LETTERA DEI LAVORATORI A MARCHIONNE – redazione – sindacato 18/6/10

I lavoratori della Fiat Mirafiori sottoscrivono a migliaia una lettera aperta all’ad Sergio Marchionne. Tra mercoledì 16 e giovedì 17, in calce al testo sotto riprodotto, sono già state raccolte, alle sole Carrozzerie di Mirafiori, 2.500 firme, circa la metà degli addetti del settore. Altre 400 firme sono state raccolte il 17 giugno alle Presse di Mirafiori. Secondo quanto reso noto dalla Fiom di Torino, la raccolta di firme sarà estesa ad altri stabilimenti torinesi del Gruppo Fiat, tra cui la Bertone e la Iveco. La sottoscrizione di documenti analoghi è in corso anche alla Fiat Auto di Cassino (Frosinone) e alla Sevel di Atessa (Chieti).

Ci sono anche stati scioperi di protesta a Mirafiori per "mettere le mani avanti" e far capire che l’accordo di Pomigliano non è esportabile. La Fiom ha comunicato che nella mattina di venerdì tutte le linee erano ferme ed un corteo di 1000 lavoratori era uscito dalla Porta 2 di C.so Tazzoli. La Fiat da parte sua ha diffuso il dato del 30% di partecipanti alla fermata. Anche alla Savel di Chieti, giovedì 17, si sono effettuati scioperi di 2 ore per turno.

Questo il testo

Nella storia ormai centenaria della Fiat, noi lavoratrici e lavoratori abbiamo sempre dato il nostro contributo che é stato tanto più determinante per l’Azienda e per il Paese quanto più é stato libero il nostro agire. 

L’ultimo nel 2002, prima del suo arrivo, quando abbiamo difeso gli stabilimenti, a partire da quello di Mirafiori, mentre molti soggetti ne avevano già decretato la chiusura. 

Lo abbiamo sempre fatto con grande senso di responsabilità, con grandi sacrifici, con molta determinazione. 

La stessa determinazione che Lei ci ha riconosciuto nei primi anni qui da noi a Mirafiori. 

Questa crisi, che tutti dicono essere diversa ed eccezionale, vede però, come sempre, le lavoratrici ed i lavoratori pagare il prezzo più alto. 

Di fronte alla possibilità di vedere la produzione aumentare negli stabilimenti italiani, siamo pronti a fare la nostra parte, ma questo non può avvenire a scapito dei nostri salari, dei nostri diritti, della nostra dignità e della possibilità di contribuire a migliorare la nostra vita e la stessa impresa in cui lavoriamo. 

Fare la nostra parte per noi vuol dire sforzo e lavoro, ma anche, e allo stesso modo, difesa della nostra salute e dei nostri diritti: la messa in discussione di questi per i lavoratori di Pomigliano è per noi la messa in discussione dei nostri: per questo siamo con loro, ci consideri in campo. 

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