IL NUOVO MODO DI FARE BANCA – A.Re – contratto bancari –

Il “nuovo modo di fare banca” avanza….A fine maggio, al termine delle assemblee dei lavoratori bancari per l’approvazione della piattaforma, saranno inviati all’ABI il testo delle rivendicazioni contrattuali ed un documento sul “nuovo modello di banca”, dal quale i sindacati di categoria vorrebbero far ripartire il negoziato per il rinnovo del ccnl.

I leader sindacali usciti dalla recente tornata congressuale parlano di “un modello di banca che parli al paese e che si basi su una grande alleanza con tutto il mondo produttivo…le banche devono rimettere al centro l’economia reale…adesso i bancari fanno assicurazioni, finanza, vendono cyclette, lavatrici, frigoriferi…ma le banche devono occuparsi della gestione del credito e del risparmio…invece di parlare di esodi e chiusure di filiali come stanno facendo oggi”.

E ancora : “le banche italiane hanno 156 mld di crediti in sofferenza e 300 mld di crediti problematici; va rivisto il sistema automatico di valutazione del rischio, bisogna recuperare la discrezionalità umana…Quando si parla di bad bank (gli “scatoloni societari” nei quali le banche conferiscono i crediti di dubbia esigibilità), se serve solo a ripulire i bilanci non ha senso, ma può essere un pilastro per il recupero del credito nel medio lungo termine, se gestito in modo non aggressivo” [1].

La direzione di marcia intrapresa dalle banche principali sembra però divergere a 180 gradi da questi auspici sindacali…

Il  22 aprile Intesa S.Paolo e Unicredit hanno annunciato il lancio di una società costituita insieme al fondo di private equity  Kkr [2] e alla società di consulenza Alvarez&Marsal [3], ambedue statunitensi. Alla neonata joint venture saranno conferiti dalle due banche crediti in sofferenza per un importo iniziale tra alcune centinaia di milioni e due miliardi, mentre i partners americani metterebbero capitali freschi tra 300 e 700 milioni. Obiettivi dichiarati sono : “liberare” le banche da alcune posizioni problematiche, fornire alle aziende debitrici consulenza e managers in grado di risollevarle. La lista delle società i cui debiti confluiranno nella nuova società deve ancora essere definita; si parla di Burgo, Pininfarina, Zucchi, Ferretti, Sirti, Lucchini, Italtel, Seat, ed altre : ad ogni modo imprese industriali o dei servizi di taglia media.

Gli addetti ai lavori mentre hanno rilevato che l’iniziativa ha una portata decisamente modesta rispetto alla mole di “cattivi prestiti” che zavorra i bilanci dei due gruppi bancari, ne hanno rimarcato l’importanza sistemica, soprattutto nel rapporto tra banche e imprese. 

Finora al tavolo si sedevano la banca creditrice e l’imprenditore debitore; il secondo determinato ad ottenere dilazioni nei tempi e riduzioni nell’entità del capitale da rimborsare e degli interessi da pagare, la prima consapevole che lo “strangolamento” della controparte avrebbe bruciato l’intero credito e la speranza di recuperarlo almeno in parte.  La scena è ora destinata a cambiare : al tavolo si siederanno anche Kkr ed Alvarez&Marsal, il cui obiettivo è recuperare i quattrini investiti ed anche più.  Per farlo, i nuovi capitalisti non faranno certo sconti all’imprenditore : nè sul piano del governo dell’impresa (“ecco qui il tuo nuovo direttore finanziario”), nè sul piano degli interventi di ristrutturazione e taglio dei costi ritenuti necessari per il rilancio dell’azienda insolvente.

Laura Galvagni sul Sole24h del 23 aprile scorso individua in questo scenario “un passaggio chiave” che porta il recupero dei crediti verso “logiche potenzialmente distanti dalle dinamiche che hanno fin qui governato le relazioni tra banca e impresa”.

Questo primo esperimento di “gestione proattiva del credito” sarà applicato ad aziende nelle quali il peso di Intesa e Unicredit dovrà essere nettamente prevalente rispetto a quello degli altri creditori, così Kkr potrà far valere al tavolo il proprio metodo di lavoro e i propri contenuti del piano di ristrutturazione del debito, tanto più se inietterà nuovi capitali per tentare il rilancio di quelle medie società ritenute in grado di risollevarsi.

Anche sul fronte del “mare magnum” dei prestiti incagliati erogati alle piccole imprese le banche sono in movimento.

Ad esempio Unicredit ha avviato la vendita della sua “bad bank” (Unicredit Credit Management Bank – Uccmb)), ovvero la società “scatolone” che gestisce il recupero dei crediti anomali; inoltre sta trattando la cessione di un portafoglio di crediti in sofferenza di 4,4 mld. Vi sono state parecchie “manifestazioni di interesse” (16, ora in via di selezione); i contendenti mirano ad aggiudicarsi i pacchetti ad un prezzo che valutano inferiore alle loro future capacità di recuperare i crediti insoluti, la banca introita immediatamente per cassa una parte di quanto aveva prestato, soldi utilissimi oggi in epoca di blocco dei prestiti interbancari e di stretta sui requisiti patrimoniali delle aziende di credito.

A far riflettere sono anche qui i nomi e le caratteristiche degli aspiranti : Prelios e Fortress, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Cerberus, Blackstone, Oaktree e Apollo, ecc.  L’asta è gestita da Ubs.   Tema a latere (?) : Uccmb, oggetto della vendita in corso, ha oggi 800 dipendenti e 2600 collaborazioni con professionisti esterni…

Insomma : un nuovo modo di fare banca un po’ distante dall’auspicata gestione più “discrezionale” e “non aggressiva” dei crediti e del loro recupero…

Alberto Re

[1] citazioni di Agostino Megale – Fisac Cgil, Lando Maria Sileoni – Fabi, Giulio Romani – Fiba Cisl, Massimo Masi – Uilca, da Il Sole 24 ore del 30 04 2014.

[2] Kkr ( Kohlbert Kravis Roberts ) è un colosso mondiale del private equity fondato nel 1976 con sede a New York; ha gestito le più grosse operazioni a leva (debito) per centinaia di miliardi di $.

[3] Alvarez&Marsal è una grande società di consulenza in processi di ristrutturazione e recupero di società in crisi, fondata nel 1983. Si è ocxcupata anche di Enron e Lehman Brothers.

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