LO SCANDALO VW E IL FUTURO DEL DIESEL – T.Ferigo – frode diffusa? –

Lo scandalo Volkwagen ha lasciato di stucco l’intera società tedesca, non solo. La TV nazionale sta dedicando trasmissioni ampie e non superficiali sulla questione: interviste ad esperti del settore: economisti, produttori, dirigenti VW, sindacato. Numerosi anche gli interventi di leaders politici. Non è esagerato dire che la comunità economica tedesca è sotto shock.

Al di là dell’enorme danno per la casa automobilistica e l’economia tedesca è anche interessante vedere le cadute sulla politica ecologica. Lo scandalo getta dubbi sulla realtà delle emissioni inquinanti da veicoli nuovi, in particolare gasolio.

Da anni, le ONG tedesche ambientaliste denunciano il crescente divario tra i risultati del laboratorio di prova di inquinamento per certificare i veicoli e quelli raggiunti in condizioni di guida reali.

Nell'ottobre 2014, il Consiglio internazionale sui mezzi di trasporto puliti (ICCT), l'ONG che ha avvisato le autorità statunitensi sul caso Volkswagen, ha pubblicato uno studio concludendo che i  nuovi motori diesel  emettono in tempo reale sette volte più ossidi di azoto rispetto allo standard Euro 6, che sono chiamati a rispettare. Dal 2017, due nuovi test procedure saranno implementati , al fine di ottenere risultati più realistici sull’ emissione.

Una frode diffusa?

Partendo da questi dati conosciuti, resta da vedere, osservano molti esperti e Ong, se altri produttori hanno fatto ricorso agli stessi metodi di VW nel manipolare i risultati delle prove sulle emissioni.

BMW sembra esserne fuori causa dalle analisi del ICCT, ma la domanda sorge spontanea per Renault e PSA Peugeot Citroen, i due grandi sostenitori francesi del diesel.

Si tenga conto che i motori in questione riguardano vetture di alta gamma, segmento dove FIAT- Chrysler ha un peso meno rilevante. E che l’azienda ha dichiarato che il diesel può essere la strategia vincente per recuperare terreno.

Un sondaggio europeo, come richiesto dal ministro francese delle finanze Michel Sapin, mostra che la frode si estende ad altri produttori in Europa. E’ in gioco non solo  il futuro del diesel ma la strategie delle case auto che ne hanno fatto un cavallo di battaglia e i piani industriali, (se ci sono). Non sarebbe bene discuterne anche da noi, senza troppo rallegrarsi delle difficoltà altrui?

Toni Ferigo

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