Il Mose di Venezia è una delle grandi opere più critiche fatte nel dopoguerra in Italia. Uno spreco di risorse che – fatto gravissimo – denota una carenza di anni della manutenzione per manifatture che stanno per la maggior quantità di tempo in acqua salata. I due esperti del MIT da tempo hanno sollecitato interventi e ora si sono dimessi. Alberto Vitucci in “Il Mose è già marcio” riassume su L’Espresso del 4 Aprile, la vicenda scandalosa di materiali scadenti, di collusioni, di incompetenti.

La barriera mobile del Mose a Venezia

Con un gesto non frequente nel nostro Paese, i due ingegneri metallurgici esperti in corrosione, consulenti del Ministero delle Infrastrutture, hanno inviato una motivata e durissima lettera di denuncia “La corrosione avanza e non si fa nulla. Ce ne andiamo“. Sono Susanna Ramundo, ingegnere corrosionista e Gian Mario Paolucci, tra i massimi esperti italiani in materia.

La corrosine divora la mega opera inaugurata nel 2019 dopo 35 anni di lavori. Massimo Cacciari nell’articolo a commento scrive “…Disastro annunciato: hanno pagato, si fa per dire, i corrotti. Ma gli incompetenti non saranno chiamati a rispondere…Di tutto potrei stupirmi fuorcé della denuncia della dottoressa Ramundo e del professor Paolucci…. Il Mose è stato magnificato, sostenuto contro ogni evidenza da tutti i governi e tutti i ministri dei Lavori Pubblici succedutesi nel Bel Paese tra anni’90 e nuovo millennio. Con la complicità della totalità o quasi dei media nazionali. E contro le posizioni, i documenti, le analisi, gli studi promossi dalle Amministrazioni comunali che ho diretto, 1993-2000, 2005-2010…..” .

Per conoscere il merito della denuncia dei dei due esperti che si sono dimissi e il testo completo di Cacciari aprire l’allegato