Il destino dell’industria e dell’acciaio

Ex-Ilva missing? Il destino dell’acciaio e dell’industria italiana. Senza il rinnovamento e il potenziamento – tecnologico e occupazionale – il settore manifatturiero (secondo in Europa, ma in ritardo con le innovazioni di prodotto e di processo) è ben difficile confidare in una ripresa sicura e progressiva; e di questo la siderurgia è un cardine fondamentale. Pensiamo a quanti altri settori – compresi i manufatti per lo smart working – hanno uno o più addentellati con i prodotti che escono dagli stabilimenti della siderurgia.

Franco Astengo in “Industria” postato sul web, ricorda che un articolo dell’ex-segretario della FIM-CISL Marco Bentivogli (Repubblica 14 settembre, vedi allegato) pone finalmente in rilievo un tema praticamente abbandonato nelle more della crisi e nella confusione che regna sovrana a livello di governo.

Nel frangente Bentivogli solleva la questione dell’ILVA, denunciandone la sparizione del tema dal dibattito pubblico e allarga il tiro sollevando alcuni punti di grande interesse:

  • Questo paese sta accettando come “normale” 5 anni di cassa integrazione e il totale silenzio sulla vicenda non solo della siderurgia ma dell’intero comparto industriale per non disturbare le elezioni regionali; in queste condizioni importare acciaio e tenere i lavoratori in cassa integrazione è una vergogna;
  • L’Italia ha il 52% dell’export dal settore metalmeccanico, di cui il pezzo più grosso è fatto di meccanica strumentale, e subordina le politiche industriali alle elezioni regionali. In questo modo non si comprende bene come il tema dello sviluppo industriale sia obliato nel quadro dei presunti progetti di rilancio dedicati al programma europeo relativo all’emergenza sanitaria
  • Va bene mettere assieme tutti i progetti su green e digitale ma non si può mettere in secondo piano l’idea del rilancio sostenibile della siderurgia, così come l’elaborazione di un piano complessivo di rilancio industriale
  • I progetti riguardanti le infrastrutture, proprio in relazione al già citato discorso europeo, debbono essere legati prioritariamente alla prospettiva di sviluppo industriale e non far parte di progetti gonfiati semplicemente da propositi di gigantismo propagandistico.

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