QUEL LAVORO COSI’ ATTUALE – T.Ferigo – il libro su Vittorio Rieser –

Il 22 Aprile, ore 9,30 nel salone della CGIL si presenterà il libro su Vittorio Rieser (vedi locandina allegata). Goffredo Fofi ha definito Vittorio, “uno dei più bei personaggi espressi dalla storia del movimento italiano nella seconda metà del novecento sino a oggi”. Molti suoi amici l’hanno ricordato nel libro, edito da Punto Rosso, con queste chiare parole: “Vittorio Rieser militante di classe”. Il libro – a cui faranno riferimento certamente i compagni e coloro che hanno avuto la buona ventura di collaborare con lui, in diversi momenti e su temi differenti – si propone come contributo per esaminare l’attualità e l’utilità del suo pensiero e del suo agire come militante del movimento operaio.

Giustamente Fofi lo colloca nella storia del movimento operaio come una figura non di parte, non settaria, sia essa politica e/o sindacale. Non era dogmatico: ha sempre posto “gli operai”, prima delle “organizzazioni operaie “, prima dell’ideologia e  “della giusta linea”, seguendo la convinzione tratta da uno dei suoi maestri Raniero Panzieri che “…il rifiuto di trarre dall’analisi del livello del capitale l’analisi del livello della classe operaia”.

Per questo scelse la priorità dell’inchiesta come  metodo per costruire veri riferimenti politici per chi opera nel movimento operaio. Vittorio non amava le definizioni ma certo il Marx che analizzava e studiava la condizione dei lavoratori, convinto che i rimedi ai tanti mali sociali di cui soffrono gli operai doveva partire dalla loro riflessione sulla loro condizione, non già da “salvatori provvidenziali”, per usare un’espressione di Marx.

In questo senso si sentiva marxista e citava anche Mao a sostegno dell’inchiesta come strumento base per affrontare i problemi.

Inoltre cercava, con continuità, confronti con chi agiva nel variegato movimento operaio con riferimenti diversi dalla “lotta di classe”: dai valori del personalismo comunitario di origine cristiano-sociale, a quelli che ispiravano il laburismo inglese, fino a giungere alle esperienze degli anarco-sindacalisti. Lo testimoniano i tanti progetti e rapporti con amici/compagni del mondo sindacale al di là delle sigle, l’interesse per le esperienze tedesche e, cosa davvero importante,  il non tenere mai conto nel suo lavoro d’inchiesta della tessera in tasca, o della non tessera, di chi rispondeva. Anzi non lo chiedeva!

Vittorio è stato ricordato, dopo la sua scomparsa, come “il grande vecchio dell’inchiesta operaia”.

Nel libro si trovano analisi del metodo e esperienze. Teoria e pratica si diceva un tempo. Nel leggerlo – dalla bella prefazione di Matteo Gaddi, uno dei suoi ultimi allievi, ai racconti di amicizie nate nell’impegno politico e sindacale – s’incontrano esperienze umane caratterizzate da una  concezione della politica e del “lavoro operaio” che sarebbe un errore considerare desuete.

Certo Mirafiori non è più la più grande fabbrica d’Europa come cinquant’anni fa, il primo taylorismo, delle grandi produzioni standardizzate è lontano, così pure è sfumata la definizione schematica dell’operaio massa per definire identità comuni in conseguenza di operazioni parcellizzate molto similari. I problemi sono diventati più complessi ,ma per affrontarli il passato non va messo nè in soffitta né segregato negli archivi storici: è una fonte di conoscenza essenziale per valutare la scansione del tempo passato-presente-futuro. Per capire intanto il presente: su  questo crinale si muove l’iniziativa del 22 Aprile. Non un ricordo ma una parte del lavoro di oggi.

 

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