IN BOLIVIA PER LA PRIMA VOLTA – A.Tridente – globalmondo 16/10/11

Per la prima volta nella storia della Bolivia un indigeno di etnia aymara, Evo Morales, eletto nel 2005, e rieletto presidente nel 2009 con 64% dei voti, ha scatenato la violenza poliziesca sui propri fratelli indigeni. Un presidente che guarda al Venezuela di Chàvez e alla Cuba dei Castro, presidenti che non tollerano oppositori, presidenti a vita che mettono in carcere – è il caso di Cuba, dove in questi giorni è morta Laura Pollan, la “ Damas de blanco”, la coraggiosa donna che aveva animato il movimento delle mogli dei condannati a pesanti pene – coloro che hanno la sola colpa di essere contrari con il solo pensiero al regime cubano.

Pessimo esempio di repressione che negli ultimi tempi hanno forse ispirato anche Morales. Alla cronaca mondiale Morales è assurto purtroppo anche per la violenza della repressione. Come per i passati presidenti militari, l’ultimo dei quali il gen. Hugo Bànzer Suàrez è stato cacciato nel 1985, dittatori meticci o di origine europea, che non esitavano a scatenare la feroce repressione sugli indigeni per ogni manifestazione di ribellione, Morales non è stato da meno; ha scatenato la violenza poliziesca sui propri fratelli indigeni perché marciavano contro la costruzione di una strada che avrebbe attraversato il loro territorio.

Infatti è accaduto proprio questo: sui fratelli etnici, aymara e quechua, che si oppongono alla costruzione di 330 kilometri di strada nella foresta da cui traggono il proprio sostentamento, è stata scatenata un pesante repressione che ha interrotto violentemente la protesta. A causa di ciò la dimissioni di tre ministri e le obbligatorie scuse ai propri elettori da parte di Morales.

Ma non è solo la repressione nei confronti dei manifestanti che ha incrinato la fiducia sul primo presidente indigeno nella storia di questo grande paese; tre volte l’Italia, con una popolazione stimata superiore ai 10 milioni a maggioranza indigena. Già i sondaggi del mese di settembre mostravano la delusione e il calo di consenso di Morales e del suo partito, il “Movimento per il Socialismo”, MAS, sceso al 37%, tendenza al basso che potrebbe accentuarsi dopo la repressione.

 

Come per il Brasile(è il paese che ha vinto il bando per la costruzione della strada) i problemi che dell’estensione della foresta agricola, a danno delle popolazioni che dalla foresta traggono le risorse per la propria sopravvivenza, la “pacha mama” per gli indigeni boliviani, anche in Bolivia lo scontro fra i cocalero – una parte degli elettori di Morales sono produttori di foglie di coca – e gli indigeni che difendono il Territorio Indigeno del Parco Nazionale Isidoro Sècure(TIPNIS), loro ragione di vita, si è trasformato in conflitto per la vita.

 

Eppure Morales non aveva incominciato male, seppure di fronte a tensioni scissionistiche delle province più ricche, le riforme che davano più potere al presidente avevano visto nascere positive iniziative di aiuto da parte dello stato nel confronti delle province più povere. Era la politica redistributiva delle risorse dello stato per lo sviluppo, come era anche accaduto anche nel Venezuela di Chàvez. 

   

Ma il contrasto tra chi difende la foresta e chi la vuole sfruttare senza badare alle conseguenze è anche qui, come per l’Amazonia brasiliana, molto forte. Il parco è protetto da norme giuridiche o costituzionali e da accordi internazionali per preservare la qualità di riserva naturali, l’enorme biodiversità, il ruolo di produttrice di ossigeno, generatrice di pioggia, di fauna e di flora topica della conca amazzonica. Questa la probabile ragione della dura repressione che Morales ha scatenato forse per non perdere il consenso di quella parte di elettori che ancor lo votano per questa sua origine, cioè di ex dirigente dell’associazione dei produttori di coca.

 

Temi universali, come si vede. Dalla conca brasiliana ai territori dei paesi confinanti, alle prese con gli stessi problemi di difesa di un territorio saccheggiato ormai senza tregua. Un’alleanza di produttori-sfruttatori che bada al guadagno immediato, guadagno permesso da lucrose esportazioni di prodotti come la carne bovina, il legname pregiato, coca e quant’altro permette rapida ricchezza nel totale disinteresse per l’ambiente che si materializza con la distruzione di estese e vitali foreste.

        
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