ART 18, IMPICCATI ALLE PAROLE – A.Serafino – politica & sindacato

Articolo 18: impiccarsi alle parole! Ogni giorno una nuova parola, in genere estrapolata dal contesto in cui è stata detta, serve per alimentare il teatrino della politica italiana, con sequenze e ping-pong mediatici che danno l’immagine di tragiche-comiche. Impiccarsi alle parole è anche un classico gioco del dibattito politico e purtroppo, sempre più, anche del sindacato. E’ la conseguenza del fatto che in Italia il lavoro d’inchiesta, per tutti, è diventato un lusso; lo si può constatare dai rari servizi in tal senso svolti dai media. Così può accadere che per volute omissioni e volute forzature sia stravolta la realtà. E ciò sta avvenendo nuovamente per l’articolo 18 anche con il Governo dei tecnici, di coloro che dovrebbero ben saperne in materia….Invece si rischia di trasformare l’articolo 18 in una norma che non esiste e non è mai esistita nei termini oggi illustrati, fino al falso del giorno 7 febbraio per opera di una prestigiosa testata americana, un articolo che sembra commissionato ad hoc dall’Italia come, si dice da autorevoli fonti, lo sia stata la tanto citata lettera inviataci dalla Bce.

Si è detto che gli imprenditori internazionali siano restii ad operare investimenti nel nostro paese e ciò è senz’altro vero: è un dato che da molti anni ci assegna una non invidiabile classifica. Le principali cause sono state individuate da tempo, con ricerche accurate: in cima la maglia nera della giustizia italiana in ambito Eu, i grandi appalti gestiti con le caramille politiche, l’ampio spazio occupato nell’economia sommersa ( dumping) che deforma la concorrenza ed il mercato, l’agire su vasta scala economica-finaziaria della criminalità organizzata.

E l’articolo 18? Cosa c’entra con tutto ciò? Nulla. L’applicazione dell’articolo 18, ovvero l’insorgenza di una causa per un licenziamento senza giusta causa e la sua conclusione, fanno storcere il naso ad investitori stranieri per quanto riguarda la lungaggine ( ed i costi) di tale vertenza. Frenano? Certamente al pari delle lungaggini della PA per consentire l’avvio di un’attività produttiva o di servizi. La questione dello “sportello unificato” dato per acquisito da più di un governo, compreso l’ultimo!

Cosa c’entra l’articolo 18 con la “mancata mobilità” denunciata – alquanto genericamente – verso i giovani? Ancora nulla. Mario Dellacqua in una breve sua nota sottolinea quanto segue:

“Dall'alto della loro navigata modernità, oggi deridono i ragazzi che si ostinano a preferire un posto fisso vicino a mamma e papà. Alla prossima intervista rilasciata a "Famiglia cristiana", gli stessi ministri si lanceranno in un'incondizionata esaltazione della famiglia, della funzione di cellula educativa esercitata dalla sua unità eccetera. Vuoi scommettere? Sono lontani i tempi in cui, contrastando la fuorviante iniziativa del referendum contro il divorzio, Luigi Macario scriveva che"il benessere morale e materiale delle famiglie dipende essenzialmente dall'occupazione, dalla scuola, dalla casa, dall'organizzazione sanitaria". Oggi come nel 1974 "il più grave attacco alla moralità della vita e dei costumi"proviene dalla disoccupazione, dall'emigrazione, dall'analfabetismo e dalla vita nelle baracche.  Queste cose le capisce anche lo zio di Bonanni. Bonanni non so”.

Eppure il teatrino della politica e l’attivismo dei media stanno capovolgendo la realtà, addirittura dimenticando le norme esistenti che vengono citate per titolo ma raramente per il loro contenuto. Ed alcune vengono volutamente dimenticate, anche come titolo, in quanto probabilmente sono quelle sulle quali, dietro le quinte, si ricercano soluzioni, come ad esempio l’estendibilità della procedura di conciliazione ed arbitrato prevista dal collegato lavoro approvato dal Governo Berlusconi con un via libera di Cisl e Uil ed un niet della Cgil.

Pensiamo non sia utile rincorrere le dichiarazioni che cercheremo nei prossimi giorni di selezionare raggruppandole per titoli, qui ci soffermiamo segnalando alcuni testi legislativi che consentono, eccome, il licenziamento per crisi economica, per motivi produttivi e tante altre fattispecie. Le leggi esistono anche per la mobilità e la formazione continua. Se non funzionano le responsabilità sono individuabili a livello governativo, degli appositi comitati bilaterali di gestione ( formazione). Si può fare senza chiamare in causa tipologia di giovani (certamente esistenti) generalizzandoli (una falsificazione). Ovvero procedere con la modalità del tutta italiana dell’indebito utilizzo del termine “tutti” anche quando si tratta “ di una parte”. 

Non è certo sorprendente che i riflettori non si accendano quando un bravo economista come Nicola Cacace scrivendo sull’articolo 18 pone la domanda “Quanti sono questi benedetti casi annui di ‘reintegrati’ che produrrebbero tutti questi danni?” e la risposta è abbastanza sorprendente “L'unica stima – scrive Cacace – è stata fatta dalla Cgil e ricavata da una ricerca durata cinque anni dell'ufficio vertenze, da cui risulta un numero di vertenze con reintegro, gestite dalla Cgil, di 100 in cinque anni, una ventina l'anno. Questo numero è stato moltiplicato per tre per tener conto degli altri operatori sindacali e non è stato smentito da nessun'altra fonte. Si tratta di 60 reintegrati all'anno su 17 milioni di occupati dipendenti”. Quando si dice un falso problema.

Per saperne di più vedi gli allegati

Allegato:
art_18_100_casi_allanno_cacace.doc
60_mila_laureati_da_sud_a_nord.doc
legge_604-1966_collegatolavoro_183_2010.pdf
i_principali_ammortizzatori.doc
over40_disoccupati_precari.pdf
vertenze_lampo_per_il_lavoro.doc
cigo_e_gigs_differenzel.doc

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