In allestimento. Sindacato anni ’60

1 – Lo storico questionario della Fim-Fiom- Uilm distribuito ai lavoratori per definire la piattaforma unitaria per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici, con quella lotta sindacale prese l’avvio l’autunno caldo caratterizzato dai rinnovi contrattuali di altre categorie industriali. Vedi allegato.

2 – La conquista più significativa per migliorare le condizioni di vita e di lavoro sulle linee di montaggio a Mirafiori. Accordo del 1971. << ….Un crogiuolo di linguaggi, d’identità, di culture, di speranze, di utopie, di analisi, di proposte, dal quale emerse con forza la presa di coscienza collettiva sul valore del NOI, dell’iniziativa del gruppo, dell’insieme si può, chi per scegliere la via dell’antagonismo di classe, chi per valorizzare il sociologico rapporto dialettico-democratico del  “faccia a faccia”; infine chi operò, come il sindacato torinese, per rifondare la rappresentanza di base sulla figura del delegato unitario come rappresentante eletto su scheda bianca, e revocabile dal basso.

Quel  NOI che si prefiggeva di rappresentare la condizione di lavoro e sociale di gruppi omogenei di produzione, che nel caso Fiat di massima coincideva con la squadra, che consentiva di discutere sula quotidianità della realtà di lavoro e di vita. Si trattava di un sistema elettorale maggioritario con piccoli seggi elettorali senza presentazione di liste, con il solo vincolo di voto del 50+1.  Era, ed è stata, una rivoluzione copernicana rispetto al tradizionale riferimento sindacale alle Commissioni Interne elette da tutti i lavoratori su liste bloccate presentate dalle singole organizzazioni sindacali, e alle Sezioni sindacali aziendali elette dai soli iscritti. Quel modello elettorale e organizzativo (in gran parte recepita nell’accordo del 71) che potevano esistere e perfezionarsi solamente in una prospettiva di unità organica che invece già nell’anno successivo iniziò il suo declino.

e poi la novità dei molti lavoratori ritornati da esperienze di lavoro in Europa e quella di giovani che avevano completato la scuola dell’obbligo fino alla terza media

Qui ricordo quelle che a mio avviso ci impegnarono a impegnative rincorse,  come ad esempio: “Siamo tutti delegati”, “100 lire d’aumento, con il delegato non pago il salumiere ” e poi quella dilagante “la seconda categoria per tutti ” e”la salute non si vende ma nemmeno si regala”.[2]

Per sostenere le tre parole d’ordine della piattaforma i sindacati stamparono decine di migliaia di 18 tipologie di adesivi con una grafica efficace anche verso chi non lavorava alla Fiat,esempio: Basta! La tuta si lava, i polmoni no! Oppure il cronometro Fiat non misura la fatica,, per visualizzare con immagini e frasi.

[1] L’incalzare dell’aumento della produzione costrinse la Fiat ad assunzioni veloci rinunciando al controllo di sempre

Sintesi dell’accordoTra le 84 pagine di quell’accordo c’è una frase che cambia radicalmente il modo di concepire la democrazia diretta di fabbrica “…viene stabilito che i lavoratori hanno il diritto di discutere attraverso i Comitati cottimi i tempi ed i carichi di lavoro che appaiono contestabili sulla base delle osservazioni dei lavoratori..” sintetizzano il balzo più significativo della rappresentanza del sindacato in fabbrica, già materializzatasi e sperimentata in numerosi contenziosi e scioperi a livello di squadra e di reparto fin dalla primavera del 1969.

Non venne riconosciuto il Consiglio di Fabbrica, la Fiat escogitò la soluzione dei Comitati, composti da due rappresentanti sindacali per ogni sindacato firmatario, per cottimo, qualifiche, ambiente.

Per i comitati cottimi (uno ogni mille dipendenti) fu accolta la richiesta di controllare e contestare i tempi, anche nella fase di assestamento di una nuova lavorazione, controllare le pause, le saturazioni, i rimpiazzi. L’innovazione più rilevante era contenuta nella frase sopra richiamata. La modifica del regolamento dei cottimi [3], in vita da 25 anni, determinò nel breve tempo un sensibile miglioramento della vita lavorativa sulle linee di montaggio. Quel regolamento prevedeva procedure di verifica e di contestazione di un tempo di lavoro e annessi ma era indispensabile che pervenisse la prima istanza dal singolo lavoratore, poi in un secondo tempo poteva intervenire la Commissione Interna. Di fatto fino all’avvento dei primi delegati nella primavera del 69, ai membri di C.I. non risultava che qualche operaio in attività avesse attivato quella procedura.. forse qualcuno ci aveva provato e si era trovato poche ore dopo in un’altra officina o stabilimento oppure anche fuori Fiat.

  • nel corso della vertenza del 71 la delegazione Fiat affermava che: “I tempi di lavorazione non sono materia che si possa trattare. Derivano da elementi tecnici per noi come per tutte le aziende automobilistiche del mondo”. Ovvero, se la metrica definisce un movimento fattibile in tot secondi, non si discute, si prende atto come fosse…una tavola della legge.

Sul fronte sindacale è esistita la convinzione in larghi settori di sindacalisti e di delegati che la forza del sindacato alla Fiat dipendesse più dal livello di conflittualità messa in campo che non dalla forza conseguente al tasso di sindacalizzazione, dalla capacità negoziale. Più volte si è sottovalutato che un buon volantino o una riuscita assemblea, in grado di suscitare gran consenso tra i lavoratori, poteva  suscitare una pressione verso la Direzione aziendale pari o anche di più di uno sciopero.


[1] 1961 estensione dell’obbligo scolastico alla scuola media unificata

[2] Richiesta principalmente formulata alle Carrozzerie dove la maggioranza era di terza categoria. Ricordo anche che i primi delegati a Mirafiori si costituirono nelle lotte della primavera 69 alle Officine Ausiliarie di Via Settembrini per iniziativa dei militanti dello Psiup torinese.

[3] Regolamento sui cottimi del 1955 sottoscritto dalle Commissioni Interne Fiat ma non dai membri della Fiom