I TEMPI CAMBIANO, COSì LE TESI – T.Ferigo – uno studio del FMI –

I tempi cambiano. Uno studio del FMI sostiene che la lotta contro le disuguaglianze è giustificata anche dal punto di vista dell’efficienza economica. E’ certo, vista la fonte, una novità. Sino a non molto tempo fa, l'idea che la crescente disuguaglianza sia il prezzo da pagare per una forte crescita, era diffusa tra gli economisti e sostenuta dalle istituzioni economiche internazionali. In testa il FMI.

La tesi, definita “incentivazione” era basata sull’assioma che la natura umana rende gli uomini più intraprendenti se il guadagno personale è alto. Tra uguaglianza ed efficienza, ci sarebbe, secondo un celebre saggio del 1975 dell’economista Arthur Okun, un " compromesso “. E’ possibile, per ragioni etiche o politiche, ridurre le disuguaglianze, ma si paga un costo economico. In altre parole, volendo migliorare la sorte dei meno fortunati, si rischia di bloccare la prosperità di tutti.

Ma quanto avvenuto con la crisi innescata nel 2008, che prosegue, ha portato diversi economisti a ritenere che la disuguaglianza può minare la crescita. Perché si nascondono dietro una deriva del credito alla base di crisi, come mostra Raghuram Rajah in uno scritto del 2010, o perché rinforzano il peso delle lobby della finanza, secondo Joseph Stiglitz, provocando instabilità finanziaria. Disuguaglianza eccessiva può anche abbassare la produttività, ostacolando l'accesso di tutti all'istruzione e alla sanità. Infine, minano il consenso sociale necessario per guidare una politica economica efficace. Temi ampiamente ed efficacemente  illustrati nei libri di Piketty e di Franzini.

Se si utilizza l’indice di Giini 1]  (misura statistica per rilevare le diversità di reddito. Varia tra 1, eguaglianza perfetta e 10) in 150 paesi per mezzo secolo, economisti del FMI hanno dimostrato empiricamente che una maggiore disuguaglianza è correlata con bassa crescita a medio termine.  Resta da dimostrare che questo risultato giustifichi attuare politiche redistributive. Dopo tutto, si può sempre sostenere come fanno molti, che la cura è peggiore della malattia … Per rispondere questa obiezione, i nostri economisti (Berg, Ostry, note di discussione FMI, 2014) hanno distinto distribuzione di reddito al netto di imposte e trasferimenti.  Traggono tre conclusioni istruttive.

Primo: le politiche pubbliche influenzano significativamente la redistribuzione del reddito, almeno nei paesi OCSE. La disuguaglianza prima della redistribuzione tende ad essere più elevata in Europa che negli Stati Uniti, ma lo è molto meno dopo.

Secondo: una disuguaglianza minore nei redditi netti è associata con una crescita più robusta e stabile .

Terzo: il livello di ridistribuzione di per sé non influenza la crescita, se non in casi estremi.

In totale quindi, la redistribuzione è in media positivamente associata a una crescita sostenibile.  Anche se, naturalmente, tutte le forme di imposte e dei trasferimenti non sono uguali in termini di efficacia.

Conclusione: "Sarebbe un errore concentrarsi sulla crescita senza preoccuparsi della distribuzione del reddito.  Tra efficienza ed equità, non scegliere”.

 



[1] L'indice di Gini è un rapporto tra aree del >grafico della distribuzione della ricchezza e varia tra 0, eguaglianza perfetta, e 1, tutto a una sola persona. In genere si usa dare la percentuale. Allora l'indice varia tra 0 e 100.

 

 

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