Paolo Griseri su  La Stampa intervista Altan-Cipputi. Cipputi in giuria. Per aggiudicare il premio a lui intitolato, che il 14 e il 15 luglio a Bologna sceglierà il miglior film dedicato ai temi del lavoro. Dal 2021 la rassegna, nata a Torino per iniziativa della Fiom e del suo animatore, Cosimo Torlo, si è trasferita in Emilia perché l’allora direttore del Torino Film Festival, Stefano Francia di Celle, non aveva più ritenuto di sostenerla.

Altan, trasloco forzato quello di Cipputi? «A Bologna mi trovo benissimo. Ricordo che due anni fa mi chiamò questo direttore del festival di Torino e mi disse che i nostri costi non erano sostenibili».

Costavate molto? «Bah, una notte di albergo. Credo che fosse una scusa. Ho capito che non ci volevano più. E me ne sono andato. A Bologna ho trovato ospitalità nella manifestazione “Sotto le stelle del cinema” e sono molto soddisfatto».

Intervista su La Stampa del 6 luglio 2022

Parliamo di cose più serie: come sta Cipputi? «Bisognerebbe chiederlo a lui».

Lei non lo incontra? «Ogni tanto, quando passa».

Una volta lo vedeva più spesso? «Una volta era al centro della società, tutti parlavano di lui».

E oggi? «Beh diciamo che è un po’ più defilato».

Diciamolo: oggi l’operaio Cipputi non conta una cippa… Mi scusi il gioco di parole.  «Beh è davvero cambiato tutto. Anche lui ha modificato il suo modo di pensare. Una volta c’era la classe. Lui era la classe. Esprimeva il punto di vista di un soggetto collettivo».

Oggi? «Tutto si è frantumato. Ciascuno è solo, anche sul posto di lavoro. I Cipputi sono tantissimi e pensano cose diversissime. L’unità sindacale è andata in pezzi. Il mondo è cambiato intorno a lui, come potrebbe rimanere lo stesso?».

Cipputi ha nostalgia del tempo che fu? «No, direi proprio di no. Cipputi non è un nostalgico».

Però la classe, essere al centro dell’attenzione, tutte cose che fanno piacere… «Certo, ma Cipputi non è mai stato un nostalgico. Quando ha compiuto 10 anni è stato scritto che lui era il simbolo di coloro che fanno bene il loro lavoro, precisi, meticolosi».

Come l’ha incontrato? «Non me lo ricordo molto bene. E’ arrivato insieme a molti altri personaggi. E piano piano ha preso vita autonoma».

Che cosa ha detto nella prima vignetta? «Non so se fosse la prima. In una delle prime un compagno di lavoro gli chiede: ‘E il costo della vita?’. E lui risponde: ‘Dipende, a venderla o a comprarla?”».

Tema di una certa attualità ancora oggi…  «Vero, ma rispetto ad allora, tutto è diverso».

Cipputi le ha mai parlato della guerra?  «La guerra è una schifezza, bisogna farla finire».

E chi non sarebbe d’accordo? Ma come? «Questo è un grossissimo problema. Non ho la soluzione».

Che cosa pensa Cipputi? Che paghiamo di più il gas per difendere l’Ucraina? «So che qualcuno la pensa così. Io non posso immaginare che si possano mettere sullo stesso piano le vite dei bambini ammazzati e la bolletta del gas. E credo che nemmeno Cipputi lo pensi».

Chi è oggi Cipputi? Dove vive, che cosa fa? «Beh non è più al tornio. Ha una certa età, è in pensione. Più facile trovarlo al bar…».

O alle feste dell’Unità?  «Eh, quante volte a quelle feste mi avvicinavano per dirmi: “Confessa, Cipputi sono io”».

Oggi, politicamente, con chi sta Cipputi?  «Oggi Cipputi è un fedele».

A chi?  «Ma al Pd».

In passato ha avuto degli sbandamenti?  «Beh, come tutti».

E’ stato grillino?  «No, quello no assolutamente».

E perché mai? Non gli piace il campo largo? «Abbiamo detto all’inizio che lui è un professionista, è uno meticoloso, preciso. Non gli piacciono i dilettanti, non si metterebbe mai con loro».

E verso chi ha sbandato in questi anni? I leghisti?  «Non credo, ma bisognerebbe chiederlo a lui».

Beh, non restano molte possibilità. Marco Rizzo, quello del rinato partito comunista, che peraltro lo ha recentemente espulso? «Nooo, non credo che si conoscano».

E Renzi? Sinistra riformista, l’ideale per un operaio specializzato… «No, Cipputi ha una certa età e una certa esperienza. E’ troppo anziano per farsi incantare da Renzi».

I tecnici tipo Monti e Draghi? «Beh, sono proprio di un’altra famiglia rispetto alla sua. Ma in caso di necessità un’alleanza con loro l’accetta. Diciamo che deve essere una necessità molto forte, ecco».

Beh, i personaggi politici sono finiti. Non resta che il Papa. Che cosa pensa Cipputi del Papa? «Ah il Papa, questo Papa, gli piace molto. Molto, molto. Papa Francesco gli è particolarmente simpatico».

Però, però… sull’aborto è in testa alla battaglia contro le leggi che lo consentono… «Beh, certo, è un Papa, che si pretende? Anche un Papa ha i suoi problemi. Ma rispetto agli altri questo fa cose diverse che a Cipputi piacciono».

Il pensionato Cipputi parla di calcio al bar? Ha una passione, tifa per qualche squadra? «Ne abbiamo parlato poco in questi anni. Ma credo che sotto sotto lui una squadra ce l’abbia».

Dobbiamo tirare a indovinare? La Juve? «No, assolutamente no, lo escluderei».

Eppure anche Gramsci tifava per la Juve… «Eh, ma erano altri tempi. Poi sono successe una sacco di cose».

Allora per chi? Per il Bologna? «Ecco, sì, potrebbe tifare per il Bologna».

Non attribuisca a Cipputi le passioni calcistiche che invece sono sue… «E’ vero, confesso, mi ha scoperto, io tifo per il Bologna».

Come trascorrerà l’estate? «Non lo so, non me lo ha detto e poi, mi scusi, questa intervista rischia di diventare troppo intima».

Bene, torniamo alla politica. E’ in programma il decisivo incontro tra Conte e Draghi per capire se i 5 stelle rimangono e in che forma, nell’area di governo. Cipputi è preoccupato? «Non mi pare proprio che sia preoccupato dall’esito di quell’incontro. In questi giorni diciamo che ha dormito benissimo».

Che cosa non lo fa dormire allora?  «Una cosa serissima, la guerra. Quella non lo fa dormire».

Una parte della sinistra in Italia sembra avere remore con chi schierarsi, perché pensa che Putin sia la prosecuzione dell’Unione Sovietica con altri mezzi… «E’ una stupidaggine. Putin e l’Unione Sovietica sono due storie diverse. Putin è un despota. Con i despoti non si discute, anche se poi, purtroppo, si deve. Questa è la contraddizione che toglie il sonno a Cipputi. La pace è una bella parola, tutti la vogliamo. Il problema sono i dettagli».

Alla fine di questa intervista sarebbe utile avere da Cipputi una sintesi, un punto di vista politico che riassuma la sua storia… «Provo a chiederglielo. Ecco, mi ha risposto. Ha detto così: “Da dove veniamo non lo so, su chi sono e dove andiamo non è chiaro”».

Grazie, chiarissimo. Meglio di un discorso di Conte. —

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