Donne,vita,libertà

Viaggio “virtuale” in Iran di un testimone d’eccezione, Patrick Zaki, per raccogliere voci (coperte da anonimato) nel movimento d’opposizione al regime islamico, una battaglia di libertà sospinta dalla triade “Jin, Jiyan, Azadi” (donne, vita, libertà), uno slogan curdo in uso da tempo, che anima la lotta delle donne e di una larga parte del popolo iraniano.

L’iniziativa di Zaki è animata da un grande coraggio e da una grande empatia con la libertà che relega in sott’ordine i richiami alla prudenza, in attesa dell’ennesima udienza del 29 novembre al Cairo,  nella quale, si spera dopo tanti rinvii, di dare corso all’arringa di difesa. L’articolo-inchiesta di Zaki è pubblicato sul numero 46 del L’Espresso che potete leggere in allegato.

Patrick Zaki parla a tutti noi, per sollecitare più determinazione per le battaglie della libertà nel mondo. Parla al nuovo governo di Gorgia Meloni che tra i suoi primi atti di relazioni internazionali ha incontrato il premier egiziano Abdel al-Sisi per ripristinare normali relazioni tra Italia-Egitto, lasciando ai margini i clamorosi casi giudiziari che riguardano lo scandaloso processo in corso in Egitto, da anni, contro Patrick Zaki e l’insabbiamento e il boicottaggio delle autorità egiziane per  l’assassinio di Giulio Regeni. Un incontro che, per quanto è stato reso noto, segna una presa di distanze da come ha operato il governo Draghi. Deboli sono state le critiche in Italia.

L’articolo di Patrick cosa inizia. < Ho imparato fin da quando ero piccolo che l’Iran occupa uno spazio vuoto nella cartina geografica del mondo. Tenuto conto che la maggior parte delle nazioni arabe, Egitto incluso, hanno interrotto i rapporti diplomatici con l’Iran a causa delle differenze politiche e religiose, è insolito trovare chi si interessi allo studio della lingua persiana o che la parli. Per questi motivi ho sentito il bisogno di saperne di più, ma dagli iraniani stessi, senza intermediari. Ho iniziato a cercare dorme iraniane che potessero aiutarmi a comprendere le foto e i filmati che stavano dilagando sui social media e nei canali di informazione. Volevo ascoltare le voci e le spiegazioni delle donne presenti a quegli avvenimenti, così da riuscire a capire meglio la realtà che si nasconde dietro le immagini. In circostanze normali avrei iniziato la mia ricerca direttamente dalle fonti che mi sarebbe piaciuto intervistare, ma questo mi è risultato difficoltoso per più ragioni. Non sono ancora autorizzato a viaggiare, e quindi non posso recarmi in Iran o da qualsiasi altra parte. In secondo luogo, se anche avessi l’opportunità di prendere un aereo, visitare l’Iran sarebbe estremamente rischioso per qualsia­si egiziano. Per settimane ho cercato chi potesse a sua volta avere contatti in Iran. E complicato trovare cittadini iraniani disposti a parlare. Ho infine intervistato quattro donne: la prima vive ancora lì, due si dividono tra l’Europa e l’Iran, la quarta è fuggita dal suo Paese pochi anni fa. Tutte hanno chiesto di rispettarne l’anonimato, e quindi io ne parlo chiamandole con il titolo professionale. La storia inizia con l’assassinio di Mahsa Amini arrestata dalla “polizia della morale islamica” per aver indossato male l’hijab….>

Per proseguire nel racconto dei sogno iraniano per la libertà, contro la paura e la repressione sanguinaria della “polizia della morale islamica”, aprire l’allegato.

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