Molti sono gli articoli che si soffermano sulla precarietà e sulla mobilità del mondo del lavoro. Non sempre accompagnati da dati come sono le due ricerche che alleghiamo. La prima di Mauro Zangola che aggiorna i suoi periodici studi riguardanti il Piemonte e la provincia di Torino. La seconda della Fisascat di Treviso e Belluno.

La ricerca di Mauro Zangola inizia con questa premessa e il primo capitolo

LA PRECARIETÀ NON RISPARMIA NESSUNO  – Le condizioni in cui lavorano in provincia di Torino i nuovi assunti giovani e meno giovani sono le stesse? In caso contrario chi sono i più penalizzati? A queste domande cerchiamo di dar risposta prendendo in considerazione tre classi di età (15- 29 anni, 30-50 anni e 51 anni e oltre) e mettiamo a confronto i risultati riferiti al 2022 dei seguenti indicatori:

  1. I nuovi rapporti di lavoro attivati
  2. Le tipologie di assunzione
  3. I settori   nei quali sono stati assunti
  4. Le cessazioni           
  5. I motivi delle cessazioni
  6. La variazione netta dei rapporti in essere

La fonte dei dati è l’Osservatorio sul precariato dell’INPS. Il campo di osservazione è riferito ai lavoratori dipendenti del settore privato esclusi i lavoratori domestici e gli operai agricoli; per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione sono presi in considerazione solo i lavoratori degli Enti economici.

1 – I NUOVI POSTI DI LAVORO ATTIVATI – In provincia di Torino nel 2022 sono stati attivati 261.458 nuovi rapporti di lavoro; più della metà (55,2%) per i maschi. Il 41,4% dei nuovi rapporti ha interessato i 15-29enni; il 43% i 30-50 cinquantenni; il restante 15,6% gli ultra 51enni. In tutte le classi di età il peso della componente femminile è nella media (44,8%).  (….)    la ricerca  prosegue  con i capitoli 2-3-4-5-6 e si conclude con le considerazioni qui riprodotte.  

ALCUNE INDICAZIONE DI SINTESI – L’analisi che abbiamo svolto fornisce alcune interessanti indicazioni sulle condizioni in cui lavorano gli assunti appartenenti a classi di età diverse nel corso del 2022, un anno positivo dal punto di vista occupazionale.

Dall’analisi sembrano emergere affinità e differenze:

1 – Il 2022 è stato un anno positivo soprattutto per i più giovani che hanno beneficiato di   20.634 nuovi posti di lavoro e in misura minore per i 30-50enni.È andata male per gli assunti più anziani che hanno registrato un saldo negativo fra assunzioni e cessazioni di 4762 unità;

2 – La precarietà non risparmia nessuno. Il peso dei contratti precari si attesta sopra il 73% e cresce con l’età fino a raggiungere il 76,8% fra gli assunti con più di 51 anni. Per tutti il mondo del lavoro è molto instabile; si entra e si esce con rapidità pagando l’alto prezzi della precarietà. Inoltre, l’uso eccessivo di contratti di breve o brevissima durata impedisce la crescita professionale dei lavoratori e si riflette negativamente sulla produttività del lavoro;

3 – Il terziario rappresenta di gran lunga il bacino occupazionale più importante non solo per i più giovani, ma anche per i 30-50enni. Solo per i più anziani l’industria e le costruzioni sono ancora importanti sbocchi occupazionali;

4 – Tra i motivi di cessazione del rapporto di lavoro assumono un rilievo crescente le dimissioni  anche se la causa prevalente rimane la fine dei contratti precari. Il ricorso alle dimissioni cresce con l’età degli assunti. Ha deciso di dimettersi il 30% dei 15-29enni; il 35,6% dei 30-50enni e il 32,4% degli assunti più anziani.   In allegato il testo completo della ricerca.

La FISASCAT di Belluno Treviso ha indagato sul crescente fenomeno delle dimissioni volontarie nel settore terziario. Così inizia l’articolo pubblicato su Conquiste del Lavoro. 

< Dopo pandemia: boom dimissioni volontarie  – Nel post Covid il mondo del lavoro è profondamente cambiato. Uno dei fenomeni che colpisce maggiormente è quello delle dimissioni volontarie, sempre più diffuso. La Fisascat di Treviso e Belluno ha realizzato una ricerca sul settore terziario, nel quale si registra il 60% di dimissioni volontarie. Ma quali sono le criticità e le aspirazioni del personale dipendente? E come stia cambiando il mondo del lavoro nei servizi, commercio, turismo? A queste e altre domande ha risposto la ricerca, ideata dalla segretaria generale Fisascat Cisl Belluno Treviso, Patrizia Manca, con il coordinamento tecnico dei ricercatori Francesco Peron e Stefano Dal Pra Caputo, presentata al Consiglio generale, alla presenza di Massimiliano Paglini, segretario generale Cisl Belluno Treviso, Davide Guarini, leader Fisascat e di Giovanni Battista Comiati, segretario generale Fisascat Veneto.

L’indagine è stata condotta su un campione di circa 500 lavoratori/lavoratrici del commercio e dei servizi nei mesi di febbraio e marzo 2023 in maggioranza (72%) donne – il terziario è infatti un settore altamente femminilizzato. Età comprese tra 45/54 e 55/64 anni, per l’85% con contratto a tempo indeterminato (solo il 10,55% a tempo determinato) tanto che il 48% di loro lavora in azienda da un minimo di 10 ad oltre 20 anni. Circa la metà (48%) è in possesso di diploma di scuola superiore. La maggioranza (il 57%) ha da 1 a 2 figli e circa il 30% ha anziani da accudire in famiglia. La maggioranza degli intervistati (90%) si reca al lavoro in auto e affronta percorrenze quotidiane variabili tra i 10 e i 20 chilometri. La quasi totalità (94%) non è stagionale: ha lavorato tra i 10 e i 12 mesi all’anno per una media variabile tra le 30 e le 40 ore settimanali. Per quanto riguarda la formazione, circa il 34% dichiara di essere inserito in percorsi di formazione. (…) Per proseguire aprire l’allegato

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