L’articolo di Stefano Cingolani, su Il Foglio del 24 settembre, in allegato, prende in esame e esprime valutazioni sui provvedimenti già deliberati e in programma del governo Meloni, dopo un anno dalla vittoria elettorale della destra. Ha certamente come riferimento la brochure di 29 pagine L’Italia vincente – 1 anno di risultati” (vedi allegato) pubblicato sul sito di Fratelli d’Italia. Cingolani prima riepiloga i fatti e poi esprimere un giudizio, avvalendosi anche di quanto detto da esperti come An­drea Brandolini, l’economista della Banca d’Italia che studia la ricchezza e la povertà degli italiani: “Le vere diseguaglianze di reddito sono sociali e riguardano le famiglie con figli a carico, i giovani, i meno istruiti e i cittadini stranieri. I divari territoriali si so­no invece mossi in controtendenza”. (…)

Vedi su https://www.fratelli-italia/

Cingolani tra i tanti punti si sofferma in particolare su questi:

  • Assistenzialismo in nome delle fasce deboli? La destra non inverte la tendenza. E poi bonus a pioggia, nuova maschera del clientelismo.
  • Le soglie Isee: dietro le buone intenzioni, c’è una corsa per celare, mascherare, aggiustare affinché si conquistino benefici. La forbice tra ricchi e poveri? L’Istat segnala che rimane invariata dal 20l9. Le fasce deboli ci sono ma le statistiche mostrano che vengono tutelate
  • Povertà assoluta e relativa, esclusione sociale, analfabetismo di ritorno. Conta la condizione sociale generale o solo il livello di reddito?
  • Sotto la retorica pauperista  emerge una politica che difende l’esistente. Coprire i ceti garantiti, ai quali viene promesso che nulla cambierà –

Nella parte conclusiva dell’articolo si legge << (…) Non so­lo, l’assistenzialismo a pioggia finisce per ri­produrre se non ampliare il fossato. La stati­stica è una illusione? Forse. Vale sempre il pollo di Trilussa? Può darsi. L’evidenza quo­tidiana ci mostra la sofferenza di chi non ha nemmeno una casa? Certo, tutto vero, ma ci sono strumenti più efficaci e pervasivi della statistica per fotografare nel loro insieme le condizioni economico-sociali del paese? Le fasce più deboli non sono una trovata estemporanea e non vogliamo passare per cinici seguaci del darwinismo sociale. Ma guardiamoci da scribi e farisei.

Ecco le fasce più deboli: ragazzi­ni, migranti, donne sottomesse al giogo do­mestico. Emerge con chiarezza che l’inter­vento pubblico nonostante sia stato massic­cio anche prima della pandemia, è rimasto confuso e frammentario e “la ripartizione categoriale degli interventi assistenziali de­nunciate dalla Commissione di inchiesta sulla miseria sono rimaste caratteristiche distintive della spesa sociale italiana, spes­so accentuate, raramente scalfite dalle ri­forme attuate nel tempo”.

Non s’è mai affer­mata una concezione universalistica e più inclusiva dell’assistenza sociale, come è in­vece avvenuto per quella sanitaria “Sembrava che il Reddito di cittadinanza al di là dei suoi aspetti critici, avesse finalmente risolto questo antico problema. Salvo poi accorgersi che la rete di protezione sociale italiana aveva ancora buchi vistosi, rendendo necessario il reddito di emergenza. La riforma organica, da molti auspicata fin dagli anni 50, non è ancora compiuta”.

E ha ripreso il sopravvento la solita politica delle mance. È caduta come una manna la pioggia di bonus che crea guerre tra poveri o supposti tali mentre la montagna di scartoffie (ancora tutte lì) o dalla ragnatela digitale piena di spid e pec ( come mai è così facile gestire il conto in banca con il telefonino ed è così difficile accedere alla pubblica amministrazione?), si erge il gogoliano Ispettore generale. Il bonus diventa la nuova maschera del clientelismo e la sua stagione è ben lontana dal concludersi, al di là degli annunci.

Difficile calcolare quanti siano, un elenco dettagliato, ma comunque impreciso, arriva a una quarantina virgola in ordine alfabetico si va da A come affitto a V come verde, tuttavia contarli è quasi impossibile, ci abbiamo provato sul Foglio del 29 Marzo scorso, però ne spunta uno al giorno; il governo Meloni li ha confermati quasi tutti, anzi il ministro Lollobrigida ha introdotto la carta acquisti alimentari “Dedicata a te”, senza gran successo. L’Italia è in buona compagnia. Il welfare state è sempre comunque assistenziale. Con la crisi finanziaria e poi la pandemia è avvenuto un balzo impressionante.

Ci si lamenta di uno stato sociale troppo sta­to e poco sociale, ma chi lo paga? Oggi solo la metà della popolazione, quella che non sfug­ge alle tasse, domani ancora meno perché la forza lavoro si riduce a causa della crisi de­mografica. La seconda anomalia italiana è un sistema che teme di perdere le proprie catene, quelle che lo legano al passato.

E ha ripreso il sopravvento la solita politica delle mance. È caduta come una manna la pioggia di bonus che crea guerre tra poveri o supposti tali mentre la montagna di scartoffie (ancora tutte lì) o dalla ragnatela digitale piena di spid e pec ( come mai è così facile gestire il conto in banca con il telefonino ed è così difficile accedere alla pubblica amministrazione?), si erge il gogoliano Ispettore generale. Il bonus diventa la nuova maschera del clientelismo e la sua stagione è ben lontana dal concludersi, al di là degli annunci.

Le fasce più deboli credono alle promesse, le fasce più protette dormono tra due guanciali. E’ il frutto di un incantamen­to ideologico (la destra sociale, il nazional- populismo, il grillismo) e di un calcolo cini­co: un paese vecchio dove sono i vecchi a votare; dove i sindacati hanno più pensiona­ti che lavoratori attivi, dove l’assegno Inps prevale sul salario anche nelle priorità del­la politica economica. (…)  >> .

Segue un severo giudizio sia sulla destra, sia sulla sinistra per come hanno operato in questi anni e in occasione del referendum sulla scala mobile del 1985.

Chiara Brusini, Giuseppe Pipitone e Gianni RosiniIl Fatto Quotidiano del 23 Settembrescrivono lungo controcanto a “L’Italia vincente” affermando che in quella narrazione sono contenute molte bugie, omissioni su pil, lavoro, giustizia, Rai, rdc, migrazioni e turismo, insomma molti numeri e fatti mai realizzati o incompleti. Vedi allegato

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *