A Kiev la marcia “per il cessate il fuoco!”

Sulla guerra in Ucraina ne sappiamo troppo poco e sempre meno: ci raccontano che i russi avanzano, spianano città con l’artigliera e poi occupano con le truppe, che il mondo si è spaccato ( ma come?) e la Nato si è allargata, che sul gas russo la Ue ha subito (anznziché imporla) l’iniziativa di Putin – Gazpron che pur vendendo molto meno gas all’Europa incassa di più con ilprezzo alle stelle che spinge l’inflazione a livelli alti… e altro ancora. Su iniziative diplomatiche per porre uno stop alle bombe sono pochissime le notizie….

L’Avvenire nei giorni scorsi, e pochi altri media, aveva annunciata la notizia della coraggiosa iniziativa sorta dal mondo pacifista. Si legge. L’Italia non violenta in marcia per la Pace verso Kiev .Movimento europeo di azione non violenta (Mean), pronto a partire per un incontro con la società civile ucraina alla ricerca di strategie per il dialogo la fine del conflitto. Arrivo previsto l’11 luglio. Il pacifismo italiano si organizza e prende forma nella “marcia per il cessate il fuoco” che porterà a Kiev il Movimento europeo di azione non violenta (Mean). Un raggruppamento di 35 organizzazioni che da due mesi lavora per trasformare la speranza di pace in un’iniziativa concreta, nella convinzione che la fine del conflitto possa e debba muovere i passi anche dal basso e che gli aiuti militari alla resistenza, per quanto dovuti, non siano sufficienti.

A Kiev la marcia per la pace è arrivata con un risultato oltre le aspettative. Il direttore di ‘Vita’ commenta l’iniziativa di 35 associazioni italiane che hanno incontrato la società civile ucraina in una capitale ancora sotto tensione. Eravamo attesi – racconta – e l’accoglienza è stata magnifica; si pensa a progetti per bambini traumatizzati, a puntare sul turismo per la fase di ricostruzione, a valorizzare la democrazia deliberativa. Il grazie del Nunzio che invita a usare creatività e tenacia nell’azione non violenta. Il dettagliato resoconto è di Antonella Palermo – Città del VaticanoAzione non violenta non vuol dire passività, ma azione, appunto, messa in moto di percorsi di fraternità e riconciliazione nel convincimento che “le armi non portano mai alla soluzione”. E’ quanto è stato ribadito oggi a Kiev da un centinaio di rappresentanti di 35 associazioni riunite nel Mean “Movimento europeo di azione nonviolenta” (realtà ecclesiali, società civile, politici…) che hanno marciato per la pace insieme a una cinquantina di rappresentanti istituzionali e della società civile in Ucraina. Per farlo hanno scelto il giorno in cui si celebra il patrono d’Europa, san Benedetto, e si ricorda il massacro di Srebrenica. Si è trattato della prima manifestazione italiana di cittadinanza attiva che ha fatto tappa nella capitale ucraina ancora sotto assedio russo. L’arrivo in città nella tarda serata di domenica, segnato dal suono delle sirene anti-missile. Una parte della notte trascorsa nel bunker sotto l’albergo che li ospita. Domani all’alba la ripartenza verso l’Italia. (…) prosegui con questo link https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2022-07/kiev-marcia-pace-movimento-mean-guerra.html

Vedi altri articoli di commento all’incontro dell’11 Luglio a Kiev, di Marco Bentivogli pubblicato su Domani (in allegato) , di Emanuele Giordana su Il Manifesto (in allegato) e di Giacomo Gambassi su L’Avvenire con questo link https://www.avvenire.it/attualita/pagine/i-pacifisti-a-kiev-l-incontro-mean

Il progetto era stato presentato alla Camera sottolineando che la data di Lunedì 11 Luglio non era casuale perché si tratta del giorno di San Benedetto, patrono d’Europa, ma è anche l’anniversario dell’inizio della tragedia di Sebrenica, tra le pagine più nere della storia continentale dal secondo dopoguerra a oggi.

La giornata è stat programmata per «un incontro tra due società civili – spiega Angelo Moretti, portavoce di Mean – che discuteranno assieme di pace, ma anche delle possibili strategie per tutelare la cultura ucraina, per difendere i bambini, per coinvolgere l’opinione pubblica nei negoziati. Il tutto in collegamento con 20 piazze italiane. Un confronto che produrrà dei documenti in cui delineare le iniziative da mettere in campo e al quale parteciperanno anche autorità locali e il nunzio apostolico in Ucraina».

Sebbene negli incontri preparatori tra i partecipanti siano emerse sensibilità diverse su alcuni temi, il denominatore comune, oltre che la ricerca della pace, è la convinzione della necessità di pensare non solo al conflitto, ma anche a quello che avverrà dopo. In particolare si è discusso molto dei Corpi civili di pace, per molti partecipanti uno strumento essenziale, nel caso di una tregua, per agire come forza di interposizione. «Chiediamo all’Europa di prendere un’iniziativa forte e siamo orgogliosi che questa spinta nasca in Italia – fa notare Riccardo Bonacina, giornalista e fondatore di Vita.it –. Nel 2014, grazie a un emendamento voluto da Sel, fu stanziato un finanziamento di 9 milioni per i Corpi civili di pace, ad oggi ne sono stati spesi 4. Mentre per le spese militari, nello stesso arco di tempo, sono stati investiti 190 miliardi di euro».

Il Mean però, in collaborazione con la rete di Piccoli Comuni del Welcome, si sta muovendo già adesso con l’organizzazione, da luglio a settembre, di alcuni summer camp per le famiglie e i minori ucraini. Si tratta per lo più di orfani e vedove di caduti in guerra, individuati dall’assessorato alle politiche sociali del Comune di Kiev. Persone che hanno visto e sofferto tanto, a cui il progetto vuole regalare un tempo di pace e serenità lontano dalle bombe. «La pace non può essere delegata a qualsiasi governo – avverte Marco Bentivogli coordinatore di Base Italia –. La costruzione di una società civile internazionale è il coronamento vero del sogno europeo. Mentre stiamo rischiando di costruire un’interdipendenza istituzionale ma non tra i popoli».

Questo però non significa lasciar fuori la politica, che anzi è chiamata a raccogliere la sfida per la fine del conflitto e a rappresentarla con forza nelle sedi istituzionali: «L’impegno per la pace va costruito anche nei momenti più bui, non solo con la diplomazia, ma anche con il contatto tra i popoli. Essere a Kiev fisicamente è un grande segno di fratellanza – ragiona il deputato dem Graziano Delrio –. Ma il grande punto su cui anche la politica deve esserci e quello di non abituarci a questa guerra, che è sangue, orrore e fallimento della politica dell’umanità per usare le parole di Papa Francesco. Dobbiamo continuare a parlarne, a raccontare la terribile tragedia che porterà con sé. C’è bisogno di una battaglia politica forte, che spinga i governi a trovare le ragioni della pace, come fu fatto con la conferenza di Helsinki nel ’75». M.M. giovedì 7 luglio 2022 L’Avvenire https://www.avvenire.it/attualita/pagine/mean-a-kiev https://ilmanifesto.it/la-guerra-e-limpervia-strada-della-pace

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