Fino all’ultimo ucraino..?

Non “scartare” papa Francesco ma le bombe! E’ di Lucio Caracciolo, direttore di Lines, la frase “..resistere con la guerra fino all’ultimo ucraino!” che concludeva, molti mesi fa, una sua riflessione critica verso la strategia della Nato e della subalternità dell’Europa. In seguito la stessa frase è stata fatta propria dal portavoce di Putin che ne fa ampio uso; conseguentemente oggi chi utilizza questa riflessione viene annoverato come simpatizzante di Putin, o di dare fiato ala sua propaganda. Siamo e saremo sempre per sostenere la resistenza e le ragioni dell’Ucraina condannando senza riserve l’aggressione-invasione della Russia. Pensiamo che per il destino dell’Ucraina, dell’Europa, della ricerca di un nuovo equilibrio del mondo multipolare sia urgente un armistizio e l’avvio di un negoziato, perchè la guerra di logoramento favorisce la Russia che può mettere in campo molti più soldati dell’Ucraina. Il prolungarsi della guerra, senza alcuna iniziativa diplomatica dell’Europa per un cessate il fuoco e l’avvio di negoziati, ha già prodotto divisioni gravi tra i 27 paesi aderenti all’Eu che sono occultati o sottaciuti. (vedi in allegato l’articolo di Sergio Fabbrini sul Sole del 1-10-23).

Siamo “fuori dal coro” del cosiddetto “politicamente corretto” e non condividiamo per nulla il giudizio negativo dell’Ucraina verso la missione di pace del vaticano, accusando nel contempo Papa Francesco di non avere le caratteristiche del mediatore in quanto alcuni suoi gesti, alcune sue dichiarazioni sono state considerate dal governo e da vescovi ucraini comprensive verso Putin. Pensiamo sia un grave errore il decreto governativo ucraino che impedisce di avviare negoziati con Putin. Siamo contrari alle decisioni del governo Usa di inviare anche quei tipi di armamenti, messi al bando da organismi internazionali, come le micidiali bombe a grappolo e i proiettili con uranio impoverito per perforare corazze metalliche. Siamo per sostenere negoziati diplomatici internazionali che si prefiggano la sovranità territoriale dell’Ucraina ante 22 febbraio 2021 e pertanto temiamo che sia proprio la lunga guerra di posizionamento e di logoramento che indebolisca il popolo e il governo ucraino. La lunga guerra sta diventando un’inutile strage per logiche di geopolitica e interessi che vanno oltre gli interesi nazionali del popolo ucraino e della stessa Europa. Sotto la retorica e la bandiera della libertà convivono sempre sinceri patrioti e pericolosi protagonisti, anche faccendieri, di interessi ben diversi.

Quei 40 minuti di difficile confronto …

Queste posizioni critiche verso l’attuale strategia bellica per l’obiettivo – dichiarato nel contempo impossibile – di riconquistare la sovranità su TUTTI i territori ucraini sottratti manu militari dai russi, Crimea compresa, vengono tacciate di “fare il gioco di Putin” e di risultare “un fuoco amico” nello schieramento europeo e occidentale. La pensiamo ben diversamente, all’opposto; riteniamo che sia proprio l’insensata attuale strategia militare di subordinare l’avvio dei negoziati solo dopo aver ricacciato l’ultimo soldato russo dai territori indebitamente occupati con le armi. Pensiamo cioè che questo sia il percoso che porti più lutti e danni econnomici e sociali, nel presente e in futuro, ai patrioti ucraini in armi e al suo popolo in patria e in esilio, nonchè minacci sempre più la tenuta unitaria dei 27 paesi dell’Eu, già in ordine sparso.

Pensiamo che siano molti, e crescano, coloro che la pensano così, pur continuando a sostenere il buon diritto della resistenza ucraina a ricevere aiuti umanitari, finanziamenti e armi. Avendo ben presente però che la resistenza civile e armata ucraina ha retto e ha già conseguito un grande successo fermando e respingendo le truppe d’invasione russe, salvando la sovranità alla gran parte del territorio ucraino. Altra cosa è sostenere una tragica strategia militare che punti alla riconquista della Crimea con le armi (missili a lunga gittata, F16 e altro) anziché perseguire quell’obiettivo attraverso un complesso negoziato internazionale sotto l’egida dell’Onu coinvolgendo le grandi potenze direttamente o indirettamente protagoniste. Ogni qualvolta la questione della Crimea è stato affrontata, sia nei negoziati del marzo 2022 in Turchia o sia con dichiarazioni di esponenti ucraini, prospettando l’ipotesi sopra citata (un negoziato a lungo tempo) nel volgere di meno di 24 ore sono sopraggiunte perentorie smentite in ambito governativo ucraino, riprese e rilanciate dai vertici Nato.

Affermare queste nostre convinzioni non è per nulla semplice in quanto s’incorre nell’etichettatura di “intelligence con il nemico” o più semplicemente di offrire materiale alla propaganda russa per dividere l’Occidente e l’Europa, se non – peggio ancora – di essere simpatizzanti o di ricercare scusanti a Putin! Uno sbarramento non facile da superare! Così va il dibattito nel nostro paese, ma proprio per questo serve prendere parola.

Serve prendere coscienza di come cambia il mondo e comprendere il significato e il valore del multipolarismo già presente sostitutivo con i paesi del BRICS, vedi in allegato l’articolo di Gian Giacomo Migone “I Brics, un nuovo potere mondiale” pubblicato sul Il Fatto Quotidiano il 26 agosto.

Con il prolungamento della guerra per un verso cresce il business delle armi e la politica degli armamenti, per l’altro aumentano coloro che fuggono dalla guerra e disertano. Sia in Russia come in Ucraina. Alleghiamo due articoli, il primo di Gianni Alioti “Il riarmo che non ti aspettavi…”; il secondo di Anrea Sceresini “..quasi 200 mila i disertori ucraini”, che potete leggere con questi link https://www.laportadivetro.com/post/il-riarmo-che-non-ti-aspettavi-l-eden-del-xxi-secolo-guerre-carestie-e-mortehttps://volerelaluna.it/rimbalzi/2023/09/15/gli-uomini-contro-dellucraina-quasi-200-000-i-disertori/

Ricordiamo sempre che non pochi capi militari, esperti politici e storici occidentali – che non hanno dubbi che Putin faccia politica interna e internazionale utilizzando la violenza – da molti mesi pensano e fanno dichiarazioni sulla falsariga della recente intervista di Charles Kupchan, ex responsabile per l’Europa alla Casa Bianca, “Né Mosca né Kiev vinceranno la guerra in modo netto. Dietro le quinte ora si negozia” rilasciata a Paolo Mastrolilli, La Repubblica 22-9-23.

Kupchan “Né Mosca né Kiev vinceranno la guerra in modo netto. Dietro le quinte adesso si negozia”

Charles Kupchan
  • L’intervista con l’ex-responsabile per l’Ue della Casa Bianca Charles Kupchan
  • Serve un armistizio concordato da ucraini e russi dietro la linea di contatto per far lavorare la diplomazia.

«In Ucraina siamo ad un punto di svolta. Prima o poi Biden darà a Zelensky in missili a lunga gittata, ma la controffensiva non raggiungerà gli obiettivi. Perciò dietro le quinte sono iniziate le manovre per una soluzione diplomatica, che alla fine diventerà necessaria anche per Putin» lo prevede Charles Kupchan ex direttore per l’Europa alla Casa Bianca, che ad Aprile aveva incontrato in segreto il ministro degli Esteri Lavrov per mediare.

Come giudica lo stop della Polonia alla fornitura dì armi ? E’ una sospensione temporanea, per ragioni elettorali ma penso che questa settimana abbia dimostrato la  fragilità del consenso pro Ucraina. Negli USA i repubblicani sono paralizzati al loro interno  sull’approvazione degli aiuti e lo Speaker della Camera McCarthy ha rifiutato a Zelensky di tenere un discorso. Il consenso transatlantico su come andare avanti non è scontato.

Biden chiede 24 miliardi di finanziamenti: li otterrà? «È incerto, rischiamo lo shutdowv dello Stato. McCarthy ha avanzato varie opzioni, tutte rifluiate dall’ala estrema de! suo partilo. Ci sarà un picchetto, ma non sappiamo come ridotto».

Dipende dalle difficoltà di McCarthy o dai dubbi su Zelensky? Entrambe le  cose. Ci sono profonde divisioni tra i repubblicani e McCarthy ha paura di essere rimosso, ma anche sviluppi sul terreno, inclusa la controffensiva non andata bene come atteso, che hanno generato un dibattito su dove va la guerra’.

Secondo lei dove va? La controffensiva non è avanzata quanto sperato. Ora restano tra 6 e 8 settimane, prima che il fango blocchi le operazioni, e l’obiettivo originale di rompere il ponte di terra e raggiungere il mare d’Azov è improbabile. Ciò crea un dibattito negli Usa e in Europa sulla strategia: dove andiamo? Come finisce?».

Biden darà a Zelensky i missili a lunga gittata ATACMS? Penso di sì, perché così è andata in passato con altre armi. Cambieranno la situazione? No. Aiuteranno a mettere in pericolo obiettivi russi oltre il fronte, inclusa la Crimea? Sì».

Quindi cosa bisognerebbe fare. È ora di discutere il “plano B”, parlando con gli ucraini di cosa succede se la controffensiva non fa grandi progressi. Il governo e la gente vogliono continuare a combattere fino alla vittoria, ma è importante discutere una strategia non solo desiderabile, ma possibile, e non vedo una vittoria decisiva. Allora servono la tregua e poi la soluzione diplomatica».

Quale soluzione? «Due componenti. Primo, un armistizio concordato da ucraini e russi, dietro la linea di contatto. Secondo, l’opportunità per iniziare la conversazione diplomatica. Non rinuncio a ristabilire la piena sovranità ucraina, ma guardando le forze e le difficoltà, è più probabile ottenerla al tavolo diplomatico che sul campo di battaglia, anche se bisognerà aspettare il dopo Putin.

La Crimea è persa? Per ora resta in mano russa, ma giocherei il gioco lungo, come con Estonia. Lettonia e Lituania, ora Indipendenti. La Nato deve discutere con Kiev cos’é nel suo Interesse nazionale: meglio tregua, investimenti stranieri e ricostruzione, o combattere per il restante 14% del Paese soffrendo danni e perdite di vite?».

L’Ucraina entrerà nella Nato? «È una discussione per il futuro. Non entrerà presto, perché ciò crea un alto rischio di guerra con la Russia a causa dell’Articolo V o la difendiamo, e scoppia il conflitto; o non lo facciamo, e la Nato perde credibilità. Armistizio e diplomazia poi diventano più difficili, se Kiev é avviata a diventare membro».

Il discorso fatto da Lavrov all’Onu apre qualche spiraglio? «No. ma dietro c’è fluidità. Zelensky ha problemi. Però a Putin conviene tenere 300mila truppe in Ucraina per sempre, con spese e perdite umane? E’  concepibile un’apertura diplomatica prima di quanto si pensi, e dietro la scena le conversazioni sono iniziate». –

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