La scelta del Presidente Mattarella ha riportato in ventiquattrore il mondo politico alla scelta dell’unità nazionale per fare fronte a tre emergenze: sanitaria, economica e sociale in continuo aggravamento. Un’indicazione a sorpresa per i partiti che – con incredibile rapidità, salti di “guaglia” con un improvvisato trasformismo linquistico che non ammaina le bandiere rivendicative identitarie (e in tal caso il campione è certamente Matteo Salvini) – ora si accingono alla grande coalizione confidando nel carisma di Mario Draghi, chiamato a orientare l’azione del Governo e del Parlamento per una vera cultura unità nazionale per soluzioni concrete e in tempi brevi sulle tre emergenze nazionali, considerando l’Europa un valore primario per risolvere grandi nostri atavici problemi.

Solo il tempo e l’impegno a partecipare alle scelte daranno risposte. Anche per il rispetto della Costituzione e del ruolo propositivo del Parlamento da molti anni ridotto a organismo di ratifica delle oscure mediazioni tra ministri. Alcune cose importanti si potranno conoscere e percepire dal discorso programmatico di Draghi al Parlamento per la fiducia.

L’Espresso del 14 febbraio con l’emblematica copertina “Draghizzati” pubblica numerosi articoli: Grillo uomo di sistema, Salvini europeista, Zingaretti e Berlusconi a braccetto, Renzi tace, così SuperMario sconvolge la politica, l’opportunità e il rischi. Abbiamo scelto alcuni articoli di merito e di commento che riguardano le grandi sfide del nostro Paese.

Il discorso di Mario Draghi al Senato, Mercoledì 17 febbraio– Un governo “per il paese”, per la ricostruzione con spirito repubblicano. Le priorità indicate sono: pandemia, scuola, transizione verso uno sviluppo ambientale sostenibile, protezione del lavoro, scegliendo quali attività garantire e quali accompagnare al cambiamento. Riforme fiscali, della P.A. e della giustizia, ancoraggio all’Europa e all’euro.

Ha definito l’identità del governo con queste parole, certamente rivolte ai sovranisti di vario colore. Questo governo nasce nel solco dell’appartenenza del nostro Paese, come socio fondatore, all’Unione europea, e come protagonista dell’Alleanza Atlantica, nel solco delle grandi democrazie occidentali, a difesa dei loro irrinunciabili principi e valori.  Sostenere questo governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro, significa condividere la prospettiva di un’Unione Europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione. Gli Stati nazionali rimangono il riferimento dei nostri cittadini, ma nelle aree definite dalla loro debolezza cedono sovranità nazionale per acquistare sovranità condivisa. Anzi, nell’appartenenza convinta al destino dell’Europa siamo ancora più italiani, ancora più vicini ai nostri territori di origine o residenza. Dobbiamo essere orgogliosi del contributo italiano alla crescita e allo sviluppo dell’Unione europea. Senza l’Italia non c’è l’Europa. Ma, fuori dall’Europa c’è meno Italia. Non c’è sovranità nella solitudine. C’è solo l’inganno di ciò che siamo, nell’oblio di ciò che siamo stati e nella negazione di quello che potremmo essere. Siamo una grande potenza economica e culturale. Mi sono sempre stupito e un po’ addolorato in questi anni, nel notare come spesso il giudizio degli altri sul nostro Paese sia migliore del nostro. Dobbiamo essere più orgogliosi, più giusti e più generosi nei confronti del nostro Paese. E riconoscere i tanti primati, la profonda ricchezza del nostro capitale sociale, del nostro volontariato, che altri ci invidiano. In allegato una sintesi e il testo integrale.

Audio-video discorso di Mario Draghi  https://www.youtube.com/watch?v=BYJzL9ki2Tc

 

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