MEGLIO LA PATRIMONIALE – M.Dellacqua – politica 3/12/11

Le tasse sono le colonne portanti del patto sociale di uno Stato. Quindi non sono mai faccende tecniche, ma eminentemente politiche. (…). Aumentare l’Iva non è una scelta di mera efficienza economica al fine di ridurre il debito e il deficit. Un aumento dell’Iva o delle tasse sui carburanti è per sua natura sempre iniquo perchè va contro la principale caratteristica della giustizia distributiva, e cioè trattare in modo simile situazioni simili e in modo diverso situazione diverse (Don Milani diceva che “non si possono fare parti uguali tra diseguali” ndt).

L’Iva sui consumi la pagano il milionario e la famiglia numerosa, il disoccupato e lo speculatore finanziario (…)Non si può e non si deve tassare il vino da tavola con la stessa aliquota dei superalcoolici (…) Non si possono aumentare l’Iva e le imposte indirette senza mettere mano a una riforma delle imposte sui patrimoni.

Tassare oggi i patrimoni ha molti pregi. I principali pregi sono un riequilibrato rapporto tra la tassazione dei redditi: la diseguaglianza nei patrimoni è molto maggiore (più del doppio) della diseguaglianza nei redditi. Il 10% più ricco della popolazione detiene circa il 50% del valore totale della ricchezza, mentre per quanto riguarda i redditi (dichiarati!) la distribuzione è più egualitaria (il 20% più ricco detiene circa il 40% del totale dei redditi).

Tassare i patrimoni tende allora a riequilibrare i punti di partenza dei cittadini, perchè può produrre effetti seri nella riduzione della disuguaglianza (che un aumento dell’Iva invece aumenta). Effetti etici ma anche direttamente economici, perchè un ceto medio impoverito non esprime quella domanda interna essenziale per rilanciare lo sviluppo economico.

L’ex premier Berlusconi esclude invece la patrimoniale perchè “abbatterebbe il valore degli immobili del 12-15 per cento, e con in più l’effetto psicologico sarebbe il disastro”. Qui c’è il vecchio vizio dei ceti privilegiati di considerare inflazionistico e improduttivo o addirittura parassitario il denaro nelle tasche dei lavoratori e dei pensionati, mentre conservato nei loro caveaux il medesimo denaro acquisirebbe di incanto virtù espansive e benefiche per il progresso comune. Ma c’è “l’effetto psicologico” da evitare, perchè i ricchi, come ha scritto John Kennet Galbraith “sentono avvertono più profondamente dei poveri le ingiustizie di cui pensano di essere vittime e la loro capacità di indignazione non conosce limiti. Quando i poveri sentono i loro lamenti, pensano che la classe privilegiata soffra davvero e accettano la propria sorte con più filosofia. Si tratta di un calmante a effetto immediato”.

Chi vive con la minima a 600 euro mensili rischia qualche “effetto psicologico” generalmente innocuo per la pace sociale e non preoccupa quelli come Berlusconi perchè ormai ci ha fatto il callo.

  • L. BRUNI, La vera ricchezza è la gente, “Avvenire”, 1 dicembre 2011
  • A. PICARIELLO, E Berlusconi avverte il premier, “Avvenire”, 30 novembre 2011.
  • P. CARNITI,  La società dell’insicurezza, Città aperta, Roma 2001, p. 26

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