IL CIRCOLO DEGLI OCCHI DOLCI – A.Sofri ricorda il fondatore -..uno di quelli del sessantotto-

Il Circolo degli Occhi Dolci perde il suo ultimo fondatore. Che fine aveva fatto l’amico carissimo nel lungo e spezzato resto di vita. I “nostri morti” è un’espressione piena di affetto e insieme invadente, come un’appropriazione indebita. Affettuosa come una compresenza, la continuazione di qualco­sa che ha costituito la parte intima della nostra vita; e indiscreta come la proiezio­ne di un tratto della vita altrui che abbia­mo condiviso e che facciamo prevalere nel ricordo. Così è nei necrologi, che si ingegnano di dire l’essenziale.

Di recente avevo riletto il libro di Enrico Deaglio, “Patria”, il “prequel”, quello che va dal 1967 al 1977. Lo zibaldone di Deaglio ha anche il merito di pubblicare elenchi di nomi. Non so, i protagonisti dell’occupa­zione di Palazzo Campana secondo gli av­visi di reato, i protagonisti operai delle lotte del ‘69 a Mirafiori… Leggendo quegli elenchi è inevitabile fare il conto fra i vivi e quelli che non ci sono più, e il conto pende dalla parte dei secondi.

Ho smesso dunque da tempo di scrivere necrologi, perché “i nostri morti” sono sempre più numerosi, e perché diffido di quello che consideriamo essenziale. In contrasto, le cose che succedono nella nostra vita pub­blica, tali da prendere una parte davvero essenziale anche delle nostre vite private, rendono via via più intenso il confronto con chi non c’è più, chi non ha visto né immaginato una parte del cammino e che proprio per questo è l’interlocutrice o l’in­terlocutore urgente dei nostri pensieri.

Succede di dialogare, se posso usare que­sto verbo, sempre più accoratamente coi nostri morti o di sostare in silenzio tra di noi e di mostrare fra noi un po’ per stanchezza, un po’ per la fidu­cia che le parole siano superflue. (…) per proseguire il ricordo di Adriano Sofri aprire l'allegato.

A proposito di "..quelli del 68" L'Avvenire ha avviato all'inizio di Agosto un dibattito-riflessione su quel periodo che ha cambiato la storia, in particolare nell'Occidente.  Nella prima puntata (3 agosto) Carlo Cardia inizia cosiì "È il classico “evento-sfinge” che ha molte facce e talvolta in contrasto tra loro, come dimostrano i giudizi dell’epoca in autori come Arendt, Morin, Glucksmann, Badiou.."  per proseguire aprire l'allegato

Vedi anche l'allegato il "Sessantotto un evento mondiale" di Stefano Levi Della Torre, pubblicato su  La Comunità – organo del gruppo di studi ebraici di Torino – che così inizia "Non si può capire la portata storica del ’68 se non si considera la sua dimensione interna­zionale e il suo carattere generazionale. Dal Giappone agli Usa, dall’America latina all’Europa si è mossa la generazione del do­poguerra. Se la guerra era stata mondiale, tale era anche il dopoguerra; se la guerra aveva seminato distruzione a scala mondia­le. il dopoguerra ricostruiva a scala mondia­le sulla base dei compromessi di pace, sulla spartizione della sfere di influenza, sugli equilibri della guerra fredda, sulla restaura­zione dei sistemi politici, economici e so­ciali…". per proseguire aprire l'allegato

Allegato:
il_circolo_degli_occhi_dolci_sofri.doc
il_68_tra_critica_e_autocritica_cardia_dibattito_avvenire_prima_puntata.doc
68_un_evento_mondiale_della_torre.doc

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