SCIENZIATI D’EUROPA UNITEVI – P. Greco – appello scienziati per l’Europa –
Martedì 8 Aprile, nella sede del Cnr a Roma, un gruppo di scienziati italiani ha presentato il «Manifesto per un’Europa di progresso». Lo hanno firmato molti tra i ricercatori italiani più prestigiosi, compresa quella Fabiola Gianotti che ha contribuito alla scoperta del bosone di Higgs al CERN di Ginevra e che alla fine del 2012 ha conteso a Barack Obama la copertina di Time come «persona dell’anno». Lo hanno firmato anche alcuni tra quegli scienziati italiani più prestigiosi che ricoprono cariche istituzionali, come Luigi Nicolais, presidente del CNR, Fernando Ferroni, presidente dell’INFN, Giovanni Bignami, presidente dell’INAF. Lo hanno firmato infine altre decine di ricercatori, alcuni dei quali non meno bravi e famosi, come primo nucleo di una rete europea. Con un obiettivo politico. Di alta politica. Per rilanciare l’unità europea.
Infatti, scrivono che: «come scienziate e scienziati di questo continente – consapevoli che esiste un nesso inscindibile tra scienza e democrazia – sentiamo la necessità di metterci in gioco. Di ribadire che il processo di costruzione degli Stati Uniti d’Europa è la più importante opportunità che ci è concessa dalla storia». Un’Europa unita, sì. Ma non un’Europa qualsiasi. Bensì un’Europa dalla chiara e netta fisionomia: «L’unica risposta possibile alla crisi incombente è la costruzione dell’Europa dei popoli, di un’Europa di Progresso! Realizzata sulla base dei principi di libertà, democrazia, conoscenza e solidarietà».
L’analisi e la proposta sono molto precise. Il nostro continente vive in una condizione di crisi, che non è solo economica. Ha difficoltà a riposizionarsi in un mondo l’economia è sempre più globalizzata e fondata sulla conoscenza. La crisi sta alimentando gli egoismi nazionali, le visioni miopi, nuovi e vecchi irrazionalismi. Proprio mentre avremmo bisogno di maggiore unità, solidarietà, fiducia nella cultura e nel progresso civile.
Per realizzare l’obiettivo di un’Europa unita e democratica – questa è la notizia – gli scienziati italiani ed europei sentono il bisogno di mettersi in gioco. Di proporsi come collante culturale.
È una notizia. Perché indica la percezione della gravità del momento. Ma non è una novità. I firmatari del Manifesto, infatti, fanno esplicito riferimento non solo al «Manifesto di Ventotene» redatto nell’isola pontina da Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi nel pieno della seconda guerra mondiale, ma anche al «Manifesto agli Europei» elaborato da Albert Einstein e da Georg Friedrich Nicolai trent’anni prima, nell’ottobre 1914, a Berlino, mentre la prima guerra mondiale era ancora in corso. Il grande fisico e il meno noto biologo non esitarono a mettersi in gioco (e a rischiare il carcere per sabotaggio) nel cuore della Prussia per affermare che solo l’unità politica dei popoli dell’Europa avrebbe potuto salvare la civiltà del nostro continente.
Le condizioni in Europa sono diverse, per fortuna, dal 1944 e dal 1914. Ma è significativo che, settant’anni dopo il Manifesto di Ventotene e cento anni dopo il Manifesto di Berlino, scienziati italiani e non sentano il bisogno di mettersi in gioco per indicare e cercare, finalmente, di raggiungere i medesimi obiettivi. Che non si tratti di una fuga in avanti è il terzo, significativo riferimento a un fatto storico da parte degli estensori del Manifesto per un’Europa di Progresso a dimostrarlo. Il riferimento è alla «Prima riunione degli scienziati italiani» che si tenne a Pisa nel 1839. Quella riunione fu organizzata da Carlo Bonaparte per «risvegliare dal torpore» i matematici e gli studiosi della natura che abitavano negli innumerevoli stati e staterelli della penisola italiana e cementare, nel riconoscimento della loro «italianità», non solo la nascita di una comunità scientifica, ma anche di un’intera nazione.
Per cementare l’Italia unita. Per molti anni gli «scienziati italiani» organizzarono nuove riunioni comuni in diverse città, da Torino a Napoli. Diventando uno delle principali malte di quella che, in capo a vent’anni, sarebbe diventata l’Italia unita. Il progetto degli estensori del Manifesto per un’Europa di Progresso è analogo.
Intendono raccogliere le firme per «risvegliare dal torpore» gli scienziati di tutto il continente per accelerare il progetto, sempre più stanco ma sempre più necessario, di reale unità politica del continente e organizzare, simbolicamente, a Pisa la «Prima riunione degli scienziati europei» quale esempio e preludio di una comunità che si propone come malta di un nuovo soggetto politico.
Dopo Pisa l’idea è che ogni anno, in una differente città del continente, si tengano nuove «riunioni degli scienziati europei» fino a quando l’obiettivo non sarà raggiunto. Che il progetto non sia velleitario è ancora una volta la storia a dimostrarlo. Non è stato forse il CERN, nato a Ginevra proprio sessant’anni fa su iniziativa di Edoardo Amaldi e di un gruppo di fisici europei disposti a mettersi in gioco, la prima istituzione unitaria di un’Europa appena uscita da una guerra fratricida terribile e a dare corpo all’idea che era stata di Einstein? Diceva Paolo Rossi, il grande storico delle idee scientifiche, che non esiste un luogo di nascita della scienza moderna, perché quel luogo è semplicemente l’Europa.
La scienza è uno degli elementi principali, se non il principale in assoluto, che caratterizzano l’identità del nostro continente. La comunità scientifica dei Galileo, dei Kepler, dei Descartes, dei Newton è riuscita a creare, nel ‘600, una cultura comune dell’Europa e a salvarne un’identità comune nel pieno di terribili guerre. Oggi la comunità scientifica si rimette in gioco per rilanciare l’unità politica dell’Europa salvarne l’identità comune nel piano di una crisi acutissima. Chi ha voglia, dia forza a questo progetto.
Il manifesto si può leggere e firmare all’indirizzo
http://www.osservatorio-ricerca.it/sondaggi/foreurope2014/
TESTO ITALIANO | TESTO INGLESE
questo articolo è tratto dal sito de L’Unità
Allegato:
manifesto_per_uneuropa_del_progresso.doc
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