Capitalismo vs Laudato sì?

Riflessioni sul capitalismo attuale attraverso la “lente” della Laudato Sì – I richiami di Papa Francesco sui valori negati dall’economia degli “scarti” e dalla guerra. Savino Pezzotta e Adriano Serafino, via e-mail, hanno sviluppato alcune riflessioni sul cosidetto libero mercato, la finanza virtuale, il capitalismo, comparandole con alcuni paragrafi della Laudato Sì (2015) e con le affermazioni sul mercato fatte da un grande manager dell’industria. Invitiamo i lettori ad integrare e ampliare questa riflessione, utilizzando la finestra “lascia un commento”.

RIFLESSIONI SUL CAPITALISMO E SULLA LAUDATO SI’

Leggendo le agende sindacali e i programmi elettorali dei partiti per le elezioni del 25 settembre, abbiamo constatato una convergenza nel descrivere le emergenze economiche e sociali, e delle diversità nelle richieste al governo per porvi rimedio, ma  sorpresi dallo scarso approfondimento sulle principali cause (come la speculazione sul mercato delle materie prime e dell’energia, l’intensificarsi delle guerre commerciali e di guerre reali, tra le quali spicca la guerra mondiale “mascherata” dopo l’invasione russa in Ucraina che determinerà conseguenza economiche, sociali, emissioni CO2, per molti anni) .

I. Fermare la guerra – che produce disastri umani e economici, che fa rimbalzare l’inflazione – è il primo imperativo contrastando la folle scelta, che va per la maggiore, che sia la “voce delle armi” a definire quel drammatico scontro, lasciando ai margini il ruolo che Onu e diplomazia possono fare.

Nei programmi abbondano i luoghi comuni e i richiami retorici con lunghi “elenchi della spesa” rivolti essenzialmente al governo, visto come un unico dominus. Si dimenticano i grandi protagonisti, spesso in negativo, della finanza e con essa i tanti strumenti della speculazione e delle bolle (in testa i famigerati futeres[1] per come sono manovrati). Nei programmi, ad esempio, sono poche e generiche le indicazioni per un diverso Servizio Sanitario Nazionale che resta ingessato e strozzato nei suoi colli di bottiglia (esempio: pronto soccorso, accesso alle visite in tempi clinici ragionevoli, medici di base e di famiglia integrati nel SSN per realizzare una efficace servizio di medicina territoriale), sembra già dimenticato quanto ha evidenziato drammaticamente l’epidemia del Covid 19, che in nuove forme si ripresenterà nell’inverno.

Allegoria sul libero mercato….

Leggendo i documenti elettorali abbiamo tratto la convinzione che – nella maggioranza di essi, per i principali partiti – rimane forte la convinzione che il modello economico occidentale (capitalismo-liberismo-fiducia nelle virtù del mercato) sia ancora ciò che di meglio esista comparandolo con altri sistemi economici che operano in regimi di autarchie o dittature.

Questa acquiescenza ai decantati “grandi valori” di questo mercato, molto manipolato e poco libero, convince sempre meno e per alcuni aspetti sconcerta, soprattutto quando ci s’interroga se l’impennata inflazionistica, alimentata dal prezzo del gas e dell’energia elettrica, sia più opera di Gazpron che apre e chiude i rubinetti per “improvvise manutenzioni” oppure dei criteri altamente speculativi che regolano la borsa del gas ad Amsterdan. Scorte energetiche che “spariscono” dal mercato per fare volare il prezzo, scambi volatili con i futures che determinano “economie e mercati non reali”, prezzo del gas che a sua volta regola l’algoritmo per le tariffe elettriche, anche di quelle prodotte da fonti che non hanno nulla a che vedere con il gas.

E’ necessario, ma non sufficiente, un price cap per il mercato del gas e non solo di quello russo, se contemporaneamente non si modificano i criteri per i futures e mettere il morso alla speculazione finanziaria. Nei documenti predisposti per il voto del 25 settembre, sia in quelli dei partiti sia in quelli dei sindacati, non si affronta il problema della riforma del cosiddetto libero mercato occidentale, non si trovano risposte/proposte su tale grande, sul quale si sono espressi – con parole assai severe – due personalità operanti in campi del tutto diversi.

La prima, è senza dubbio Papa Francesco che con le sue lettere-encicliche, per la chiarezza e la radicalità di analisi e di valutazioni, soprattutto con la Laudato sì, è stato addirittura accusato da determinati ambienti di essere un comunista.

Ci identifichiamo totalmente in quanto ha scritto Luigino Bruni in “Enciclica, il mercato buono del Papa”, su L’Avvenire del 24-6-2015, per argomentare che Laudato sì [1] è tutt’altro che anti-impresa, e scrive « Sul nostro sistema capitalistico incombe un’enorme domanda di giustizia che si innalza dalle vittime e dagli “scarti” umani, una domanda che è particolarmente grave perché non viene più vista né udita. Papa Francesco è oggi l’unica autorità morale globale capace innanzitutto di vedere e sentire questa grande domanda etica sul mondo (e questo dipende dal suo proprio carisma), e poi porre interrogativi radicali (e questo nasce dalla sua agape) (…) Alcuni commentatori, sedicenti amanti del libero mercato, hanno scritto che l’enciclica Laudato si’ è contro il mercato e contro la libertà economica, espressione dell’anti-modernismo e, addirittura, del marxismo del Papa «preso quasi alla fine del mondo». Nell’enciclica non si trova niente di tutto questo, anzi vi si trova l’opposto. Francesco ci ricorda che il mercato e l’impresa sono preziosi alleati del bene comune se non diventano ideologia, se la parte (il mercato) non diventa il tutto (la vita). Il mercato è una dimensione della vita sociale essenziale per ogni bene comune (sono molte le parole dell’enciclica che lodano gli imprenditori responsabili e le tecnologie al servizio del mercato che include e crea lavoro). Ma non è l’unica, e neppure la prima. Il Papa, innanzitutto, richiama il mercato alla sua vocazione di reciprocità e di «mutuo vantaggio». E su questa base critica le imprese che depredano persone e terra (e lo fanno spesso), perché stanno negando la natura stessa del mercato, arricchendosi grazie all’impoverimento della parte più debole. (…) ».

La seconda personalità che vogliamo citare è Sergio Marchionne, che è stato un grande manager, un player del mercato economico e finanziario. Nell’estate del 2016 [1], parlando agli universitari della Luiss e rivolgendosi ai vincitori di un premio sulla finanza, ha pronunciato queste chiare parole “..Non possiamo demandare al funzionamento dei mercati la creazione di una società equa…perché i mercati non hanno coscienza, non hanno morale, non sanno distinguere tra ciò che è giusto e ciò che non lo è … C’e’ un limite oltre il quale il profitto diventa avidità e chi opera nel libero mercato ha il dover di fare i conti con la propria coscienza” aggiungendo “..l’efficienza non è e non può essere l’unico elemento che regola la vita”. (…)

II. La globalizzazione del paradigma tecnocratico [106-114]

(…) Infine un richiamo al capitolo della Laudato SìLa globalizzazione del paradigma tecnocratico [106-114]” per i quali invitiamo alla lettura dei testi integrali al Capito terzo [1], che valgono in particolar modo per il mondo sindacale, dei quali citiamo l’inizio dei paragrafi 109 e 111.

 109– “Il paradigma tecnocratico tende ad esercitare il proprio dominio anche sull’economia e sulla politica. L’economia assume ogni sviluppo tecnologico in funzione del profitto, senza prestare attenzione a eventuali conseguenze negative per l’essere umano. La finanza soffoca l’economia reale. Non si è imparata la lezione della crisi finanziaria mondiale e con molta lentezza si impara quella del deterioramento ambientale (…)”;

 111 – “La frammentazione del sapere assolve la propria funzione nel momento di ottenere applicazioni concrete, ma spesso conduce a perdere il senso della totalità, delle relazioni che esistono tra le cose, dell’orizzonte ampio, senso che diventa irrilevante. Questo stesso fatto impedisce di individuare vie adeguate per risolvere i problemi più complessi del mondo attuale, soprattutto quelli dell’ambiente e dei poveri, che non si possono affrontare a partire da un solo punto di vista o da un solo tipo di interessi. (…) “

Approfondirli, nel testo integrale, si può scoprire dove risiedono le attuali  debolezze culturali e etiche del sindacato che rischia veramente per un verso di trasformare la contrattazione integrativa aziendale nell’ottica dell’aziendalismo, per l’altro di ricordarsi di chiedere sempre al governo ( anche lasciando debiti in più alle generazioni che seguono) “dimenticando” di rivendicare che i profitti, anziché agli azionisti, siano indirizzati in primo luogo agli investimenti, alla formazione, e alla sicurezza sul lavoro.

Per la democrazia economica, per l’attuazione dell’art.46 della Costituzione – parlando però di partecipazione e non solo di “collaborazione alla gestione”  – è forse necessario essere culturalmente alternativi e pertanto antagonisti verso  alcuni paradigmi economici e finanziari di questa epoca?


[1]  https://www.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papafrancesco_20150524_en


[1] Mercato senza etica e morale – https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2016/08/27/marchionne-mercati-senza-morale-agire-con-coscienza_0c16f35f-09a3-45dc-804c-098efb6041d6.html


[1]  Testo integrale della Laudato Sì  –https://www.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa_francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html


[1] Cosa sono i futures? I futures sono contratti standardizzati che, come le opzioni, sono stipulati fra due parti ad un prezzo fisso e ad una data di scadenza. Si tratta di un contratto per consegnare un prodotto sottostante in un momento concordato futuro ad un prezzo concordato, da cui il nome. I futures sono contratti derivati perché il prodotto sottostante non è di proprietà. Il loro valore, invece, si ottiene dal prezzo di un’attività sottostante. Quest’ultima può essere un indice, uno strumento finanziario o una materia prima.

Articoli correlati – Massimo Cacciari in «Quei “moderati” che non decidono», su L’Espresso n.37, commenta la campagna elettorale che ignora le questioni cruciali. Come trovare i fondi per le riforme necessarie e proteggere i più deboli da inflazione e recessione. Scrive  < ..Esistono riforme che si devono finanziare, o con riduzioni di spesa per altri settori o con politiche fiscali adeguate. O, meglio, attraverso entrambe le vie. Dove i nostri eroi intendono tagliare (per decine di miliardi, se la cosa ha un senso)? E quali interventi in materia fiscale, così da poter “distribuire” a favore della scuola, del diritto allo studio, della promozione di giovane imprenditoria? Sulle rendite da capitale? Sul patrimonio immobiliare? Sulle tasse di successione? Si ritiene che una patrimoniale sia pura bestemmia, oppure si pensa che nella drammaticità della crisi essa sia, come in altri momenti della nostra storia, praticabile? Che quegli interventi, e tutti gli altri assolutamente necessari per difendere i ceti più deboli da inflazione e recessione, si possano sostenere con aiuti comunitari o con l’aumento ulteriore del debito, è criminale anche solo lasciarlo intendere…> . In allegato l’articolo.

Su le tante promesse senza copertura finanziaria un articolo sulla flat tax con questo link https://www.laportadivetro.com/post/flat-tax-e-gettito-fiscale-dalle-promesse-allo-scotto-della-realt%C3%A0

In allegato il testo completo

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *