OCCUPY LIBERAZIONE E STAMPA DI SINISTRA – editoria – 3/12/012

Dal primo dell’anno il quotidiano Liberazione non è più in edicola per decisione dell’editore Mcr, cioè di Rifondazione Comunista. La redazione e le Rsu hanno deciso di proseguire le pubblicazioni on line per mantenere vive le loro ragioni, per difendere l’occupazione di 50 lavoratori. E’ un caso che non rimarrà isolato, sono circa 70 le testate – a bassa tiratura –  che sono a rischio di chiusura per il taglio dei finanziamenti all’editoria deciso dal Governo Berlusconi e non modificato, finora, dal governo Monti.

Molti sono gli attestati di solidarietà che sono pervenuti a Liberazione, leggibili sul suo sito www.liberazione.it che sono concordi nell’individuare come causante il taglio dei finanziamenti pubblici. Si perde così l’occasione d’interrogarsi sulla causa principale che rende precaria la stampa di sinistra, ovvero la bassa vendita. In questi giorni un redattore di Liberazione intervenendo sul filo diretto di “Prima pagina”, l’ascoltato programma radio di prima mattina, ricordava che Liberazione vendeva appena 5.000 copie. Una quantità da default per un quotidiano nazionale in edicola, rispettabile per un bollettino di partito. Anche il Manifesto e l’Unità, da anni, registrano tirature modeste che portano al rosso i loro bilancio.

 

Se l’elettorato del centro-sinistra e della sinistra non acquista i propri quotidiani non è certo per colpa del governo. In Italia si vendono mediamente, per le 56 testate nazionali, 4.070.108 copie ( dato Fieg di ottobre 2011). Le rilevazioni Ads sulla diffusione media e totale vendite delle 56 testate nazionali,  confronto tra settembre 2010 e 2011, sono deprimenti per la stampa sinistrata. Evidentemente l’antiberlusconismo ossessivo con paginate e paginate di critiche sul Cavaliere non tira più ed i gravi problemi dell’occupazione, del salario e del debito pubblico hanno preso il soppravvento e su questi non esiste tutt’ora una politica alternativa di sinistra che sia credibile rispetto al liberismo temperato e non faccendiero.

 

La Repubblica scende nelle vendite a settembre del 4,1% con 397.000 copie, L’Unità precipita a -10% con poco meno di 40.000 copie, Il Manifesto a -7,9% con 15.376 copie. Liberazione, come detto, si è fermata a 5.000. Un disastro, non spiegato solamente dalla crisi dell’editoria. La Stampa con circa 238.000 copie perde il 2%; il Corriere della Sera  si attesta a 438.752 con una perdita modesta del 0.8%, Il Sole 24 Ore con circa 179.000 copie aumenta invece del 10% le sue vendite.

Il popolo dei lettori della stampa di sinistra dopo tante discussioni non ha ancora trovato il modo ed i criteri per incontrare “il mercato degli elettori di sinistra e del centro-sinista”.

Come per l’economia anche per l’editoria si fa fatica a discutere di prodotto, di qualità, di efficacia e dintorni. La qualità di un giornale sarebbe più interessante, e letto,  se esprimesse un’informazione ed un dibattito pluralista e meno fazioso. Specialmente  per la sinistra dove non manca il settarismo e la faziosità nemici dichiarati per processi di unità.

 

Perché non agire per rendere possibile l’avvento di un giornale unitario nell’informazione ma pluralista  nel commento, con pagine riservate alle testate storiche dell’Unità, del Manifesto, di Liberazione. E’ difficile ma si può. Fa parte delle cosiddette utopie realizzabili. E a sinistra c’è ne un gran bisogno.

 

Per saperne di più leggi i 6 allegati

Allegato:
Dati Ads_sett2011-10_quote.xls
Cdr e Rsu Liberazione.doc
Comunicato dell’editore Mcr.doc
Il comunicato della FNSI.doc
Liberazione solo on line.doc
Occupy Liberazione.doc

1 commento
  1. noname
    noname dice:

    Il manifesto che accusa rifondazione di chiudere liberazione. Liberazione che accusa il manifesto di greve e segreta soddisfazione. I redattori di liberazione che accusano rifondazione di atto suicida. Rifondazione che accusa il governo di voler affondare le voci libere. Un paesaggio che spiega perchè si vendono poche copie: perchè si rimuove un semplice fatto: a decretare la chiusura di queste testate sono i lettori che disertano le edicole e non per questo si fanno abbindolare dal regime evitando di leggere organi sedicenti insostituibili. Adriano Serafino ha ragione in pieno e perciò nessuno prenderà in considerazione le sue spiacevoli proposte. Ciao Mario Dellacqua

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