Ripartenza: il nodo dei trasporti

Ridurre i flussi con più turni, la riduzione d’orario e stop mense

La commissione di Vittorio Colao (17 esperti pluridisciplinari)  sta definendo le linea guida per l’avvio della fase 2 e della ripresa graduale alla normalità. Le scelte definitive spetteranno al Governo e al Parlamento. Uno dei nodi più complessi è come garantire il distanziamento fisico (minimo di 1-1,5 metri) sui trasporti, in particolare nelle grandi città e dove esistono le linee metropolitane. Nel reportage di Fabbrizio Galli (Espresso del 29 marzo) si annota che fino al 24 febbraio transitavano giornalmente in Lombardia “…cinque milioni di persone sui treni urbani e quelli dei pendolari..e la linea dei focolai coincide con quella degli spostamenti..”.  

Il Sindaco di Milano, Beppe Sala, con l’intervista al Corriere della Sera (20 marzo) annuncia “ Uffici, scuole e negozi: Milano avrà nuovi orari  …è giusto ascoltare la scienza, ma la politica deve prendersi le sue responsabilità…Pronto il piano per ripartire. Doppi turni per le scuole, negozi aperti anche la sera e blocco del metrò oltre a un certo numero per ridurre al 30% la ressa nelle ore di punta».

E’ impensabile poter avviare la fase 2 a Milano, con milioni di persone in movimento per andare al lavoro, tra le 7,30 e le 9,30 del mattino e poi rientrare casa con analoghi flussi. E’ una considerazione base che vale per tutte le aree metropolitane italiane. S’impone lo scaglionamento: introdurre più turni per ridurre le possibilità di contagio.  Per realizzare più turni al giorno e nella settimana è conseguente necessaria una riduzione degli orari, dimezzandoli e per una quota della riduzione compensare la perdita salariale con la cassa integrazione. La riduzione dell’orario consente di sospendere, transitoriamente, le mense che sono un altro momento di assembramento.

Per avere un dato di realtà del rischio di Milano città e della sua area metropolitana, è utile ricordare che le 4 linee metropolitane, quando già erano attivi i folocai seppure all’insaputa pubblica, trasportavano oltre 1 milione di passeggeri al giorno (riferimento: dati dei primi 9 mesi del 2019).

Il distanziamento –  A Milano la metropolitana, per rispettare il distanziamento Covid-19  porterà solamente 400mila persone al posto dei circa 1,5 milioni/giorno del trasporto pubblico locale (locale (bus, tram, metrò, treni regionali).  Asstra, l’associazione che rappresenta le imprese del trasporto pubblico locale, afferma che nel settore del Tpl è irrealistico obbligare al distanziamento attuale perché comporterebbe riduzioni della capacità di carico dei mezzi pubblici non sostenibili, riduzioni che si aggirano tra il 50 e il 70% della capacità di carico per autobus urbani ed extraurbani e treni regionali. Con conseguente rischio del ricorso indiscriminato al mezzo privato (auto) non potendosi, nell’immediato, incrementare le frequenze per indisponibilità di mezzi e di personale (la produzione di mezzi richiederebbe tempi variabili che vanno dai 18 ai 36 mesi in relazione alla tipologia dei mezzi, bus o treni) e per mancanza di capacità delle reti ferroviarie.

Silvio Brusaferro, presi­dente dell’Istituto Superiore di Sanità afferrma:«La parola chiave è convive­re per mesi col virus e rispet­tare individualmente le rego­le per evitare il contagio. Nel tempo avremo più conoscen­ze su come si diffonde il Sars- CoV 2, più farmaci e più stru­menti di diagnosi però non fasciamoci la testa. Lo batte­remo solo con l’immunità gregge data dal vaccino che non arriverà prima di fine an­no….Noi diciamo attenzione. Bisogna ricominciare dalle at­tività fondamentali del Paese sempre che ci siano condizio­ni di sicurezza. Convivere col virus significa riprogettare le giornate. No agli orari di pun­ta in tutte le fasi vita quotidia­na. Dimentichiamo strade e mezzi pubblici affollati». (v.intervista allegata)

E poi servono, oltre alle mascherine per chiunque esca di casa, attuare test di massa per aree programmate valutando attentamente quanto possono insegnare, per non ripetere errori, i dati del Comune di ‘Vo (Veneto).  In questa zona rossa, vicino a Padova, sono stati sottoposti a tampone tutti gli abitanti. Nessun bambino sotto ai dieci anni infettato. Molti contagi avvenuti in famiglia da conviventi senza tracce di malattia. La ricerca dei virologi guidati da Andrea Crisanti:La trasmissione asintomatica gioca un ruolo importante nell’epidemia”. vedi allegato.

Comune di ‘Vo (Padova) è stato prontamente dichiato “zona rossa”, ora conclusa.

per più informazione aprire gli allegati

5 commenti
  1. Antonio Marcolungo
    Antonio Marcolungo dice:

    La prima cosa che vorrei capire è: stiamo ragionando per come affrontare la fase 2 (transitoria) in attesa di un vaccino che contribuisca ad eliminare o ridurre il coronavirus ad una delle tante malattie che dovremo affrontare. Per poi passare ad una fase 3 in cui la vita ritorna ad essere quella di prima o quasi. Perché se invece il ragionamento è:dopo la fase 2 al massimo ci sarà una fase 2 bis allora la situazione più che difficile si fa drammatica,ed il problema dei trasporti sarà solo uno dei tanti.
    E qui mi fermo perché mi sento impotente, non riesco a proporre nulla di concreto.

    Rispondi
  2. redazione
    redazione dice:

    Per evitare assembramenti e ore dipunta sui tarsporti pubblici e privati, per rispettare le indicazioni del presidente dell’Istituto Superiore della Sanità Silvio Brusaferro (ricordate nell’allegato), per ridurre le possibilità di contagio e riprendere gradualmente pruzione e attività, è pressochè da generalizzare – in particolare per le medie e grandi aziende – la modalità di organizzare la produzione in turni con orari di 4 o 6 ore, compensando le ore mancanti con cassaintegrazione. Come ha fatto ad esempio l’azinda Liebherr Utensili di Grugliasco, di 92 dipendenti. Adriano Serafino

    Rispondi
  3. Vittorio Buscaglione
    Vittorio Buscaglione dice:

    La questione del trasporto non va affrontata globalmente, ma in base alla natura dei flussi.
    I flussi maggiori sono lo spostamento al luogo di lavoro e la scuola.
    Per i flussi particolari le persone possono rapidamente individuare le ore di minor traffico.
    Per il lavoro è necessario che le aziende (e qui ci vorrebbe anche una azione attiva delle associazioni di impresa e delle aziende maggiori) organizzino delle linee di trasporto specifiche per i propri turni di lavoro, con una quantità di mezzi adeguato al numero di trasportati e con un controllo della temperatura al momento della salita. La stessa cosa potrebbe avvenire per gruppi di aziende minori aggregate per vicinanza territoriale. Questo anche al fine di evitare un traffico auto superiore a quello che esisteva precedentemente.
    Per la scuola si tratta di organizzare gli orari scolastici in modo da evitare classi troppo affollate e in modo da non far coincidete glil orari della scuola con gli uffici. Molto probabilmente la scuola potrebbe anche avere una parte di orario con tele-lezioni, al fine di evitare ad esempio il ritorno al pomeriggio, o di poter consentire giorni di presenza e giorni di tele-lezioni.
    Alla base di tutto è necessario capire come cambia la organizzazione del lavoro nelle aziende, negli uffici e la pianificazione nelle scuole. Questo aspetto di base e il trasporto sono interdipendenti. Questo è possibile se Aziende e associazioni di imprese collaborano con le rappresentanze sindacali non per fare proclami in politichese, ma se entrano nel merito del lavoro e del suo cambiamento.

    Rispondi
  4. Vittorio Buscaglione
    Vittorio Buscaglione dice:

    Credo che non bisogna ogni volta ripartire da zero e affrontare i problemi sempre in termini di emergenza.
    C’è stata anche una contrattazione di contribuzione sociale che ha toccato anche i trasporti oltre alla cura della salute (purtroppo la prevenzione della salute è sempre stata solo unproclama).
    La contrattazione ora toccherà gli orari, l’organizzazione del lavoro e il trasporto, con l’obiettivo di evitare un aumento del traffico di auto, la garanzia di un trasporto che eviti il contatto e il contagio, una organizzazione degli orari che faciliti (dove ci cono zone di piccole/medie imprese) l’uso di autobus / tram / treni condivisi tra più aziende.
    Questo coordinamento presuppone: la conoscenza dei flussi e delle percorrenze da e verso i diversi punti. Questi dati dovrebbero essere noti alle aziende di trasporto, basandosi sui flussi precedenti al lockdown. È necessaria una attività di verifica che impegna anche le rappresentanze sindacali, gli uffici RH delle aziende e le associazioni di impresa. Il coordinamento deve essere svolto con le aziende di trasporto e molto sovente con l’ente locale.
    L’organizzazione deve essre pensata in modo flessibile, al fine di poterla adattare “in corsa”.
    Questi trasporti devono essere utilizzati solo per il trasporto verso/da il luogo di lavoro, per evitare che ci si creino situazioni critiche mischiando altri tipi di flussi. Devono garantire il controllo prima di salite e il distanziamento.
    Questa impostazione, che può diventare stabile (salvo il distanziamento che a un certo punto può non essere più necessario), dovrebbe assorbire almeno l’80% di questi flussi da / verso il lavoro. Le linee devono essere note, devono poter aderire anche le aziende minori che coincidano con quegli orari e in cui ci sono lavoratori che utilizzano quel percorso.
    Un ragionamento analogo andrà fatto per i flussi degli studenti, per i quali è possibile egualmente (in base agli orari di lezione) preordinari quantità / tipo / percorsi di trasporto.
    Per gli uffici bisogna dare rilievo al lavoro a distanza e alla flessibilità degli orari; tuttavia vanno anche in questo caso, in orari diversi dalle fabriche e dalle scuole) prevedere percorsi mirati nel caso di grandi centri o di agglomerati di uffici (vedi il centro di Torino ad esempio).
    Tutto ciò che non rientra in queste categorie possono essere i percorsi delle linee tradizionali, a cui ci si può adattare con facilità.
    Questo significa riorganizzare i trasporti, non basandosi più su flussi anonimi, ma dedicando una parte importante del trasporto alle funzioni specifiche (lavoro, scuola, centri/uffici), e mantenendo la organizzazione attuale per tutte le altre attività.
    Questo potrebbe anche, se fatto bene, ridurre il numero di coloro che usano l’auto per andare al lavoro o per accompagnare i figli a scuola.
    Potrebbe voler dire anche riorganizzare gli orari (del lavoro, della scuola…) con l’obiettivo di rendere più umana e la città, evitare la calca, aumentando i mezzi quando è necessario ed evitando le “scatole di sardine”.
    La gradualità delle riaperture dovrebbe tener conto, oltre che della nuova organizzazione del lavoro, anche di quella dei trasporti (nei quali dovrebbe anche prevalere il trasporto a emissioni zero).
    È una grande occasione, per potersi proteggere dal contagio, ma, anche e soprattutto, per migliorare la qualità della vita e la qualità dell’aria delle città.

    Rispondi

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *