Per una Europa più sicura

Il secondo numero di ECO, la nuova rivista mensile di economia diretta da Tito Boeri, titola in copertina “I nuovi contorni della sovranità economica europea”. L’editoriale Un’Europa più sicura” così inizia << Alla vigilia delle elezioni europee ci occupiamo di Europa. E in particolare di come renderla meno vulnerabile a crisi internazionali che spesso non hanno origine nei confini del Vecchio Continente. Le sfide sono tante e complesse: l’Europarlamento che uscirà dal voto di giugno sarà in grado di affrontarle?…>>

Prosegue << Negli ultimi quindici anni siamo stati investiti da una serie di shock economici globali senza precedenti. Solo uno, la crisi del debito sovrano, è scaturito all’Interno dell’Unione europea e in gran parte come conseguenza della grande recessione innescata dalla crisi del mercato dei subprime negli Stati Uniti. Gli altri shock hanno avuto genesi altrove: negli Stati Uniti (mutui ipotecari e crisi finanziaria globale del 2008-9), in Cina (pandemia da Covid-19 nel 2020 e conseguente lockdown e interruzione delle catene globali del valore che distribuiscono il processo produttivo su più paesi), in Russia (invasione dell’Ucraina e crisi energetica del 2022).

Come documentiamo in questo numero di Eco, il prossimo shock globale potrebbe provenire dal mare, non solo con il dirottamento del traffico al di fuori del Canale di Suez a seguito degli attacchi dei ribelli Houthi, ma anche con il potenziale blocco dello stretto di Hormuz in caso di estensione del conflitto in Medio Oriente e per via degli effetti del cambiamento climatico sulla percorribilità del Canale di Panama. Anche in questo caso eventi al di fuori dei confini del Vecchio Continente. Eppure, l’Europa è stata pesantemente investita da tutte queste crisi di matrice esterna, in modo talvolta non meno dirompente delle aree direttamente colpite…

La velocità di propagazione degli shock è stata tale da impedire di trovare per tempo contromisure. Molti paesi europei, tra cui il nostro, non hanno ancora interamente recuperato il terreno perso negli ultimi tre lustri: il reddito pro-capite degli italiani è tuttora al di sotto di quello del 2007, alla vigilia della Grande Recessione, e sono stati quindici anni molto difficili, con un aumento della povertà e l’emergere di nuove disuguaglianze, che hanno minato la tenuta del tessuto sociale in molti paesi.

Il processo di integrazione europea dal Trattato di Roma in poi ha sempre avuto un carattere principalmente di natura economica. Si sono ridotte e poi rimosse barriere commerciali, si sono liberalizzati i mercati dei capitali, si è sancito (anche se non del tutto applicato) il principio della libera mobilità del lavoro nell’ambito dell’Unione, sono state create e poi rafforzate autorità di regolazione dei mercati operanti a livello continentale, solo per menzionare alcuni dei passi più significativi della crescente integrazione economica.

E poi c’è stato il processo che ha portato alla moneta unica, all’euro, ripercorso nel primo numero di questa rivista. I poteri nell’ambito delle relazioni geopolitiche internazionali e della difesa sono, invece, rimasti quasi interamente prerogativa dei singoli stati membri. La separazione fra integrazione economica e protezione degli interessi strategici a livello nazionale ha retto finché rischio economico e rischio geopolitico potevano essere gestiti in gran parte in modo separato (…)

Tito Boeri nella seconda parte si sofferma su questi punti  

  • Il prossimo shock potrebbe provenire dal mare
  • L’Europa si scopre più vulnerabile
  • La classe politica europea che uscirà dalle urne sarà in grado di affrontare queste sfide?
  • Le lezioni dei governi tecnici e quelle del superbonus

Boeri conclude con una riflessione sul difficile rapporto fra tecnici e politici <<  In questo numero affrontiamo anche il rapporto fra tecnici e politici, guardando non solo all’attualità ma anche al passato. Mentre l’Italia vota al Parlamento europeo compatta (e in netta minoranza) contro il nuovo Patto di stabilità e crescita, tutta la nostra classe politica è corresponsabile dello scempio compiuto con il Superbonus. Alimentiamo così tutti i peggiori stereotipi che soprattutto nel Nord Europa ci descrivono come un paese fiscalmente irresponsabile. I bonus edilizi in soli tre anni ci sono costati più del Pnrr, che sarà spalmato almeno su sei anni. Alle responsabilità dei politici nell’aver aperto una voragine nei nostri conti pubblici comparabile a quella delle baby pensioni sembrano aggiungersi anche quelle dei tecnici, che hanno ripetutamente e gravemente sottostimato l’impatto sui conti pubblici della misura. Una delle ragioni addotte per l’elezione diretta del Presidente del Consiglio è evitare nuovi governi tecnici. Giuliano Amato, che ha portato l’Italia fuori dalla crisi valutaria del 1992, commenta l’autobiografia di Mario Monti, che ha portato l’Italia fuori dalla crisi del debito pubblico del 2011. Sullo sfondo la figura di Mario Draghi, altro Presidente del Consiglio tecnico.>>   

In allegato il testo completo dell’editoriale e due articoli

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