IL CONTO DELLA CRISI – redazione – economia & lavoro – 28/3/11

Alberto Alesina nell’editoriale “I ceti medi pagano il conto della crisi”, su il Sole del 27 marzo, afferma che i paesi ricchi hanno pagato, molto di più dei paesi emergenti, la crisi economica e finanziaria esplosa negli Usa nell’autunno del 2008. S’interroga su “chi ci ha rimesso di più, i ricchi o i poveri?”, afferma che la risposta non è facile, che “solo fra qualche anno avremo un quadro più chiaro”. Nel fluire del ragionamento ricorda che “la disuguaglianza aumenta perché la disoccupazione colpisce di più i ceti meno abbienti” ma forme di welfare pubblico in Europa riducono, e di molto, i costi sociali della disoccupazione, per lo meno in Paesi dove lo Stato sociale funziona bene”. Da buon liberista non si dimentica di ricordare che “Quindi i disoccupati di oggi sono ben più protetti di quelli della Grande Depressione del 1929”. Per l’Italia aggiunge “ il nostro sistema di welfare è inefficiente e sbilanciato troppo sulle pensioni rispetto, per esempio, a quello dei Paesi nordici..”. L’editoriale così conclude “Insomma, la risposta che possiamo dare alla domanda posta all’inizio è che a livello mondiale la disuguaglianza è probabilmente scesa, ma all’interno di ogni Paese non lo sappiamo ancora (e in ogni caso ci sono situazioni molto variabili), data la complessità di misurazione dei flussi di reddito generati dalla crisi stessa”.

Vi invitiamo a leggere per intero l’editoriale, in quanto pensiamo che il pensiero di Alesina abbia da tempo fatto breccia nell’orientamento e nelle convinzioni di molti che si considerano modernisti e riformisti, anche nel sindacato. Spesso il senso di responsabilità verso il paese è associato ai parametri di riferimento esposti da Alesina ma non viene messo in discussione il sistema economico-finanziario che teorizza l’acquisto a debito per l’Occidente modernizzato e la produzione a basso costo nei paesi asiatici e dintorni .

 

Davvero è difficile capire chi in Italia abbia pagato di più la crisi, con gravi arretramenti economici e sociali? I pensionati con meno di 600 € al mese no? I pensionati ed i lavoratori con meno di 1.000 € al mese no? O fanno gia parte dei ceti medi? E’ così utile fare paragono con l’epoca dei nonni (1929) di chi è ultrasessantacinquenne?

Davvero devolviamo troppe risorse al sistema pensionistico? Alzare le pensioni sociali e quelle medio-basse e contemporaneamente perequare i contribuiti per i fondi in deficit ( che non sono dei lavoratori dipendenti) definendo anche un contributo di solidarietà per le pensioni oltre i 2.500 € mensili non sarebbe una risposta giusta ed economicamente valida? Se vogliamo utilizzare il termine in voga, equa? Che ne pensate?

 

Nota 1 – Alberto Alesina ( nato nel 1957) è uno dei più noti economisti liberisti italiani, professore all’ Università Harvard a Cambridge. Laureato nel 1981. Dagli anni novanta compare periodicamente in televisione sulle reti nazionali come ospite a programmi politici e culturali . È conosciuto sia per la sua attività accademica negli Stai Uniti sia come editorialista  il Sole 24 Ore. Nel 1990 l’Economist l’aveva descritto come uno degli otto migliori economisti con meno di quarant’anni.

 

Nota 2 – Origine della crisi finanziaria – economica

La crisi finanziaria che ha sconvolto l’economia mondiale è stata incubata alla fine del  2006 con lo  sgonfiarsi della bolla immobiliare e molti possessori di mutui subprime divennero insolventi a causa del rialzo dei tassi di interesse. La crisi divenne palpabile nella primavera del 2007 ed esplose nell’autunno 2008 con la dichiarazione di bancarotta della banca d’affari Lehman Brothers ( 15-9-08) e la trasformazione  (il 22-9-08) in banche di credito di Goldaman Sachs e Morgan Stanley che furono salvate nonostante l’irresponsabilità oggettiva di aver diffuso nella finanza mondiale una quantità incontrollata di derivati ( trasferimento di rischi da banca a creditore, in genere a sua insaputa) nel loro esercizio di banche d’affari.

La bolla immobiliare è un tipo di bolla speculativa (aumento considerevole e ingiustificato dei prezzi dovuto ad una crescita della domanda repentina e limitata nel tempo), con un rapido aumento dei prezzi immobiliari . Un mutuo subprime è, per definizione, un mutuo concesso ad un soggetto che non poteva avere accesso ad un tasso più favorevole nel mercato del credito. I debitori subprime che hanno acquistato le case avevano un alto rischio di insolvenza, conseguentemente i tassi d’interesse applicati erano elevati.

 

Allegato . I ceti medi pagano il conto della crisi  di Alberto Alesina Il Sole 24 Ore del 27-3-11

 

Allegato:
I ceti medi pagano il conto_Alesina.doc

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