi­tazioni che contavano per 4,6 volte. La ricchezza finanziaria era 3,8 volte il reddito disponibile. La ricchezza tota­le lorda delle famiglie era quindi cir­ca 9,3 volte il reddito disponibile e la ricchezza totale netta 8,5 volte”, spie­gano Diego Caprara, Riccardo De Bonis e Luigi Infante della Banca d’Ita­lia. Il debito pubblico finora accumu­lato ammonta a 2.358 miliardi; in teo­ria, impiegando appena un quinto della ricchezza totale verrebbe azze­rato. Ipotesi assurda ancor più che astratta.

Dove sta tutta questa ricchezza e che cosa ci facciamo? Perché non si tradu­ce in sviluppo economico? Perché non togliamo qualcosa ai ricchi per dare qualcosa in più ai poveri? Lo propone Maurizio Landini e questo non fa notizia. Lo dice, però, anche l’e­conomista Karsten Wendorff, respon­sabile del dipartimento finanza pub­blica alla Bundesbank. Sì, anche que­sto dovevamo vedere, il capo della Cgil d’accordo con la Banca centrale tedesca, ovvero la strega che i populi­sti vorrebbero bruciare sulla pubbli­ca piazza. Eppure entrambi vogliono una bella imposta patrimoniale e Wendorff l’ha anche quantificata: le famiglie italiane, secondo i dati ripor­tati da uno studio della stessa Bunde­sbank, hanno un patrimonio medio pari a tre volte una famiglia tedesca; un taglio del 20 per cento, et voilà, i conti tornano e l’Italia riparte.

“Wendorff parla genericamente di patrimonio netto degli italiani. Da questa definizione, però, bisogna to­gliere gli immobili. Impensabile un prelievo forzoso del 20 per cento sul mattone a meno di non volere le piaz­ze invase di forconi”, ha scritto sul So­le 24 Ore il finanziere e immobiliari­sta Ernesto Preatoni, l’uomo che ave­va inventato Sharm el Sheik sul Mar Rosso prima che il terrorismo islami­co la prendesse a bersaglio.(…) per continuare aprire l'allegato

 

Allegato:
poveri_ma_ricchi_cingolani_foglio.doc

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