Con la ripartenza chi si occuperà dei bambini?

Impossibile non pensare alla riapertura graduale delle scuole. Chi si occuperà dei bimbi nella Fase 2? Non certo i nonni, a rischio di elevato contagio…

FASE 2 – Come fare? Oltre ai protocolli di sicrezza (già definiti in molte realtà, è un accordo pilota quello Fca-sindacati) per accelerare la graduale riapertura delle attività, un altro grande problema – per riportare le persone nei luoghi di lavoro – è quello di pensare a come riaprire e scuole, prioritarie il ciclo dell’obbligo e delle materne . Non possono rimanere chiuse. Si aprirebbero gravi problemi per le famiglie: non è una soluzione affidarli ai nonni a elevato rischio di contagio da asintomatici, oppure ricercare, cosa per nulla semplice e possibile, baby sitter con costosi aggravi economici.

Come aprire le scuole senza generare un’ondata di contagi? Come aumentare gli spazi e il distanziamento fisico, almeno di un paio di metri, consentendo così una prima sicurezza per: didattiche, animazioni, giochi, attività ginniche?

Convivere con il coronavirus, finchè non sia trovato e diffuso un vaccino che tuteli, non può che significare fare i conti con la realtà e i nostri spazi. Quindi sperimentare con gradualità il ritorno a scuola solamente per due-tre giorni alla settimana, dimezzando così la presenza nelle aule (non più di 12-15) oltre ai dispositivi di protezione validi per tutti. E poi sperimentare alcune lezioni alla settimana con programmi alla televisione, rielaborando la grande esperienza degli anni ’60 del maestro Alberto Manzi, allora utilizzata per adulti analfabeti.

Per approfondire aprire gli allegati

4 commenti
  1. Antonio Marcolungo
    Antonio Marcolungo dice:

    Come per i trasporti,così anche per il problema scuole e i ragazzi si dovranno affrontare problemi difficilmente risolvibili. Ad esempio per rispettare le distanze classi con meno alunni significa o meno presenza nella scuola (e quindi minor tempo di apprendimento e allo stesso tempo gestione dei ragazzi fuori orario scolastico) oppure più classi,con scuole più grandi,più insegnanti (e più costi per l’Istruzione). Altra possibilità modificare gli orari di scuola,con più turni,in quel caso rimarrebbe sempre il problema di gestire i ragazzi in orari diversi e messa in discussione di tutto quello che li coinvolge al di fuori della scuola e cioè attività sportiva,musicale,culturale catechismi ecc.
    Io comincerei,diciamo che è una battuta, ad invitare il Politecnico e la Facoltà di Filosofia, nell’ambito delle 150 ore, dei corsi per studiare in tutti i suoi aspetti, la nuova vita con il coronavirus. Ovviamente a questi corsi dovrebbero essere iscritti d’ufficio anche i rappresentanti sindacali.

    Rispondi
  2. mario dellacqua
    mario dellacqua dice:

    temo molto che la ripresa coincida con il ripristino del precedente modello di produzione e di consumo e temo la rapida archiviazione della fantasia che sarebbe necessaria per trasformare la necessità in un’opportunità. ripensare gli orari, gli spostamenti e i consumi. oppure considerare una recuperabile parentesi il gorgo nel quale siamo sprofondati, oltre le dolorose restrizioni sopportate. ciao a tutti ci dobbiamo pensare. Mario Dellacqua

    Rispondi
  3. Antonio Buzzigoli
    Antonio Buzzigoli dice:

    La lettura di quanto proposto mi suggerisce il dato che nella nostra discussione pubblica il problema della chiusura delle scuole e delle sue conseguenze non sia stato centrale ed evidenzia quanto, a mio giudizio sia sottovalutato il capitolo istruzione. Al di là di tutte le ipotesi sul nostro futuro dopo la pandemia, alcune del tutto fantasiose, appare palese che il nostro paese sarà chiamato, se vuole sopravvivere a realizzare una via “alta”alla produttività in modo da ottenere tassi di crescita che ci consentano di pagare gli interessi di un debito pubblico inarrestabile. In caso contrario sarà impossibile impedire un lento ed inesorabile declino. L’istruzione è indispensabile per la salute del nostro paese quanto la sanità per la salute delle persone. Mi dispiace di non avere ricette innovative in merito ai problemi posti, ma il tempo c’era per avanzare e discutere ipotesi sul come risolverli. Antonio Buzzigoli

    Rispondi
  4. Vittorio Buscaglione
    Vittorio Buscaglione dice:

    Nella prossima fase 2 (che considero una fase transitoria) il problema della gestione dei bambaini (dal nido ai 13 anni, perché poi i ragazzi possono autogestirsi su un programma giornaliero funzionale) è necessartio avere delle soluzioni a breve e concrete:
    – scuola per scuola organizzare un servizio di accompagnamento coordinato e condiviso (qui ci vorrebbe una iniziativa della scuola o della circoscrizione)
    – un sostegno delle aziende alle famiglie per pagare un servizio di assistenti in grado di aiutare nello svolgimento dei compiti e di sorvegliare nelle telelezioni (che, anche se in piccola parte, vanno mantenute)
    – trovare delle soluzioni a livello di caseggiato (così come si sta andando alla condivisione tra più famiglie del servizio di colf)
    Se ragionaiamo solo a livello della singola famiglia non avremo la soluzione, tranne quella di costringere la mamma a rinunciare al lavoro.
    Ritengo poi che appena è più chiaro il rischio per i nonni (io lo ho svolto senza problemi in questo periodo) coinvolgere, sempre a livello condiviso, i nonni nelle varie fasi della gestione della giornata e del rapporto con la scuola.
    Sarebbe buono se questa esperienza ci insegnasse a trovare le soluzioni condividendole con gli altri.

    Rispondi

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *