Giovanni Baratta, con alle spalle una lunga esperienza di sindacalista nei tessili, poi al Sicet, nell’articolo  Il lavoro “buono” qui riprodotto, esprime severe riserve e contrarietà sul disegno di legge n.144 della Regione Piemonte che vuole allentare le restrizioni sulle sale giochi e machine slot. In allegato potete leggere l’appello alle Sindachesse e Sindaci del Piemonte, promosso il 26 maggio da 13 Associazioni, Movimenti e Commissione Pastorale del Lavoro.  

Il LAVORO “BUONO” – In Consiglio Regionale del Piemonte si è recentemente aperto un duro confronto sulle modifiche alla legge che limita il gioco d’azzardo vietando l’installazione delle così dette “macchinette” nei bar e nelle tabaccherie e impone il distanziamento delle sale gioco dai luoghi sensibili come scuole e chiese. La Lega ha proposto di modificare, eliminandole, alcune limitazioni sostenendo che queste mettono a rischio migliaia di posti di lavoro.

Contro queste modifiche è iniziata una vasta mobilitazione di associazioni, Caritas e gruppo Abele in testa, sindacati, vescovi, partiti di opposizione. Anche come sindacato inquilini Sicet ci opponiamo perchénella nostra attività quotidiana incontriamo persone che a causa del gioco alle “macchinette” sono diventate morose, non hanno potuto più pagare l’affitto di casa, sia in case popolari che in case private o il mutuo dell’abitazione di proprietà. Molte di loro hanno perso la casa, trascinando nella disperazione anche le loro famiglie. Per fortuna, ci sono anche persone che ce l’hanno fatta a smettere e le loro vite sono rinate, insieme a quelle dei loro cari.

I sindacati di categoria che organizzano questi lavoratori hanno evidenziato che la chiusura delle sale gioco ha provocato pesanti riduzioni di reddito ai dipendenti e perdite di posti di lavoro e ritengono possibile e lo rivendicano, “coniugare buona occupazione, legalità e tutela della salute pubblica che possono andare di pari passo con un positivo contrasto alla dipendenza patologica, alle infiltrazioni criminali, al diffondersi delle pratiche illecite e del gioco d’azzardo.”

Martedì 20 aprile scorso i lavoratori del settore hanno manifestato sotto la sede del Consiglio Regionale, presenti anche i datori di lavoro, e oltre a denunciare il rischio di perdere il lavoro hanno chiesto di non fare distinzioni tra lavoratori di serie a e di serie b.

Questi avvenimenti mi hanno provocato una domanda: il lavoro va sempre difeso? Anche quando direttamente o indirettamente provoca danni alle persone, all’ambiente e costi alla collettività?

Ricordo il caso ancora più eclatante della RWM di Dusmunovas in Sardegna, che fabbrica bombe, (è di proprietà tedesca) che sono poi vendute all’Arabia e usate anche per bombardare i civili in Yemen. In questa fabbrica lavorano circa 200 persone e sono l’unica industria che da occupazione nella zona. Un dipendente ha dichiarato ai giornali che: “nessuno costruisce bombe a cuor leggero, ma è costretto. Quando hai una famiglia da mantenere non puoi fare altrimenti.”

Gioco d’azzardo, fabbriche di armi, lavorazioni inquinanti, sono tutti posti di lavoro, quindi reddito, quindi vita per le famiglie che hanno bisogno di quel lavoro perché spesso è l’unico a disposizione o che hanno trovato.

Ricordo ancora che quando ero bambino abitavo vicino a una fabbrica tessile a Torino che quando tingeva i filati sversava tranquillamente i residui della lavorazione nella Dora che diventava a volte blu a volte rossa. Oggi siamo in una situazione diversa.

Sono un sindacalista e ho sempre difeso il lavoro ma sono anche un cittadino e credo che oggi abbiamo maturato una sensibilità sociale e ambientale e le conoscenze che non avevamo solo pochi anni fa. Dobbiamo ancora e con molta determinazione, batterci per il lavoro, che deve essere dignitoso, con una retribuzione adeguata, sicuro, che non danneggi altri, che non inquini l’ambiente. Non è facile. Ci sono e ci saranno sempre imprenditori senza scrupoli che per il profitto sono disposti a qualunque produzione per quanto inutile o dannosa.Ci sono e ci saranno sempre, purtroppo, uomini e donne che per vivere accettano qualunque lavoro.

Ma si può fare se le leggi che ci diamo e i finanziamenti pubblici e privati, decisivi per qualunque attività, sono indirizzati per favorire il lavoro e il lavoro “buono” e non viceversa. Si può fare se gradualmente ma con continuità, matura in tutti la scelta delle priorità: se al centro del business si mette la persona, l’ambiente, la vita. Giovanni Baratta   Sicet Piemonte

Articolo correlatoNel 2018 abbiamo buttato nel gioco d’azzardo 107 miliardi di euro – Negli anni della grande crisi solo un consumo è aumentato costantemente: quello per giocare. Nel 2007 gli italiani hanno “bruciato” 47 miliardi di euro, adesso siamo quasi a quota 110. C’ è una sola spiegazione: «Si tratta di una dipendenza patologica di massa», dice il sociologo Maurizio Fiasco, che non ha eguali nel mondo occidentale»   20/01/2019   di Antonio Sanfrancesco (…) per proseguire un clic qui https://m.famigliacristiana.it/articolo/nel-2018-abbiamo-buttato-nel-gioco-d-azzardo-107-miliardi-di-euro.htm

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