Kabul- La libertà vent’anni dopo

Afghanistan – Kabul – La libertà vent’anni dopo11 settembre 2021-2021 – L’attacco all’America – Adriano Sofri, su Il Foglio. L’occidente ha perso la guerra dei simboli. Lancia missili da elicotteri marziani, mentre gli altri mandano padre imbottiti di esplosivo, ragazza incinta della propria bomba. Noi siamo insidiati dal disprezzo e dalla paura. Loro dall’odio e dalla vendetta. Disprezzo e paura rendono imbelli; odio e vendetta rendono intrepidi.Il burka, prigione portabile – Il corpo delle donne sembra fatto apposta per la pri­gione. Sembra così, voglio dire, agli uomini maschi. Il corpo delle donne deve essere castigato per il solo fatto di esistere, prima e a prescindere da qualunque tra­sgressione. Si dice proprio così. Avere un abbigliamento castigato, uno sguardo castigato, un comportamento ca­stigato. Castigato e femminile sono pressoché sinonimi – o lo erano, ma la partita è tutt’altro che chiusa

da Lunedì rosso – Il Manifesto

Il lungo articolo di Adriano Sofri, nel ricordo dell’11 settembre, (aprire l’allegato) si conclude così. Il corpo delle donne sembra fatto apposta per la pri­gione. Sembra così, voglio dire, agli uomini maschi. Il corpo delle donne deve essere castigato per il solo fatto di esistere, prima e a prescindere da qualunque tra­sgressione. Si dice proprio così. Avere un abbigliamento castigato, uno sguardo castigato, un comportamento ca­stigato. Castigato e femminile sono pressoché sinonimi – o lo erano, ma la partita è tutt’altro che chiusa.

Il corpo delle donne sembra fatto apposta per la pri­gione. Sembra così, voglio dire, agli uomini maschi. Il corpo delle donne deve essere castigato per il solo fatto di esistere, prima e a prescindere da qualunque tra­sgressione. Si dice proprio così. Avere un abbigliamento castigato, uno sguardo castigato, un comportamento ca­stigato. Castigato e femminile sono pressoché sinonimi – o lo erano, ma la partita è tutt’altro che chiusa.

Sicché la reclusione corporale è un destino arcaico e sempre riag­giornato delle donne: nella parte più interna della casa, o perfino dentro un abito che le infagotti, ne cancelli la forma, le sottragga alla vista altrui e le renda semicie­che, invisibili e non vedenti. Il burka, prigione portabile, è una combinazione antica e modernissima di detenzio­ne domiciliare e di traduzione penitenziaria. Il burka meglio del chador, grazie alla grata davanti agli occhi, corrispondente scrupoloso della grata della cella carce­raria o della clausura monastica; benché il chador nella sua versione khomeinista più ortodossa gli faccia con­correnza con il suo lugubre nero d’ordinanza. La prigio­ne portatile dell’uniforme femminile è già un’anticipa­zione di sudario. Non esistono paesi refrattari alla libertà. Esistono persone e gruppi e classi refrattarie alla libertà altrui, e invadono la terra.

Domenico Quirico ha raccontato l’Afghanistan con una serie di articoli sulla rubrica “Atlante Occidentale” su La Stampa, 28 Agosto – 11 settembre, con una conclusione pubblica domenica 12 settembre, alla festa della Casa del Popolo a Milano. Da inviato, Quirico è stato due volte in Afghanistan: la prima intorno al 2009, al seguito del contingente militare francese. «Successivamente sono stato ai confini con il Pakistan, in quella che viene definita la “tribal zone” per raccontare la storia di Giovanni Lo Porto»; quel blogger e operatore umanitario italiano rimasto ucciso nel 2015 dal «fuoco amico» durante un raid degli Stati Uniti mentre era tenuto in ostaggio. «Il nodo di questa lunga guerra – spiega Quirico – è il cumulo di errori e le bugie che gli americani hanno raccontato in questi 20 anni. Il loro obiettivo non era creare uno stato democratico, liberal e moderno, proiettato nel XXI secolo, bensì dare la caccia a Bin Laden e ai terroristi». La responsabilità degli Stati Uniti è duplice «perché hanno tradito una parte di afghani. La società civile è rimasta ostaggio dei talebani con i quali gli americani hanno fatto una sorta di patto con il diavolo. E poi sono stati traditi coloro che in tutti questi anni hanno lavorato con i Paesi occidentali, compresa l’Italia». I talebani non rappresentano però una minaccia per l’Occidente, secondo l’opinione del giornalista: «La loro guerra si ferma ai confini dell’Afghanistan. Sono jihadisti afghani ma non sono terroristi. La ricaduta vera sarà la perdita di fiducia nei confronti degli Stati Uniti: la loro inaffidabilità avrà gravi conseguenze in futuro». In allegato i suoi articoli (non è stato possibile inserire il link in quanto leggibile solo per abbonati) qui elencati.

  • Il nemico permanente – 27Agosto 2021 – Le bandiere nere erano state dimenticate nella periferia del mondo. Ma il Califfato è una idea che esiste, resiste e nuoce sotto varie forme.  Erano ufficialmente annientati, i grandi e piccoli sensali del nuovo Califfato universale, quelli che vivono di guerra santa permanente. Li avevamo dimenticati gli untorelli del terrore planetario, braccati dai curdi e dalle bombe americane, ridotti a poche decine di dispersi tra i deserti di Siria e Iraq. Uccisi i capi, perdute le città della loro feroce recita statalista, sopravvivevano nell’attizzare minuscoli conflitti locali, poco più che storie di predoni e di vendette claniche.
  • Diritto di non morire, l’unica speranza di un popolo –  28Agosto 2021 – Le bandiere nere erano state dimenticate nella periferia del mondo. Ma il Califfato è una idea che esiste, resiste e nuoce sotto varie forme.  Erano ufficialmente annientati, i grandi e piccoli sensali del nuovo Califfato universale, quelli che vivono di guerra santa permanente. Li avevamo dimenticati gli untorelli del terrore planetario, braccati dai curdi e dalle bombe americane, ridotti a poche decine di dispersi tra i deserti di Siria e Iraq. Uccisi i capi, perdute le città della loro feroce recita statalista, sopravvivevano nell’attizzare minuscoli conflitti locali, poco più che storie di predoni e di vendette claniche.
  • Quell’ambiguità degli islamici che flirtano con Usa e terroristi – 29-8-2021 – Gli integralisti di Kabul stanno ricostruendo la loro immagine: moderati e affidabili per l’Occidente, disposti a trattare con gli jihadisti. Taleban, alqaidista, califfale, aqmista, Boko Haram o Shebab l’integralismo multiforme ma mono-teologico fa mentalmente e praticamente tutt’uno. Invece sondando nei particolari di crimini specifici e insieme assoluti, rifiutiamo con frettoloso manierismo gli accostamenti; per noi è sempre qualcosa di diverso. Ogni islamica follia massacratrice dovrebbe viaggiare sui binari di una via originale. Con cui sarebbero possibili, in alcuni casi, distinguo e perfino utili coincidenze.
  • Onu: tempo scaduto? – 30-Agosto 2021 – Con gli islamisti il mondo e le guerre sono cambiate, ora il ruolo politico delle Nazioni Unite è marginale. Quando le Nazioni Unite furono fondate molti già temevano che la Carta promettesse troppo e che i fondatori del parlamento dell’uomo fossero stati troppo ottimisti per questo mondo malvagio. Oggi è difficile perfino definire che cosa è l’Onu: quello delle risoluzioni e degli interventi di peace keeping? O l’organizzazione che difende i diritti umani ovunque e comunque? O ha il compito di rimettere in piedi gli stati falliti, difendere l’ambiente e favorire i rapporti culturali tra i popoli? Me se guardiamo l’Afghanistan vediamo il nulla.
  • L’onda d’urto dell’Afghanistan – 30-Agosto 2021 – Con gli islamisti il mondo e le guerre sono cambiate, ora il ruolo politico delle Nazioni Unite è marginale. Quando le Nazioni Unite furono fondate molti già temevano che la Carta promettesse troppo e che i fondatori del parlamento dell’uomo fossero stati troppo ottimisti per questo mondo malvagio. Oggi è difficile perfino definire che cosa è l’Onu: quello delle risoluzioni e degli interventi di peace keeping? O l’organizzazione che difende i diritti umani ovunque e comunque? O ha il compito di rimettere in piedi gli stati falliti, difendere l’ambiente e favorire i rapporti culturali tra i popoli? Me se guardiamo l’Afghanistan vediamo il nulla.
  • Afghanistan, i profughi deventano merce di scambio – 2-9-21 – Ormai si vendono, si comprano e diventano armi di ricatto. Meglio pagare un dittatore o un regime per tenerli pur di evitare problemi.I profughi ormai si vendono e si comprano, a schiere, a popoli, riempiono il “Pil” di qualcuno e svuotano le cattive coscienze di altri. C’è una nuova voce nel Mercato globale del terzo millennio, una nuova merce redditizia: i fuggiaschi, li ripudiamo in massa e paghiamo chi li prende e li tiene lontani ammucchiandoli in magazzini inospitali, affidati a guardiani crudeli.
  • La globalizzazione del terrore – 4-9-21 – A vent’anni dall’attentato contro le Torri Gemelle il vero vincitore è Osama Bin Laden. In Occidente gli anniversari sono una mitologia di Stato utile a produrre credenze unanimi. La rievocazione a scadenza, gestendo accortamente la sorprendente potenza della chiacchiera, mette assieme una quantità di piccoli ricordi che servono appunto a non ravvivare l’insieme: così la sconfitta, la rivoluzione, il disastro «che ha cambiato il mondo» non fanno più paura, sembrano un vecchio lupo impagliato e rosicchiato dalle tarme che i ragazzi vengono a guardare ghignando.
  • Akhundzada il leader invisibile in Afghanistan – 6-9-21 – Il capo spirituale dei taleban è avvolto nel mistero: mai apparso in pubblico, di lui c’è una sola foto. La nuova guida spirituale dei taleban, Hibatullah Akhundzada, è dunque un altro uomo misterioso, sfuggente, dalla biografia ambiguamente smilza: dotto teologo, con figlio kamikaze, tutto lì. Ne esiste una sola fotografia, vecchiotta; da quando è stato nominato alla carica suprema è invisibile. Nessuno lo ha intravisto neppure nei giorni del trionfo, della riconquista di Kabul e della fuga del nemico americano.
  • La resistenza fantoccio di Massoud jr, signore della guerra come il padre eroe – 7-9-21 – La leggenda del padre è ormai sbiadita. E la rivolta nel Nord suonava come un’accusa all’Occidente. Arrivano notizie lugubri anche dal Nord: ringagliarditi dalle nostre infinite ebetudini i taleban mettono le mani anche sulla valle del Panshir, bastione degli irriducibili, escrescenza virtuosa di tagiki eterni ribelli. Sfuma l’epopea già immaginata dai soliti inventori di romanzi rosa e da collocare sotto le cupe ombre dei monti che lo sovrastano con aria superba: la valle che già disfece l’impero sovietico che resiste impavida ai turbanti neri… attorno al giovane Massoud si raggruppano via via e riprendono animo tutti quelli che vogliono dire no ai taleban e al medioevo incipiente… l’Occidente umanistico e servile cerca di farsi perdonare il tradimento e torna in campo…Kabul
  • Afghanistan, ritorno al passato -9-9-21- In pochi giorni i taleban hanno cancellato vent’anni di occupazione. Dell’Occidente non restano che i collaboratori salvati e pochi eroici nelle piazze. La pretesa di aver voltato pagina governa sempre le buone intenzioni. Ogni volta si finge di cascar dalle nuvole. Eppure le innumerevoli «grane» dell’attualità geopolitica che ci assedia fanno suonare il campanello di allarme. Esempio di attualità che si annuncia spietata: le facce dei nuovi componenti del governo afghano. Questa volta, per alcuni di loro almeno, non c’è l’affanno di trovare le fotografie.
  • L‘intuizione diabolica della Jihad che rese permanente la paura -11-9-21- Il terrorista è l’uomo del simbolo e dell’esempio, purtroppo. Egli appartiene a mondi in cui simboli ed esempi sono i soli atti possibili. In fondo non al nostro, in cui all’offrirsi di ben altre possibilità hanno perduto in gran parte la loro ragione di essere. Vent’anni dopo il giorno dell’impossibile, come appare quell’11 settembre visto dalla parte degli altri, da quella parte del mondo che, forse ce ne siamo dimenticati, nei giorni successivi non indossò come noi il lutto per il massacro ma esibì trionfalmente le magliette con il volto dello sceicco Osama: l’uomo che aveva ferito – di più, umiliato – l’America, simbolo appunto per arieggiare umori perennemente ribelli.

In allegato gli articoli di Sofri e Quirico, giornalisti che sono stati in Afghanistan; il file archivio del Manifesto con alcuni articoli del 2001, l’articolo di GianGiacomo Migone “I pericoli militari del tramonto dell’egemonia americana” .

Altri articoli correlati – Il primo con articolo di Savino Pezzotta e Walter Galbusera Sapere tenere uniti i fuoriusciti e i ribelli per il futuro della democrazia” https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/saper-tenere-uniti-i-fuoriusciti-e-i-ribelli-per-il-futuro-della-democraz

Il secondo link per ascoltare la canzone di Alan Jackson, dedicata alle vittime della strage dell’11 settembre 2001 https://mavericknews.wordpress.com/2011/09/12/doveri-quando-il-mondo-smise-di-girare-in-quel-giorno-di-settembre/

Il terzo link – Riaprono le scuole. Ma soltanto per i maschi – Redazione Esteri venerdì 17 settembre 2021 – Il ministero dell’Educazione dei taleban in Afghanistan ha annunciato la riapertura da domani delle scuole primaria, media e superiore «solo per gli studenti maschi». La nota, pubblicata sulla pagina Facebook, si rivolge agli allievi di istituti pubblici e privati e ai soli insegnanti uomini, mentre non c’è alcun riferimento alla riapertura delle scuole per le bambine e le ragazze. https://www.avvenire.it/mondo/pagine/afghanistan-riaprono-le-scuole-ma-solo-per-i-maschi

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