1939: l’enciclica scomparsa

Ottantatre anni fa, marzo 1937, Papa Pio XI fece leggere nelle chiese tedesche la “Mit brennender sorge” (Con bruciante trepidazione), la lettera enciclica di denuncia del razzismo e dell’antisemitismo dei regimi nazista e fascista. Seguirono eventi drammatici che si ricordano con il Giorno della Memoria e le vicende di quell’enciclica papale scomparsa il giorno dopo la morte di Pio XI  (10 febbraio 1939), per opera – dicono ricostruzione storiche – del successore Maria Giovanni Pacelli, allora Segretario di Stato, salito un mese dopo al soglio pontificio come Pio XII (1939-1958). Achille Ratti era stato eletto Papa il 6 febbraio 1922, alla quattordicesima votazione in un contrasto conclave.

Achille Ratti, Papa Pio XI

Angelo Paoluzi, tre anni fa, 4 marzo 2017 su L’Avvenire, nell’articolo qui riprodotto, ha ricostruito la vicenda dell’enciclica scomparsa che scatenò polemiche e divisioni nella Chiesa e nel mondo, che tutt’ora non sono concluse per quanto sopite.

https://www.avvenire.it/agora/pagine/il-giallo-dell-enciclica-antinazzista

Pubblichiamo qui di seguito quel testo del 2017 di Angelo Paoluzi, e in allegato potete leggere il testo integrale, conservato nella Libreria Vaticana, della lettera enciclica Mit Brennender sorge” di Papa Pio XI del 14 marzo 1937.

Nei Paesi occupati dai tedeschi, durante la seconda guerra mondiale, rischiava la condanna a morte chi veniva trovato in possesso di una copia della Mit brennender Sorge  (Con bruciante preoccupazione’), il documento vaticano di condanna del razzismo. L’enciclica di Pio XI, letta a sorpresa il 21 marzo 1937, Domenica della Palme, da tutti i pulpiti della Germania, era diretta contro i principi e le pratiche del neopaganesimo nazista. Ottanta anni fa il Papa, a nome della Chiesa universale, espresse nei confronti del regime hitleriano la prima e unica condanna ufficiale dell’allora mondo civilizzato. Altre non se ne conoscono, mentre sono note le reticenze diplomatiche (sfociate nel vergognoso accordo di Monaco) delle contemporanee e timorose democrazie e le complicità fra le dittature di destra e di sinistra (il patto russo-tedesco sarà concluso di lì a poco).

Il titolo era inequivocabile: ‘Sulla situazione della Chiesa cattolica in Germania‘, e fustigava energicamente le violazioni della dignità umana e quelle incessanti da parte del regime del Concordato firmato nel 1933, definendo la persecuzione religiosa come una «guerra di sterminio». Si esortavano i fedeli tedeschi a respingere, malgrado le pressioni esercitate su di loro, il culto «del suolo e del sangue» e i principi neopagani, mantenendo puri i principi della loro fede in Cristo e nella Chie- sa, e rifiutando l’alienazione e lo stravolgimento di senso delle parole e dei concetti sacri e il rovesciamento dell’ordine morale. Chi dell’esaltazione del popolo e della razza o della deificazione dello Stato faceva norma di ogni valore «tradisce -scriveva Pio XI – e falsifica l’ordine delle cose voluto da Dio». Tutto si era svolto in modo rapido. Da anni i vescovi tedeschi protestavano, senza che si rispondesse loro, per le violazioni degli impegni presi dal governo del Reich con la Santa Sede: sciolte le associazioni cattoliche, perseguitati i loro aderenti (il presidente dell’Azione Cattolica, Erich Klausener, era stato assassinato nella sanguinosa ‘notte dei lunghi coltelli’), chiuse le scuole confessionali, processati, per presunti reati finanziari e sessuali, membri del clero, con larga pubblicità per comprometterne l’immagine.

Nel gennaio del 1937 una delegazione di cardinali tedeschi si era recata a Roma per sollecitare l’aiuto di Pio XI. Nel documento, concordato anche con il Segretario di Stato Eugenio Pacelli (esperto di problemi della Germania, dove era stato nunzio), su richiesta dei presuli non figurarono le parole ‘nazionalsocialismo’ e ‘Hitler’, per evitare maggiori frizioni: ma il contesto non si prestava a equivoci.

Ai primi di marzo da Roma partì per la nunziatura di Berlino il testo dell’enciclica, redatta (con significativa eccezione) direttamente in tedesco. Le varie diocesi, segretamente, ne fecero stampare oltre 300 mila copie da tipografie di fiducia. E la Domenica delle Palme se ne dette lettura nelle chiese, suscitando risonanza mondiale e la rabbia di Hitler e dei suoi, che si ritennero beffati: vennero chiuse dodici tipografie, numerosi sacerdoti furono arrestati e vennero ripresi i processi pubblici contro i religiosi. Le proteste dell’ambasciatore tedesco presso la Santa Sede, Diego von Bergen, furono respinte.

La Radio Vaticana diffuse in molte lingue l’enciclica (è poco noto che in Italia fu pubblicata nel 1937 da una editrice cattolica) e, in polemica col capo della propaganda del regime Josef Goebbels che aveva deriso una manifestazione di solidarietà fra cattolici e protestanti nella fede in Cristo, aveva commentato: «L’illustre ministro può continuare a ridere, se vuole, senza rendersi conto che la sua ilarità porterà alla costituzione di un fronte unico di tutti i cristiani che si uniranno per difendersi dal paganesimo nazista». Un fronte unico che sarà espresso purtroppo soltanto dalla comunione nel martirio e nei Lager, testimonianza di quella fede cui la Mit brennender Sorge chiamava i credenti, uomini e donne, della Germania cristiana. https://www.avvenire.it/agora/pagine/pio-xi

Per più informazione leggere i link e l’allegato

Con questo link https://cronologia.leonardo.it/mondo23h.htm potete leggere il testo completo della famigerata legge razziale fascista n.1390 promulgata con Regio Decreto il 5 settembre 1938

1 commento
  1. ALDO RONCAROLO
    ALDO RONCAROLO dice:

    Ho letto anni fa Mit brennender Sorge in versione italiana, fa parte della raccolta di Encicliche accessibili nelle biblioteche (laiche) che ne sono fornite, se non sbaglio forse esiste anche la versione registrata diffusa dalla Radio Vaticana. E’ una denuncia senza equivoci del regime nazista. Sono lieto che ne venga tenuto vivo il ricordo.
    Ho avuto occasione di suggerirla in un seminario nel quale si cercava di offrire una panoramica delle dottrine politiche e sociali che sono patrimonio della cultura italiana. Mi ha sorpreso che si affermi la sua “scomparsa” data la facilità con la quale l’ho trovata e letta a suo tempo senza alcuna fatica o difficoltà.

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