L’inverno inglese

Cosa succede in Inghilterra? Negli ultimi due secoli grandi eventi anticipatori sono avvenuti in quella parte del mondo, sia per la politica sia per la storia del sindacato. Bill Emmont, su La Stampa del 5 gennaio, analizza quanto sta accadendo da molte settimane nel mondo del lavoro, in particolare dei servizi, concatenati al fallimento degli ultimi governi conservatori. Sono tensioni e disagi sociali ben presenti in altri paesi europei, certamente in Italia con clamorosa evidenza nel Servizi Sanitario Nazionale, nei pronto soccorso, nella medicina territorialie.

Bill Emmott così scrive < Chiunque stia per recarsi in Gran Bretagna nel periodo delle feste farà bene ad aspettarsi qualche cambiamento di programma. Quasi ogni servizio pubblico britannico fondamentale – dai tassisti ai postini, dagli autisti delle ambulanze agli infermieri ai funzionari dell’immigrazione – ha scioperato in una serie di astensioni dal lavoro organizzate proprio per aumentare i disagi durante il periodo delle feste. Chiunque venga in Gran Bretagna, farà dunque meglio a pensarci due volte prima di prendere un treno, scrivere una lettera, avere un incidente o ammalarsi.

Londra, sciopero del personale delle ambulanze – Ansa

Degno di nota, tuttavia, è un aspetto di questa ondata di scioperi: la maggioranza dell’opinione pubblica in Gran Bretagna è a favore degli scioperanti, soprattutto gli infermieri e gli autisti delle ambulanze, anche se le astensioni dal lavoro potrebbero mettere a rischio le vite della gente e di sicuro creeranno disagi alle persone comuni durante le vacanze natalizie.

In verità, potrebbero essere i visitatori stranieri- provenienti dall’Italia, dall’America e da qualsiasi altro posto – ad arrabbiarsi e disapprovare di più tali disagi, laddove invece buona parte di chi risiede nel Regno Unito è arrabbiata e critica nei confronti del governo britannico e non di chi sciopera.

Noi commentatori britannici non siamo ancora riusciti a stabilire quale periodo storico ci rammenti questa ondata di scioperi, ma siamo tutti concordi nel ritenere che il Paese non assisteva a nulla di simile da decenni. Dopo aver detenuto un tempo il record in Europa, insieme all’Italia, per il numero di giornate lavorative perse per scioperi ogni anno durante gli anni Settanta e Ottanta, il nostro Paese nei Novanta e in questo inizio di XXI secolo in pratica non aveva assistito a nessuno sciopero. Adesso, invece, stiamo per candidarci di nuovo a un altro record in Europa.

Il periodo storico al quale si preferisce paragonare quello odierno per alcuni è l’inizio degli anni Settanta, quando si ebbero scioperi di massa in reazione all’inflazione provocata dalla crisi energetica del 1973; per altri è il 1978-79, quando un governo laburista stanco e fragile fu affondato da quello che, volendo citare una famosa espressione shakespeariana, potremmo chiamare “l’inverno del nostro scontento” che portò alla vittoriosa elezione dei conservatori di Margaret Thatcher nel maggio del 1979; per altri ancora, infine, è il periodo delle agguerrite battaglie tra la signora Thatcher, i minatori e altri sindacati degli operai tra il 1984 e il 1985, quando la prima lottò per sbriciolare il potere dei secondi.

Per quanto mi riguarda, io propendo per “l’inverno dello scontento” del 1978-79, non soltanto perché gli scioperi di questi giorni sono in inverno, ma anche perché ancora una volta sono diretti contro un governo indebolito e fragile, questa volta conservatore. In verità, uno dei fattori scatenanti di queste astensioni dal lavoro è proprio la più debole natura del governo conservatore, dopo 12 anni al comando e ben tre Primi ministri diversi nel corso del 2022. La grande differenza tra oggi e qualsiasi altro periodo di grandi scioperi in Gran Bretagna negli anni Settanta e Ottanta è che, mentre a quei tempi gli scioperi più importanti erano in miniera e nelle fabbriche di automobili, oggi le astensioni dal lavoro si sono allargate al Servizio sanitario nazionale, tanto che nei 75 anni della sua storia infermieri e autisti delle ambulanze sono in sciopero per la prima volta in assoluto.

Ai tempi, quando minatori e operai delle fabbriche di automobili fecero sciopero, il Paese si divise tra chi stava dalla loro parte e molti altri, perlopiù nelle industrie dei servizi, che non lo erano. Oggi che gli scioperi sono organizzati quasi interamente nel settore pubblico, o in settori regolamentati e sovvenzionati dal governo come quello ferroviario, l’opinione pubblica sta reagendo in modo assai diverso. Per il momento, infatti, l’opinione pubblica sostiene perlopiù chi sciopera, in particolare coloro che ricevono basse retribuzioni come infermieri, postini e autisti di ambulanza, ed è comprensiva anche nei confronti di chi guadagna di più come i tassisti.

La domanda cruciale, nondimeno, è la seguente: perché in Gran Bretagna sono in atto così tanti scioperi, rispetto agli altri Paesi europei? Tutti condividiamo la stessa crisi del costo della vita, tutti stiamo subendo la stessa inflazione con un tasso annuo del 10 per cento o più, tutti abbiamo governi che fanno fatica a governare per gli enormi debiti pubblici dovuti alla pandemia e, adesso, anche alla guerra in Ucraina.

Di sicuro, la situazione economica britannica è diventata tra le più fiacche in Europa occidentale. La Gran Bretagna è l’unica nazione nel gruppo dei Paesi avanzati del “G-7” ad avere un Pil inferiore a quello del 2019 prima che scoppiasse la pandemia. Come in Italia, negli ultimi dieci anni i redditi delle famiglie, al netto dell’inflazione, hanno continuato a contrarsi. Per colpa della Brexit, gli investimenti delle aziende sono diminuiti e gli scambi commerciali con i nostri ex partner della Ue si sono considerevolmente ridotti. Al tempo stesso, rispetto agli standard storici il tasso di disoccupazione in Gran Bretagna, pari al 3,7 per cento della forza lavoro, è basso ed è circa la metà di quello italiano. Oltre a questo indice particolarmente basso, dal 2019 abbiamo visto moltissime persone, forse più di mezzo milione, uscire dai ranghi della forza lavoro per motivi connessi alla pandemia, spesso per “long Covid” e anche per altri malanni, oppure optare per il pensionamento anticipato.

Questo mix fatto di economia fiacca, reddito delle famiglie in calo e penuria di manodopera ha incoraggiato i sindacati del settore pubblico a programmare gli scioperi. Molti che operano nel settore pubblico sono tra i lavoratori meno pagati in assoluto in Gran Bretagna. Peraltro, proprio la penuria di manodopera fa capire loro di meritare un salario migliore, e alcuni sostengono che una retribuzione più alta nel settore pubblico in verità attirerebbe molte più persone a tornare a far parte della forza lavoro.

Manifestazione a Londra

L’aspetto più importante di tutti, in ogni caso, è che il governo è fragile e debole. In definitiva, il governo è il datore di lavoro con il quale tutti questi sindacati del settore pubblico devono negoziare. Il governo piange miseria, ma i sindacati sanno benissimo che la peregrina situazione delle finanze pubbliche in Gran Bretagna in grandissima parte è imputabile proprio al Partito conservatore, a causa della scarsa crescita dell’economia risultante dalla Brexit e, soprattutto, alla deleteria esperienza dei 45 giorni di Lizz Truss nelle vesti di Primo ministro a settembre.

Gli scioperanti, quindi, stanno sfidando il Partito conservatore a resistere alle loro richieste di aumenti salariali e, così facendo, a diventare sempre più impopolare, forse a sprofondare una volta per tutte e dover affrontare poi un disastroso risultato nel 2023 quando si svolgeranno le elezioni.

Gli scioperanti, soprattutto gli infermieri, sanno che l’opinione pubblica crede davvero che loro siano gravemente sottopagati e pensa che il lavoro del Servizio sanitario nazionale durante la pandemia meriti di essere ricompensato con un aumento di stipendio. Il fatto che gli aumenti salariali possano essere sovvenzionati da un aumento delle tasse, peraltro, non sembra aver scoraggiato il sostegno dell’opinione pubblica.

Per il momento, la scommessa sembra buona. O con il nuovo anno i conservatori faranno concessioni che potrebbero portare a salari più alti, oppure ci sarà una crisi politica che condurrà a elezioni anticipate, e un nuovo governo laburista potrebbe finire con il garantire retribuzioni più alte nel settore pubblico. Non resta quindi che auspicare che, nel frattempo, non vadano perse invano delle vite umane.> Traduzione di Anna Bissanti —

Nel discorso di inizio d’anno il premier Sunak promette di dimezzare l’inflazione e annuncia cinque priorità programmatiche. Aprire l’allegato

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