Responsabili e prudenti? Oppure imbonitori e ingannevoli? La Legge di bilancio 2023 è risultata una “coperta corta” tirata da un lato dagli impegni assunti con il Pnrr verso la Ue, per l’altro dal programma elettorale del centro-destra, senza vincoli di bilancio,  del governo di Giorgia Meloni.

Il risultato? Alla fine – con sorprendenti giri di valzer e adesioni ai consigli della Eu – la legge è stata votata con la fiducia al Senato, nell’ultimo giorno utile per non fare scattare l’esercizio provvisorio, rinviando nel tempo molte delle promesse elettorali e non confermando provvedimenti messi in atto dal governo Draghi per frenare il caro benzina (sospensione delle accise). E’ una manovra restauratrice  che può anche essere definita la figlia di un festival politico con tanti imbonitori o imbroglioni, ovvero delle promesse non mantenute, della propaganda politica ingannevole.

E i sindacati? Ne sono stati contagiati con le tante loro richieste? Pensiamo di sì, anche perché quel lungo elenco, non sorretto da una strategia unitaria e da priorità, appare una sorta di “chahiers de doleances”, datate, insufficiente per creare una cultura solidaristica tra tutti i lavoratori e nel paese. Come già con la manovra del 2022 il sindacato confederale esce male dal confronto con il governo: si aggrava la precarietà nel lavoro (contratti a termine e voucher ad esempio), si restringe l’opzione donna per le pensioni, si rinvia a tavoli futuri la discussione su punti da tempo presentati, e si è concluso il confronto sulla legge di bilancio nuovamente divisi, con le stesse modalità di un anno fa. Ripetere gli errori è diabolico. Proviamo a spiegarci nell’abstract e con gli allegati.

Premessa – L’enciclopedia Treccani definisce la parola imbroglione comeChi ha l’abitudine d’ingannare il prossimo sia falsando la verità, sia cercando di trarre un’utilità materiale con raggiri e altri mezzi sleali…” . Per il nostro ragionamento è sufficiente la prima parte fino a “verità”, che nel nostro caso significa un pò di matematica, di numeri che debbono sempre accompagnare le decisioni e la politica. Per il termine  Imbonitore sulla Treccani si leggechi esalta le qualità inesistenti di qualche cosa..”. Utilizziamo  i vocaboli imbroglione e imbonitore riferendoci essenzialmente ai comportamenti politici e sindacali.

La legge di bilancio 2023 è scritta sulla falsariga delle precedenti, con modalità (vedi in allegato il Testo integrale e la radiografia della legge) lessicali e raggruppamento di commi diversi per contenuto che  ne impediscono la comprensione non solo ai cittadini ma alla maggioranza di chi ha ricevuto una rappresentanza elettiva. Gli articoli 26 e 27 che si riferiscono alla riduzione del 14% delle tasse per capital gain e plus valenze è comprensibile solo a pochi commercialisti di lungo corso e pochi altri esperti. Senza comprensione non esiste partecipazione responsabile. Cambiano i governi ma non cambia il ruolo sempre più subalterno del Parlamento all’Esecutivo. Che il tempi per redigere la legge di bilanciosarebbero stati stretti ben lo sapevano i protagonisti politici (da Di Maio a Salvini e Berlusconi) che hanno innescato (il primo) e concluso (i secondi) la crisi politica che ha condotto Mario Draghi, a luglio, alle dimissioni senza attendere la fine della legislatura, nella primavera del 2023.

Il Sole 24 Ore ha pubblicato articoli di Mobili e Trovati (vedi in allegato) che commentano, anche con tabelle descrittive, la Legge di bilancio. Sono utili per meglio capire il senso della manovra e le proiezioni future.

La flat tax per i lavoratori autonomi è uno dei punti identitari del governo di destra e della legge di bilancio. Nel nostro paese esiste già da tempo una realtà sociale-lavorativa caratterizzata da partite Iva che nei fatti configurano rapporti di lavoro dipendenti. E’ alquanto sorprendente che molti sindacalisti non abbiano tutt’ora percepito che la linea imboccata dal governo mira a depotenziare il lavoro dipendente tutelato dalla contrattazione.

Sul sito dell’Osservatorio Conti Pubblici Italiani (CPI) un articolo scritto a più mani (Massimo Bordignon, Leonardo Ciotti, Davide Cipullo e Nicoletta Scutifero) in “L’espansione del forfettario e i regimi fiscali di autonomi e dipendenti” si legge < In linea con la tendenza in atto da anni di sottrarre sempre di più redditi dalla tassazione progressiva dell’Irpef per sottoporli a più vantaggiose aliquote cedolari, una delle riforme contenute nella manovra finanziaria per il 2023 riguarda l’allargamento del regime forfettario alle partite Iva con fatturato fino a 85.000 euro. In questa nota, con l’utilizzo di alcuni esempi concreti, discutiamo sia gli effetti di equità della proposta, confrontando il carico fiscale complessivo di un lavoratore autonomo forfettario rispetto a uno sottoposto al regime ordinario e a un dipendente, sia gli effetti di efficienza, a causa delle distorsioni che il regime forfettario può indurre sulla convenienza per le imprese a mantenere rapporti di collaborazione piuttosto che di dipendenza. Infine, discutiamo anche degli effetti distorsivi sulla concorrenza e degli incentivi all’evasione che possono derivare dall’esenzione del pagamento dell’Iva per i forfettari…> proseguire con questo link https://osservatoriocpi.unicatt.it/ocpi-pubblicazioni-l-espansione-del-forfettario-e-i-regimi-fiscali-di-autonomi-e-dipendenti

E per il capitolo SANITA’ dopo le tante promesse per il taglio delle liste d’attesa, l’assistenza territoriale, il depotenziamento del carico sui pronto soccorso? Francesco Scinetti  in  “L’evoluzione della spesa sanitaria pubblica italiana dal 2000” ,sul sito dell’Osservatorio Conti Pubblici, annota “…L’evoluzione programmatica del finanziamento condiziona naturalmente l’evoluzione della spesa. La Figura 1 riporta l’andamento della spesa sanitaria corrente di Contabilità Nazionale dal 2000 al 2025.[1] Dalla Figura si può notare come la spesa nel 2023 aumenterà in termini nominali dal periodo pre-Covid di ben 15 miliardi, raggiungendo i 131 miliardi. Tuttavia, se si considera la spesa sanitaria in termini reali (ovvero aggiustata per l’inflazione), l’aumento negli anni della pandemia viene cancellato dalla fiammata dell’inflazione. La spesa, valutata a prezzi costanti, torna poco sotto i valori del 2019. 

L’articolo si trova con questo link https://osservatoriocpi.unicatt.it/ocpi-pubblicazioni-l-evoluzione-della-spesa-sanitaria-italiana?mc_cid=164ed3a8f7&mc_eid=eafdbb123e 

Il governo non poteva fare altrimenti? Nella categoria dei “prudenti” verso la Eu si mescolano voci e persone con storie e credibilità ben diverse. Il prudente Mario Monti in “Dopo la manovra welfare a rischio” (vedi allegato) esprime valutazioni opposte ai neo-prudenti del governo di destra. Sotto la bandiera del “mancano le risorse..” si destreggiano le variegate lobby politiche che ostacolano e boicottano il Servizio Sanitario pubblico universale (vedi link su questo sito), la lotta all’evasione, la riforma del catasto basilare per fare pagare correttamente le tasse dovute a tutti coloro che hanno patrimonio, che parlano di lotta alla speculazione sempre con il verbo al futuro, che al presente premiano chi non paga le tasse. Nella legge approvata e nelle dichiarazioni fatte in Parlamento molti sono i segnali che incentivano all’evasione e all’elusione fiscale. Ben diverse le parole del Presidente Mattarella quando afferma “La repubblica è di chi paga le tasse”.

Carlo Cottarelli nella discussione al Senato è stato espicito: “Non scherziamo con parole: dilazione pagamento tasse è regalo a evasori…Il rapporto del governo sull’evasione fiscale dice che è stimata intorno ai 100 miliardi di euro, circa il 5% del Pil…ma non ho trovato nella Legge di bilancio una parte corposa su come ridurre l’evasione…Ho trovato invece una parte molto corposa su come dare dei vantaggi a chi le tasse non le ha pagate. In un periodo di forte inflazione, come quello in cui siamo, una dilazione di pagamento che può arrivare anche a 4 o 5 anni è un vero regalo che viene fatto a chi non ha pagato le tasse”. In allegato l’articolo della redazione de Il Sole con le 12 moratorie.

Tardivamente si scopre che le accise sui carburanti, sospese dal governo Draghi, ritornano attive sospingendo all’insù l’inflazione. Il caro benzina è sempre stata una miccia per processi a catena inflazionisti. Vedi allegato.

Gli ultimi due mesi del dibattito pubblico sono stati occupati dalla disputa sull’aumento del contante a 5 mila euro e sul tentativo di Giorgia Meloni e dei suoi alleati di portare l’obbligo di accettare il pagamento con il Pos sopra i 60 euro. Alla fine, grazie alle pressioni di Bruxelles, il governo ha ceduto e cancellato il provvedimento. L’attenzione è stata distolta da punti ancora più importanti, come ad esempio il contenuto degli articoli 26 e 27 che riducono – per chi anticipa il versamento – le tasse sui capital gain e sulle plus valenze, come ha commentato Federico Fubini (e pochi altri) nell’articolo “Pochi, maledetti e subito”, su Il Corriere della Sera dell’8 dicembre, che così inizia <L’affannosa ricerca di risorse imprime un cambiamento di fondo, in Italia, alla tassazione dei redditi da capitale. Pur di ottenere entrate sul 2023, la legge di Bilancio offre a risparmiatori e detentori di patrimoni un’occasione che molti coglieranno al volo: pagare subito tasse quasi dimezzate sui redditi da capitale e mettersi a posto una volta per tutte. Così la manovra apre varie finestre per una riduzione strutturale del prelievo sulle plusvalenze finanziarie, quasi di ogni tipo, purché il contribuente versi fra giugno e settembre dell’anno prossimo ancora prima di liquidare i suoi averi. Se poi su quelli l’investitore guadagnerà ancora di più in seguito, non dovrà versare nulla: lo Stato cerca gettito all’insegna del «pochi, maledetti e subito» Per proseguire aprire l’allegato

Il sindacato? Per potere alimentare le speranze per ricostruire unità d’azione servono analisi e valutazioni liberate dalle fumisterie del “politicamente corretto” su chi è reponsabile e su chi ama la conflittualità. Per rendersi conto che le piattaforme unitarie (sulla carta) risalgono al quadro di riferimento pre-pandemia, pre-guerra, pre-inflazione a due cifre (in particolare per i settori popolari). Sono da ridefinire. Ad esempio: si difendono con più efficacia i lavoratori e i pensionati  garantendo innanzitutto i servizi universali pubblici (salute, scuola, asili) anziché affidarsi in rincorse salariali di poche decine di euro, riassorbite dal ritocco dei prezzi delle grandi catene consumistiche o dalla messa in commercio di prodotti con meno grammatura. Ad esempio: serve meglio all’economia, all’occupazione, ai bilanci pubblici, la riduzione degli orari anziché anticipare la pensione per molti lavoratori che possono ancora ben esprimere la loro professionalità e non sono facilmente sostituibili dall’oggi al domani, in particolare nei servizi. Il sindacato si distacca sempre più dai lavoratori fino ad essere autonomo dagli stessi, da chi vorrebbe rappresentare; nel contempo si rinchiude nel suo “fortino” con una tendenza all’autarchia che lo rende indifferente alle proposte che sono formulate all’esterno del suo perimetro. Come ad esempio:

Rapporto 2023 e Controfinanziaria di Sbilanciamoci

(…) È una legge ingiusta, che favorisce i privilegiati, aggrava la situazione dei poveri e dei disagiati, favorisce l’evasione fiscale, accentua la precarizzazione del mercato del lavoro, dà solo le briciole a sanità, istruzione e welfare e non dà risposte al dramma del lavoro, delle diseguaglianze e alla necessità di costruire un nuovo modello di sviluppo e accelerare la transizione ecologica nel nostro paese. Il Rapporto annuale di Sbilanciamoci!, pubblicato nei giorni scorsi, parte da questa analisi per sviluppare la propria consueta controprofinanziaria “Come usare la spesa pubblica per i diritti la pace, l’ambiente” che contiene la Legge di Bilancio auspicata: 75 proposte – quasi 54 miliardi, a saldo zero – per una politica economica diversa e per indirizzare la spesa pubblica verso un modello di sviluppo diverso, fondato sulla sostenibilità, i diritti, la giustizia sociale, la pace. https://sbilanciamoci.info/wp-content/uploads/2022/12/Scheda-sintesi-controfinanziaria_20.12.pdf

Alla Cgil e alla Uil rivolgiamo quel richiamo che prestigiosi sindacalisti di un tempo ripetevano con insistenza: “..gli scioperi giusti sono quelli che riescono”. Una sollecitazione a non “tranquilizzare l’anima” con azioni che non favoriscono l’unità tra i lavoratori, un’indicazione per ricercare e costruire con impegno e fatica risposte e iniziative unitarie diverse da uno sciopero. Un richiamo che vale sempre, in particolare se si tratte di uno sciopero generale, per il quale la pre condizione è l’unità tra le grandi centrali sindacali su priorità avvertite come tali nell’intero paese, come ad esempio può essere l’intero capitolo della sanità dimenticata dalla legge di bilancio, che addirittura a tagliato risorse! Scioperi generali non unitari affermano le identità per lo spazio di un mattino e producono lacerazioni che possono durare anni.

Alla Cisl di Luigi Sbarra – confederazione in cui militano o hanno militato per lungo tempo simpatizzanti e lettori di questo sito – chiediamo di arrestare lo scivolamento nel ben noto “predicare bene e razzolare male” che porta l’organizzazione ad essre nei fatti, comunque sia, “filo governativa”, correndo il grande rischio di diventare megafono di buone intenzioni (per il futuro prossimo) accompagnate da slogan popolari o polpulisti ma nel contempo mal leggendo la strategia e le carte (legge di stabilità e dintorni) del governo. Si può predicare il principio della partecipazione mentre si ruzzola nel ruolo di imbonitori? Non accorgersi della realtà, del sentimento popolare e dei lavoratori, del mondo che sta peggio e che ha voltato le spalle alla democrazia rappresentativa (il voto elettorale) si alimenta il trasformismo nel sindacato, una caricatura del soggetto sociale che vuole e persegue le riforme e la partecipazione dei lavoratori e del popolo intero.

Si legge e si studia poco nel sindacato? Pensiamo di sì. Nella Cisl si è affermato un centralismo autoritario? Sempre ligi ai comunicati di Via Po e “fedeli e allineati” alle parole delle interviste del segretario generale? Pensiamo di sì. Concludiamo le nostre valutazioni allegando un contributo critico sulla Legge di bilancio di un vecchio militante, Rodolfo Vialba, ora pensionato ancora con tessera Cisl, impegnato in “Prendere parola”. Buona lettura per i tanti allegati..

1 commento
  1. Rodolfo Vialba
    Rodolfo Vialba dice:

    Sarebbe certo interessante fare un lavoro di comparazione tra il testo iniziale approvato dal Consiglio dei Ministri e quello approvato dal Parlamento per mettere in evidenza le modifiche introdotte, le ragioni che le hanno determinate ed esprimere un giudizio di merito sui singoli temi e sull’insieme della Legge di Bilancio 2023.
    A parte la lunghezza del testo della Legge (184 pagine della G. U.) e i contenuti, in particolare quelli riferiti ai temi di interesse sindacale, che sono ben conosciuti, un lavoro di approfondimento servirebbe a poco visto che il testo è approvato e ciò che adesso conta è il giudizio politico sulla manovra e sulle tendenze che essa manifesta, giudizio che non può non investire CGIL, CISL e UIL che non sono state in grado di presentarsi al confronto con il Governo con proposte e strategie unitarie e questo è il problema più grave che il movimento sindacale si trova ad affrontare essendo in gioco la sua capacità di iniziativa, di proposta e di mobilitazione, cioè il suo essere interprete e rappresentante di quella parte del popolo italiano, costituita da lavoratori dipendenti e pensionati, che con il loro lavoro, con le tasse e imposte che pagano, coprono oltre l’80% dei costi che lo Stato sostiene in materia di previdenza, assistenza, sanità, scuola, ecc.
    Oltre a questo noi di Prendere Parola, abbiamo il dovere di far sentire la nostra voce alle Organizzazioni sindacali, e in particolare alla CISL alla quale molti di noi sono ancora iscritti, in quanto questa Legge evidenzia la preoccupante tendenza a favorire il lavoro autonomo, area nella quale si evade il 68,3 del reddito IRPEF, mentre sono premiati i percettori di assegni sociali e pensioni minime, per la gran parte ex lavoratori in nero, evasori ed elusori, quando non malavitosi, con una generosa rivalutazione del 8,8% e portando le rendite a 600 euro per gli over 75, facendo pagare però il conto ai pensionati onesti, quelli che hanno rendite da 2.100 euro lordi al mese in su, defraudati come mai era avvenuto negli ultimi 25 anni.
    Se poi dovessero passare le proposte di Berlusconi e di Forza Italia di portare le pensioni a mille euro al mese, aggravata ulteriormente dalla richiesta di azzerare la contribuzione previdenziale per tutte le nuove assunzioni, significherebbero, se venissero accettate, il “fallimento” dell’istituto previdenziale nel breve volgere di qualche anno (Itinerari Previdenziali del 31 dicembre 2022).

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